Calo degli sbarchi irregolari, in Italia e in Europa. Calo delle morti in mare. Calo delle partenze da Tunisia e Libia. Sono questi i risultati ottenuti dal Governo Meloni nel 2024, con un decremento complessivo del 60% rispetto all’anno precedente in fatto di ingressi illegali; dimezzate le morti in mare nel Mediterraneo rispetto al 2023. Alla Conferenza dei prefetti e dei questori d’Italia, il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito che gli obiettivi raggiunti dal governo sono stati possibili grazie a una “fase nuova” in cui l’Italia ha cercato di “disegnare un modello di contrasto all’immigrazione irregolare e di governo dei flussi dei flussi migratori” utilizzabile anche per il resto del continente europeo e che si sviluppa sostanzialmente su quattro direttrici: “Lotta senza quartiere ai trafficanti di esseri umani; costruzione di un nuovo modello di cooperazione e sviluppo con i Paesi di partenza e di transito dei migranti; promozione di percorsi di migrazione legale concordata e conseguentemente più integrabile; soluzioni innovative per ridisegnare il governo dei flussi migratori”.
Meloni ha rivendicato il nuovo approccio al contrasto dei clandestini che Roma è riuscita a esportare fino a Bruxelles: “Se oggi ci si pone come priorità quella dell’attuazione di partenariati paritari con i Paesi di origine e transito”, ha detto la premier, “penso che si debba a questo importante lavoro che abbiamo fatto”: un lavoro che comprende “soluzioni pragmatiche, spiegate, non ideologiche, che cercano di trovare una risposta al fenomeno per tutti perché – ha aggiunto – non possiamo pensare di risolvere il problema della migrazione come Italia scaricandolo su un altro partner, come spesso è stato fatto nei nostri confronti. Quello che noi abbiamo cercato di spiegare ai nostri partner è come insieme – ha sottolineato – potevamo gestire il fenomeno per il bene complessivo del continente europeo”. Un approccio del tutto nuovo, che ha rimesso al centro le vere priorità che l’Unione europea avrebbe dovuto seguire già da tempo: non la mera distribuzione all’interno dei confini dei migranti, ma la difesa dei confini esterni dell’Unione europea, il rafforzamento di politica dei rimpatri, le soluzioni innovative che, “anche a dispetto di quello che alcuni pensavano, vengono invece accolte con interesse, con attenzione”.
Il riferimento è all’accordo tra Italia e Albania e al trasporto dei migranti recuperati in mare al di là dei confini europei, secondo un effetto deterrente che porta come risultato la diminuzione delle partenze. Ma per fare ciò serve continuità contro gli ostacoli di certa giustizia: “Il governo è determinato a portare avanti il protocollo Italia-Albania” ha specificato Meloni, aggiungendo che “ci sono alcune priorità: il governo continua a ritenere ormai urgente una revisione della direttiva rimpatri del 2008”. Un messaggio alla Ue: bisognerà infatti “anticipare l’entrata in vigore del nuovo Patto su immigrazione e asilo sulla definizione di Paese di origine sicuro, anche per fare chiarezza su un tema molto controverso e oggetto di provvedimenti giudiziari, che appaiono disattendere quanto stabilito con legge dal Parlamento italiano”.
Il lavoro per internazionalizzare il Piano Mattei
Ma non solo lotta ai trafficanti. Il governo ha cercato di creare un nuovo approccio per l’Africa, dotato di una concretezza spesso è mancata oltre alle parole: in questo si inserisce il Piano Mattei, con il quale “andare alle cause della migrazione”. “Non è – ha specificato la premier – un piano di questo governo, io penso che sia una strategia di interesse nazionale che viene sempre più apprezzata dai nostri partner. È anche la ragione per la quale la prossima sfida del Piano Mattei, dal punto di vista del governo, è quello di europeizzare il piano, di internazionalizzarlo, di costruire sempre nuove sinergia tra quello che stiamo costruendo a livello nazionale e gli strumenti che esistono agli altri livelli”.