Miami, donna ruba la palla a un bambino: la vergogna diventa virale

Ci sono episodi che ti restituiscono, in pochi secondi, l’immagine più squallida della società in cui viviamo. Gente adulta che, invece di proteggere i bambini, li umilia per un capriccio. È successo a Miami ed è finito su milioni di schermi, trasformando la meschinità in spettacolo globale.

La scorsa notte, durante Phillies–Marlins, Harrison Bader ha battuto un home run. Un tifoso ha preso la palla e l’ha regalata al figlio, che festeggiava il compleanno allo stadio. Un momento perfetto, rovinato da una donna che ha urlato in faccia al padre fino a strappargli quel ricordo destinato al bambino. Risultato: il piccolo a mani vuote, lei con la sua “preda” tra le mani.

Il video ha superato i 5 milioni di visualizzazioni su X. L’opinione pubblica non ha avuto dubbi: la donna è stata bollata come simbolo dell’egoismo più becero. Non un caso isolato: basti ricordare il CEO polacco Piotr Szczerek, che all’US Open intercettò un cappello autografato diretto a un ragazzino e lo intascò come se fosse un trofeo. Anche lì, le scuse arrivarono solo quando il video era già virale.

Per fortuna, la dignità l’hanno salvata le squadre: i Marlins hanno regalato al bambino una palla autografata e gadget, mentre i Phillies l’hanno fatto incontrare Bader e gli hanno consegnato una mazza firmata. Un gesto bellissimo, che però non cancella la bassezza di chi ha rovinato tutto per un capriccio.

Ed è qui che bisogna fermarsi a riflettere. Perché è davvero inquietante vedere adulti scaricare frustrazioni sui bambini, come se rubare loro un ricordo fosse una conquista. In questi casi viva le telecamere e abbasso la privacy: almeno ci mostrano la verità. E a certe persone resta solo una strada: andare a nascondersi. Scommettiamo che non mancheranno a nessuno.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente in comunicazione strategica, esperto di branding politico e posizionamento internazionale, è autore di 12 libri. Inviato in tutte le campagne elettorali USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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