Certe immagini parlano da sole. Katharina Zeller, neoeletta sindaco di Merano, nel momento solenne del passaggio di consegne con il predecessore Dario Dal Medico, si è sfilata la fascia tricolore. Letteralmente. Il video, diffuso da Tv33, mostra Zeller che indossa per pochi secondi il simbolo della Repubblica, per poi toglierlo e posarlo sul tavolo. L’ex sindaco cerca di convincerla a rimetterla: “Quella bisogna metterla però. Devi metterla. Se tu metti quella, io la tengo (la chiave)”. Ma lei risponde con sufficienza: “Ma dai, su, allora non la tenere”.
Un gesto simbolico, certo. Ma in Alto Adige – dove l’identità nazionale è ancora oggi materia sensibile – i simboli contano eccome. E la fascia tricolore non è un vezzo: è il simbolo visibile dell’unità della Repubblica Italiana. Chi la porta rappresenta tutti, e ha il dovere di farlo con onore. Sfilarsela, invece, significa mandare un messaggio preciso. E quel messaggio, oggi, è uno solo: distanza, se non disprezzo, verso l’Italia.
Non ci si nasconda dietro il folklore locale o la “leggerezza del momento”. Non è la prima volta che in Alto Adige qualcuno si mostra tiepido verso il tricolore, ma qui si è superato un limite. Il nuovo sindaco non è una cittadina qualunque: è la massima rappresentante dello Stato sul territorio comunale. Ed è proprio in quanto ufficiale del Governo che ha l’obbligo – morale prima ancora che giuridico – di indossare quella fascia con rispetto.
Secondo l’articolo 50 del Testo Unico degli Enti Locali, il sindaco è rappresentante dell’ente e ufficiale del Governo. E il D.P.R. 121/2000 specifica chiaramente l’uso della fascia tricolore nelle cerimonie ufficiali, come quella dell’insediamento. Zeller ha disatteso tutto questo, esponendosi non solo a una censura politica, ma anche a serie critiche da parte dei cittadini italiani che pretendono rispetto per la Repubblica.
In tempi in cui l’orgoglio nazionale viene sistematicamente messo in discussione, episodi come questo non possono essere ignorati o minimizzati. La fascia tricolore rappresenta il patto di sangue e civiltà che tiene insieme la Nazione, il sacrificio di chi ha costruito l’Italia e di chi, oggi, la serve ogni giorno. Toglierla in pubblico è un gesto che parla di rinuncia, di estraneità, di rifiuto.
Al sindaco Zeller non è chiesto di sventolare la bandiera a ogni comizio. Ma le si chiede almeno di non vergognarsene, e soprattutto di non umiliarla nel momento in cui assume il ruolo di prima cittadina di una comunità italiana.
Chi ha a cuore l’identità nazionale non può tacere di fronte a questo gesto. Se Zeller ritiene che la fascia tricolore non la rappresenti, forse dovrebbe riflettere sulla carica che ha appena assunto. In caso contrario, il minimo sindacale sarebbe una pubblica rettifica e un atto di rispetto verso i simboli della Repubblica che oggi rappresenta – volente o nolente.
A Merano si è aperta una stagione politica. Ma a Roma e in tutta Italia, si è aperto un dibattito: può un sindaco italiano vergognarsi della bandiera italiana?