Ieri è arrivato il momento tanto atteso, le parole del sindaco Sala in Consiglio comunale sull’inchiesta giudiziaria che sta travolgendo Milano: “Le mie mani sono pulite”. Mentre l’assessore alla Rigenerazione urbana indagato per corruzione, Giancarlo Tancredi, in Aula annuncia le sue dimissioni (si definisce un “capro espiatorio”), Beppe Sala non molla e anzi rilancia: “Se la maggioranza c’è, io ci sono”. Per il sindaco non c’è niente di cui rimproverarsi, nonostante i pm negli atti parlino di “indici di corruzione” nei progetti urbani, di “un vantaggio economico assolutamente sproporzionato a favore del privato”, un “consumo di suolo” senza “interesse pubblico”, con un “danno immediato agli abitanti e un danno pubblico indiretto, a causa delle ripercussioni sulla comunità”. Sala, indagato per falso e induzione a dare o promettere utilità per il progetto del Pirellino, si difende e attacca magistrati e stampa: “Giustizia e politica si occupano di ambiti diversi. Non posso esimermi dal rilevare un comportamento ricorrente e profondamente sbagliato. Ho appreso dai media che la Procura non ha ritenuto necessario notificarmi alcunché. Ma perché gli atti vengono dati ai media? Vi sta bene che intercettazioni private diventino pubbliche?”. Il sindaco continua professando la sua buona fede: “Tutto ciò che ho fatto si è sempre ed esclusivamente basato su ciò che ritengo essere l’interesse dei cittadini. Non esiste una singola azione che possa essere attribuita al mio vantaggio. Nessuno riuscirà a destabilizzarmi”. Va fiero di quanto fatto in questi anni: “Noi ci troviamo a governare lo sviluppo di una città che si sta facendo metropoli. Sicurezza, mobilità, costo della vita e dell’abitare, cura del verde: noi del centrosinistra abbiamo conferito un indirizzo decisamente progressista a ciascuna problematica. È stato uno spumeggiante quindicennio immobiliare”.
Le opposizioni chiedono le dimissioni
Per la Procura Milano è una città saccheggiata e corrotta ma Sala incassa la fiducia dei dem, sinistra spaccata dato che i 5 Stelle chiedono le dimissioni. Richiesta che arriva anche da Fratelli d’Italia e Lega nell’aula di Palazzo Marino, al contrario di Forza Italia che esprime una posizione garantista. “Milano sta morendo. Questa è una città immobilizzata. Anche noi siamo subissati di messaggi. E tutti dicono così: “Spiegategli che è il momento di dimettersi”, afferma il capogruppo di FdI a Milano, Riccardo Truppo. Anche più duro l’intervento di Silvia Sardone della Lega: “Lei sta attaccato alla poltrona. Mille chiodi, Attak. Uno spumeggiante quindicennio immobiliare? Ma chi gliel’ha scritto il discorso? Nemmeno mezza parola di autocritica. Se ha un rigurgito di dignità e coscienza, vada a casa”.
Sala lancia la Fase due
Sala non molla, nel suo discorso lancia la fase due: edilizia, case, bus e San Siro il programma della giunta nei prossimi due anni. L’obiettivo è di vendere lo stadio a Milan e Inter, terreno scivoloso viste le divisioni nel centrosinistra, quindi si limita a dire di “riavviare il percorso consiliare, con l’obiettivo di rispettare i tempi che il progetto richiede”. Si concentra, invece, sugli “sviluppi urbanistici” che dovranno avere “sempre maggiore attenzione all’impatto pubblico e ai servizi”, sul Piano casa su cui lavorare con più “intensità”, sul “ripristino degli appartamenti sfitti” nei quartieri popolari e sul miglioramento del trasporto pubblico. Sala non si ferma, come non si ferma la Procura che prosegue l’indagine. 74 indagati nei vari filoni dell’inchiesta tra costruttori, professionisti e politici. Richieste 6 misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sull’urbanistica e sui progetti edilizi nel capoluogo lombardo. Evidenziati conflitti di interesse e consulenze per 4 milioni di euro intorno alla Commissione Paesaggio (ora sciolta). Dopo la seduta in Consiglio a Milano parte la fase due, con un sindaco indagato e sulla graticola, con la fiducia a tempo e lo spettro delle urne.