La prima sezione penale della Cassazione ha accolto un ricorso presentato dal ministero dell’Interno e dalla Questura di Roma, e ha stabilito la legittimità dei trattenimenti di migranti in Albania, nel centro italo-albanese di Gjader, anche in presenza della domanda di asilo in corso di valutazione. La struttura di Gjader, ha sancito la sentenza del Palazzaccio, ai sensi del Protocollo Italia-Albania deve essere equiparata a tutti gli effetti a un CPR, Centro di permanenza per il rimpatrio, sito in Italia.
La presentazione di una domanda di asilo non preclude il trattenimento e il trasferimento in Albania se sussistono fondati motivi per ritenere che la domanda sia strumentale al solo scopo di impedire l’espulsione o il respingimento.
Per capirci, se le Autorità giungono a considerare che l’immigrato irregolare abbia accampato ragioni false e insostenibili per sorreggere la propria richiesta di protezione internazionale, oppure sia un soggetto socialmente pericoloso. Il ricorso del Viminale e della Questura di Roma si basava sul caso di un cittadino marocchino entrato illegalmente in Italia e destinatario di un provvedimento di espulsione con trattenimento, prima del rimpatrio, a Gjader.
La persona, durante la permanenza in Albania, ha presentato domanda di asilo, ritenuta però, appunto, strumentale e quindi respinta. Ma, trattandosi di un richiedente asilo, la Corte d’Appello di Roma, secondo un’interpretazione discutibile, ha annullato la convalida del trattenimento dell’uomo presso il centro di Gjader.
Il Governo ha promosso il ricorso di fronte alla mancata convalida, ed ora la Cassazione, accogliendo l’istanza del ministero dell’Interno e della Questura di Roma, sottolinea la legittimità del trattenimento in Albania anche per i richiedenti asilo, in presenza chiaramente di determinate condizioni, e ribalta la linea della Corte d’Appello romana.
La sentenza della Suprema Corte stoppa la giustizia, con la g minuscola, creativa di alcuni magistrati, presso la Corte d’Appello e in quelle Procure d’Italia che si sono date da fare per annullare i trattenimenti di egiziani e bengalesi in Albania, i quali hanno cercato il cavillo, non per tutelare il rispetto delle normative, italiane ed europee, bensì per tentare di ostacolare a fini politici una delle realizzazioni del Governo Meloni e sostituirsi ad una opposizione parlamentare incapace di contraddire l’operato della maggioranza con le armi convenzionali del confronto democratico.
La Cassazione attribuisce piena validità al Protocollo Italia-Albania, sottoscritto dai governi di Roma e Tirana, e rafforza ulteriormente la lotta del Governo contro l’immigrazione clandestina e il suo sfruttamento criminale e per la sicurezza nazionale che trae beneficio da una maggiore efficienza del meccanismo dei rimpatri e dall’utilizzo di un filtro esterno al territorio italiano come i centri in Albania dove possono essere tenuti lontani dall’Italia gli individui pericolosi o comunque mossi da intenzioni poco limpide.
D’ora in poi, a certe toghe non rimarrà che applicare la legge senza interpretazioni fantasiose.