Migranti. Giorgia Meloni a Rimini ricorda che l’Italia sta cambiando l’Europa

La parola chiave del Meeting di Rimini 2025 è stata una: “Costruzione”.
Costruzione di identità, di visione, di Nazione, portata avanti in primis dal Governo Meloni, che non ha ceduto ai compromessi facili, ma ha scelto il cammino più difficile, ovvero quello della coerenza, della fermezza, e della responsabilità.

Oggi, a quasi tre anni dall’inizio di questa legislatura, i risultati parlano chiaro.
L’Italia non solo ha saputo riformare dall’interno la propria politica migratoria, ma ha anche ispirato un cambiamento profondo nel modo in cui l’intera Unione Europea affronta questa cruciale sfida del nostro tempo.

E nel suo intervento a Rimini, Giorgia Meloni ha voluto ricordarlo in maniera puntuale. Perché quello della politica migratoria è un pilastro cruciale, attraverso il quale l’Italia ha saputo costruire una nuova visione, portando l’Europa intera a seguirla.

Non è una dichiarazione autoreferenziale, ma è un dato di fatto, frutto di un lavoro lungo, determinato, diplomaticamente raffinato e politicamente coraggioso portato avanti dal Governo italiano e da Giorgia Meloni in particolare.

Ed è vero: l’Italia ha posato “mattoni nuovi” sul fronte dell’immigrazione. E lo ha fatto contrastando concretamente gli arrivi irregolari, promuovendo e regolamentando l’immigrazione legale, e ponendo di fatto le basi per un modello che punta a risolvere le cause profonde dell’emigrazione, invece di limitarsi a gestirne gli effetti.

L’immigrazione incontrollata – ha sottolineato il premier nel suo lungo intervento di ieri– è infatti un danno per qualsiasi società. Non solo mette sotto pressione i sistemi di accoglienza, ma alimenta un mercato illegale che arricchisce i trafficanti di esseri umani.
La risposta italiana invece non si è fermata alla chiusura dei porti o all’inasprimento delle norme: ha guardato oltre, cercando soluzioni strutturali e sostenibili.

Una delle intuizioni più forti del governo Meloni è stata proprio quella di rivendicare il diritto a non emigrare come principio cardine di una politica umana e strategica. Citando le parole del cardinale Robert Sarah, Meloni ha ricordato come spingere i giovani a lasciare la propria terra non sia solo una perdita per i Paesi d’origine, ma anche un atto di egoismo da parte delle nazioni più ricche.
Per questo l’Italia ha promosso partenariati strategici con i Paesi di origine e transito, orientati allo sviluppo locale, alla formazione e alla creazione di opportunità in loco. Una diplomazia pragmatica, fatta di accordi concreti, che punta a trasformare prima di tutti il continente africano in un interlocutore centrale, non in un problema da gestire a distanza.

E se oggi in Europa si parla con insistenza di difesa dei confini esterni, di lotta ai trafficanti, di rafforzamento dei rimpatri e di migrazione regolare e controllata, è grazie all’approccio italiano. Un approccio che ha saputo coniugare umanità e fermezza, che ha riportato al centro il principio di legalità, e che rifiuta ogni tentativo di criminalizzazione dell’azione di governo.

Giorgia Meloni è stata chiara: nessuno potrà impedire di governare con serietà questo fenomeno, né giudici, né burocrati, né chi continua a sottovalutare la posta in gioco. Governare l’immigrazione non significa chiudersi, ma garantire sicurezza, legalità, rispetto delle regole e dignità per chi arriva e per chi accoglie.

L’Italia ha dimostrato che si può cambiare rotta. E che la politica, se si assume le proprie responsabilità e affronta le sfide difficili senza nascondersi, può essere davvero uno strumento di trasformazione nella società e per la società.

La politica migratoria non è solo un capitolo della nostra agenda: è la cartina di tornasole della visione che abbiamo del futuro.

Oggi la nostra Nazione è pronta a questo futuro, ben consapevole che saprà trascinare un intero continente grazie alla sua visione, oggi più seria e credibile che mai.

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