Fino a pochi anni fa Milano era considerata un fiore all’occhiello, capitale italiana della finanza, una città esempio per tutto il Paese, avanguardia in svariati campi. Quella Milano ora non esiste più, ora c’è la Milano sotto inchiesta, ora è la città meno sicura d’Italia. L’accordo delle tre mafie in Lombardia appare la cosa più preoccupante, per la prima volta ‘Ndrangheta, Camorra e mafia siciliana si sono accordate per gestire i traffici al Nord. Un consorzio che si radica al Sud ma fa affari al Nord, con gli appartenenti ai clan che conquistano tutto: appalti, stadi, locali. L’inchiesta doppia curva ha svelato come la ‘Ndrangheta sia entrata nelle curve di Inter e Milan, società ricattate, biglietti gratis che poi rivendevano, risse, omicidi e terrore generalizzato. Senza dimenticare la gestione dei parcheggi in occasione di partite e concerti, con la giunta Sala colpevolmente distratta nell’assegnazione degli appalti a prestanomi delle cosche.
La giunta di centrosinistra colpevole dell’urbanizzazione sfrenata e senza regole che ha permesso, tramite una semplice Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) di tirare su grattacieli di 20 piani dove vi erano capannoni, in quanto non veniva mangiato suolo pubblico, si costruiva in verticale e non in orizzontale. Dalle intercettazioni emerge che tutti a Milano, ingegneri in primis, considerano la norma portata all’estremo e che era solo questione di tempo prima che i magistrati bloccassero tutto. La legge “Salva Milano” è ferma in Parlamento, quella legge tanto spinta da Sala che proprio a causa delle intercettazioni e delle indagini dei pm si è arenata, tutto fermo e sigilli giudiziari, accompagnati dall’arresto dell’ex dirigente del Comune di Milano, Mario Oggioni e dalle dimissioni dell’assessore all’Urbanistica, Guido Bardelli. Il problema della casa a Milano continua ed è destinato a peggiorare, un operaio può permettersi una casa di 20 metri quadri al massimo, le abitazioni più care d’Italia: Milano è una città per ricchi, con buona pace di chi non lo è, prendere o lasciare. L’opposizione chiede le dimissioni, Sala fa un passo indietro sul “Salva Milano” ma controbatte con l’evergreen fascismo: “Mi batterò con tutte le mie forze perché Milano non vada in mano a questa destra con connotazioni fasciste”.
E se ti allontani dal centro e ti rechi nei quartieri periferici ecco la criminalità imperante: furti, rapine, “maranza” che imperversano e cittadini esasperati che ricorrono (sbagliando) alla giustizia privata. Si forma allora “Articolo 52”, il nuovo gruppo di vigilantes nato su Telegram che gira per Milano e picchia i cosiddetti maranza, poco importa se il crimine sia stato commesso o meno, l’importante è dare un messaggio. Milano come Gotham, descritta così nel video di lancio dell’ultimo album dei Club Dogo, con la partecipazione proprio del sindaco Sala che però sminuisce: “campagna politico-mediatica”, è solo “percezione”. Parole smentite quotidianamente dai fatti, basta ricordare la vicenda Ramy e le proteste nel quartiere del Corvetto. Le forze dell’ordine aspettano ancora le scuse del sindaco per aver criticato l’inseguimento, dato che la perizia ha scagionato gli agenti. Ecco l’uscita di Sala in merito: “Felice del fatto che attraverso le analisi si sia dimostrato che i carabinieri hanno agito bene”.
L’inchiesta però salita agli onori della cronaca e dei social è quella sulla Gintoneria di Davide Lacerenza. Tra un “spingi cavallo” e una bottiglia di champagne si è scoperto un giro di droga e prostituzione degno delle migliori serie tv. Le prostitute difendono l’autoproclamato “King di Milano” dicendo che non erano obbligate, anzi lo facevano perché si guadagnava e in ogni locale di Milano si fa, l’unico errore di Davide è stato di mostrare tutto sui social. Tutti gli amici del locale negano lo spaccio di droga, sì Lacerenza tra un nitrito e l’altro si faceva parecchie strisce di cocaina, ma non la vendeva. Visione opposta rispetto alla procura che parla di pacchetti cuciti su misura dalla coppia Lacerenza-Nobile in favore dei clienti più facoltosi: champagne, droga e sesso a pagamento, questa la serata tipica alla Gintoneria e alla Malmaison (locale di fronte dove avvenivano le prestazioni sessuali). Proprio Stefania Nobile era chiamata la “padrona” da Lacerenza, colei che si occupava dei conti e delle faccende burocratiche, con diversi viaggi in Albania dove tornava con il denaro contante, il tutto testimoniato sui social. Le accuse: sfruttamento della prostituzione, spaccio di droga e auto-riciclaggio, anche qui sigilli. Da Milano da bere a Milano sotto inchiesta è un attimo: dalla politica alla strada, dai cantieri agli stadi, l’illegalità è ovunque. La bella immagine è svanita, ora il simbolo di Milano è la Gintoneria di Lacerenza.