Il 2015 è stato l’anno in cui la crisi migratoria ha colpito l’Europa con una forza mai vista prima. Migliaia di persone, spesso in condizioni disperate, hanno fatto di tutto per raggiungere il nostro continente, sia via mare che via terra, mettendo a dura prova l’intero sistema europeo di gestione delle frontiere e dell’accoglienza. Senza dubbio, è stato uno degli anni in cui l’emergenza migratoria è stata più sentita e, drammaticamente, mal gestita, facendo emergere tutte le fragilità dell’Unione Europea, che di fatto è rimasta per lungo tempo-forse troppo- senza soluzioni condivise.
Ma oggi la situazione sta finalmente cambiando. E il merito di questo cambiamento va in primis all’Italia, che, sotto la guida del Governo Meloni, sta trasformando l’approccio nei confronti della questione migratoria. In modo tale che quello che per molto tempo è risultato essere un tema da dover gestire in maniera necessariamente ‘emergenziale’, ora viene invece trattato in maniera ‘ordinaria’.
L’Italia infatti, in questi ultimi due anni, è riuscita ad operare una inversione di rotta, proponendo un nuovo metodo, più autorevole e pragmatico, capace di affrontare la complessità del fenomeno senza cedere a compromessi ideologici o all’emotività del momento, indagando a fondo la causa degli arrivi e intervento direttamente su quella, senza adottare un sistema palliativo che non risolvesse nulla.
Questo nuovo approccio ha dapprima conquistato le istituzioni europee, e oggi viene altresì replicato da realtà nazionali che raramente volgono il proprio sguardo oltre oceano. Ed è così che, grazie alle capacità e alle giuste intuizioni di questo esecutivo, Nazioni come il Regno Unito ora seguono la linea italiana. Tant’è che il Primo Ministro, Keir Starmer, dopo aver annunciato solo una decina di giorni fa un nuovo piano migratorio– ispirato apertamente al modello italiano- oggi ha proposto una ulteriore strategia che ricalca in maniera fedele proprio il modello dei centri italiani in Albania.
Come si apprende dal noto quotidiano britannico Times, infatti, il leader laburista starebbe portando avanti il progetto di costruire una serie di centri per il rimpatrio in Kosovo- indebolendo così la cosiddetta rotta balcanica percorsa da migliaia di persone che tentano in maniera illegale di approdare in Uk. Lo stesso Presidente del Kosovo, Vjosa Osmani-Sadriu, sebbene ancora non vi sia stata una proposta formale, si sarebbe già detto disponibile a collaborare in questa direzione. E addirittura l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) avrebbe promosso l’iniziativa, dando il suo benestare.
È questo un cambio di passo decisamente importante per la Gran Bretagna, che dunque, nonostante sia notoriamente conosciuta per la sua politica di ‘apertura’ nei confronti dei migranti, ora si rende conto che è necessario disincentivare quella politica migratoria indiscriminata che non fa che ledere tutte le parti in gioco, e in cui gli unici a vincere sono i trafficanti di esseri umani.
Ma è un cambio di passo altrettanto importante dal punto di vista dell’Italia, oggi protagonista indiscussa dentro e fuori l’Europa, non più solo ascoltata, ma addirittura ammirata e imitata.
Il nostro Paese, infatti, grazie a una politica chiara e decisa, ha dimostrato di saper affrontare questa sfida con responsabilità, senza cedimenti ideologici. Quella elaborata dal Governo Meloni è una strategia che non si è limitata alle parole ma si è tradotta in azioni concrete, che ha puntato sin da subito a voler governare i flussi piuttosto che a subirli, ragionando non più solo sul breve periodo, ma sul lungo termine. Ed è precisamente questa la nostra forza: saper elaborare politiche serie e concrete, che volgono lo sguardo al futuro senza proporre un mero rimedio superficiale e utile solo per il ‘qui e ora’. Ed è questo che oggi convince e che rende il nostro Paese un attore credibile e autorevole sullo scenario internazionale, in grado di influenzare gli altri, e non più solo influenzato.