Migranti. La sentenza di Catania e le simpatie a sinistra del giudice

L’opinione pubblica è spesso colpita da alcune vicende giudiziarie che attirano l’attenzione mediatica, divenendo dei veri e propri casi da seguire appassionatamente.

Di recente, a suscitare grande interesse è stata la sentenza del giudice Iolanda Apostolico, non solo per il contenuto della decisione in sé, ma soprattutto a seguito della diffusione di un video che sembrerebbe ritrarre la Apostolico nel 2018 in una situazione molto poco fraintendibile.

Il contenuto della sentenza e lo scandalo social

Si tratta della sentenza del 29 settembre 2023, i cui destinatari sono quattro tunisini, tra i 23 e i 38 anni. Due di loro erano già stati oggetto di provvedimento di espulsione e uno di condanna per furto aggravato.

Con la sua decisione, il giudice del Tribunale ordinario di Catania, Iolanda Apostolico, accoglie il loro ricorso contro il provvedimento del Questore della Provincia di Ragusa che ne aveva disposto il trattenimento nel nuovo centro di Pozzallo, in base alle procedure accelerate di frontiera introdotte dal decreto Cutro.

Ad essere contestata dalla giudice è la nuova procedura di trattenimento. Si legge infatti nelle diverse ordinanze che: “Deve escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto di fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale”. Viene contestata anche la misura della fideiussione bancaria personale da 4.938 euro a carico del richiedente asilo che vuole evitare di essere trattenuto in un centro alla frontiera in attesa dell’esito dell’iter della sua domanda di protezione, disciplinata dal decreto ministeriale firmato dai ministri dell’Interno Piantedosi, della Giustizia, Nordio, e dell’Economia, Giorgetti, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 22 settembre, che ne ha stabilito l’entità.

L’ordinanza di Catania non inficerà sull’iter della domanda di protezione internazionale, che andrà avanti ad ogni modo, ma in questo modo i migranti saranno legittimati a circolare nelle città italiane e potranno di fatto rendersi irreperibili, eludendo un eventuale ulteriore provvedimento di espulsione e il rimpatrio. Ma, cosa più grave, tale decisione potrebbe creare un serio precedente, spingendo altri connazionali dei migranti a tentare la traversata vista la possibilità di aggirare le nuove disposizioni presentando semplicemente ricorso.

Il caso Apostolico si infiamma però più tardi. In particolare, il 5 ottobre, quando il vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, pubblica un video che ritrae la giudice Apostolico in prima fila ad una manifestazione dell’estrema sinistra del 25 agosto 2018 per chiedere lo sbarco dei migranti dalla nave Diciotti, in cui i dimostranti insultavano la Polizia urlando “animali” e “assassini”.
È qui che vengono allo scoperto molti altri lati, niente affatto a-politici, della Apostolico. In primis, il suo profilo Facebook, appositamente cancellato poche ore dopo lo scoppio del caso mediatico, fa emergere dei lati che rappresentano il giudice come un personaggio niente affatto super-partes.  Il Giornale, riuscendo a visualizzare il suo profilo poco prima della chiusura, ritrova post in cui la giudice pubblicava già nel 2016 una petizione dal titolo: “L’Europa apra le porte ai migranti e usi i finanziamenti per garantire viaggi aerei sicuri”, in cui si chiedeva al governo di “accogliere le persone migranti con dignità, umanità e sicurezza” e di “non finanziare più la Turchia o altri paesi del Nord Africa allo scopo di trattenere migliaia di richiedenti asilo in campi di raccolta”.

Ancora: a luglio 2018, postava una petizione per chiedere una “mozione di sfiducia” nei confronti di Matteo Salvini, all’epoca da poco nominato ministro degli Interni. Nel giugno dello stesso anno pubblicava un articolo dal titolo «Open Arms e Sea Watch: la richiesta di archiviazione della procura di Palermo».
Infine, anche le pagine e i profili seguiti mostrano una certa vicinanza con il mondo delle Ong e della sinistra. Tra questi ci sono “Free Open Arms” e “Open Arms”, la Ong che ha portato Salvini a processo, “Presidio permanente No Borders – Ventimiglia”, “Progetto 20K” (rete di solidarietà e aiuto concreto per la libertà di movimento), “Caravana Abriendo Fronteras”. Ma, sorpresa, la Apostolico segue anche pagine dichiaratamente schierate politicamente. Giusto per fare qualche esempio: “Potere al popolo (sezione di Catania)”, “Democrazia e Autonomia”, il partito fondato da Luigi De Magistris, e “Possibile”, partito schierato a sinistra e ispirato da Pippo Civati.

Insomma, a giudicare dai social il magistrato è tutt’altro che imparziale, ma appare apertamente schierato. Ovviamente, a sinistra.

L’interrogazione parlamentare di Fratelli d’Italia e le mosse del Viminale

Non sono mancate risposte immediate dal fronte istituzionale e governativo.  
Il Viminale ha annunciato che farà ricorso contro il provvedimento del tribunale di Catania per sottoporre al vaglio di un altro giudice la fondatezza dei richiami giuridici in esso contenuti.

In Parlamento, i deputati di Fratelli d’Italia Kelany, Filini e Foti, hanno presentato il 4 ottobre un’interrogazione al ministro della Giustizia, in cui ci si chiede se le esternazioni social della giudice Apostolico, così come la partecipazione alla manifestazione dell’estrema sinistra per lo sbarco dei migranti nel 2018, non lascino trasparire “un fumus di contrasto con le previsioni costituzionali di terzietà, imparzialità e indipendenza del ruolo e della funzione di un giudice, principi fissati anche dall’articolo 6 della Cedu e richiamati nel parere n. 4 del Consiglio consultivo dei giudici europei del Consiglio d’Europa dello scorso 2 dicembre 2022”.     
Nella interrogazione viene osservato che “le ordinanze di annullamento dei provvedimenti del questore sembrano afflitte da un vizio di motivazione determinato proprio da un’impostazione ideologica, che tradirebbe la violazione dei principi di terzietà e imparzialità” e viene chiesto al ministro “di quali elementi disponga in relazione a quanto segnalato in premessa e se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per l’adozione di iniziative di carattere ispettivo al riguardo”.
“La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge”, recita l’articolo 101 della nostra Costituzione.            
Considerando la decisione di Catania, tuttavia, non sembra affatto facile analizzare l’intera vicenda in termini così obiettivi e apolitici.
Nei provvedimenti del tribunale di Catania infatti vengono apertamente sconfessate, senza adeguata motivazione, le norme contenute del dl 20/2023, che recepisce la direttiva 2013/33/UE. Il risultato è una decisione poco ancorata al quadro normativo vigente e che prima ancora di ritenere illegittima la normativa italiana, in sostanza, dimentica la normativa europea, piegandosi quindi all’ideologia.

Il fatto che, in questo caso, alla luce dei fatti, una sentenza rischia di essere interpretata come connotata più dall’ideologia che dalla legge, fa riflettere e richiama l’antica polemica sul radicamento della sinistra che rema contro i provvedimenti assunti dal governo considerato ostile riuscendo a ‘convincere’, seppur in piccolissima parte, la magistratura italiana.
La sentenza di Catania, letta così come è, fa emergere il legittimo sospetto della volontà di smontare più politicamente che non giuridicamente l’impianto delle norme sull’immigrazione, soprattutto alla luce delle simpatie politiche della giudice testimoniate dai social, che fanno emergere una figura ben lontana da quella incarnazione di imparzialità che dovrebbe assumere in nome del suo ruolo.

Le azioni intraprese a livello ministeriale e parlamentare confermano la determinazione della maggioranza e del governo a continuare sulla strada di legalizzazione dei flussi migratori, combattendo i trafficanti, anche attraverso rimpatri più celeri ed con il trattenimento di coloro che non posseggono titolo per restare sul territorio nazionale in vista dell’espulsione. Solamente così, sarà possibile risolvere la crisi migratoria e dare nuova speranza all’Italia, all’Europa e al Mediterraneo.

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2 Commenti

  1. La squallida provocazione di quella toga rossa irrita ed imbestialisce tutti quei milioni di ITALIANI che ogni giorno, nei grandi come nei piccoli centri, incrociano per strada “invasori stranieri” di ignota provenienza ma dalle chiare intenzioni di delinquere e farsi mantenere dal nostro Paese, spalleggiati dalla Schlein, Boldrini, Saviano, Bonelli, Magi, dall’ex sindaco di Riace e tutti quelle migliaia di *apostoli* della accoglienza diffusa (?).
    Ma non si vergogna nemmeno un po’? Anche lei mantenuta dallo Stato che pugnala alla schiena, cancellando norme e leggi dell’Esecutivo! LEI NON PUO’ FARE LE LEGGI MA SOLO APPLICARLE. Se vuole farle, si faccia eleggere in Parlamento, dal popolo, così come impone la nostra Costituzione. Se la Giustizia è sacra, NON è altrettanto sacra né intoccabile la magistratura. Di squallidi analoghi abbiamo già visto centinaia di esempi.
    E per coloro che chiedono ‘perché quel lampante video che la incrimina riappare solo ora, dopo 5 anni’ -pur non essendo io un esperto in legge- non mi risulta che foto e filmati vadano in prescrizione e neppure che abbiano impressa una data di scadenza! Paranoico ed anche un po’ demente chi ha posto quell’ interrogativo: secondo costui sarebbero prescritti e/o scaduti tutti i filmati e le foto relative alla Resistenza e all’atrocità delle Foibe.
    Sinistra autolesionista!

  2. Per molto meno quel galantuomo di Crosetto ha sollevato dal suo incarico un generale. E, bada bene, non perchè il Ministro sia entrato nel merito delle opinioni pubblicate dal generale, ma perchè un pubblico ufficiale con responsabilità di alto livello non è chiamato a esprimere le sue pur rispettabili opinioni, ma a eseguire il suo incarico con senso dello Stato ed imparzialità.
    Il giudice Apostolico ha violato apertamente e da tempo l’imparzialità del suo compito, e dovrebbe essere licenziato.
    Non so se sia vero, ma ho letto che la stessa Apostolico avrebbe giustificato la sua presenza nella scellerata manifestazione in cui è stata vista da tutti – prima che nel video – dicendo che era lì per impedire a opposte fazioni di venire in conflitto.
    Fantastico. La giustificazione rincara il torto. Prevenire lo scontro tra fazioni non è compito dei cittadini ma della Polizia, caro giudice “fai da te”.
    Certo, se per il giudice la Polizia è un corpo di assassini, allora si legittima la banda armata.
    Sarebbe veramente ora che i giudici siano soggetti ad una autorità amministrativa e disciplinare indipendente.
    Indipendente dai giudici, si intende.

    Con affetto

    Alessandro

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