Minacce a Delmastro: lo Stato colpisce, la mafia trema. Ecco la linea Meloni che funziona

Un detenuto affiliato alla camorra minaccia il sottosegretario Delmastro dal carcere di Sulmona. Ma lo Stato non arretra: è la conferma che la linea dura voluta dal governo Meloni contro la criminalità organizzata sta colpendo nel segno.

Quando lo Stato decide di combattere davvero la criminalità organizzata, la reazione non si fa attendere. È successo a Sulmona, nel carcere di massima sicurezza, dove un detenuto affiliato al clan Ascione-Papale ha pronunciato una frase inquietante:

“Delmastro bastardo deve saltare in aria.”

Una minaccia esplicita rivolta al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, da tempo in prima linea per rafforzare il regime di alta sicurezza per mafiosi e terroristi. Un segnale allarmante, che però conferma un fatto importante: la pressione dello Stato sui clan sta crescendo.

Secondo quanto riportato da La Voce del Patriota, l’episodio è stato prontamente denunciato dalla polizia penitenziaria e rilanciato con forza dai vertici del governo. Giorgia Meloni ha espresso solidarietà piena al sottosegretario, parlando di una reazione mafiosa che conferma la bontà della linea scelta. Anche il ministro Nordio ha sottolineato la fermezza dell’esecutivo nel contrasto alle mafie.

I provvedimenti del governo Meloni contro le mafie

Il caso Delmastro non è isolato. È l’effetto diretto di una serie di provvedimenti concreti adottati dal governo Meloni per rafforzare la legalità e colpire i poteri criminali là dove fanno più male: dentro e fuori le carceri.

Tra le misure più incisive:

  • Il Decreto Sicurezza, che rafforza gli strumenti normativi contro terrorismo e criminalità organizzata e potenzia la gestione dei beni confiscati alle mafie.
  • Il Decreto Caivano, pensato per contrastare le baby gang e la criminalità minorile nei contesti urbani più degradati, attraverso un mix di prevenzione sociale e intervento giudiziario.
  • La difesa del 41-bis e dell’ergastolo ostativo, pilastri del contrasto alla criminalità organizzata. Il governo ha blindato questi strumenti e ne ha potenziato l’applicazione.
  • Le operazioni di polizia, come il recente maxi-blitz contro Cosa Nostra, che ha portato all’arresto di oltre 160 affiliati, rappresentano il volto operativo di una strategia nazionale di lungo termine.
  • L’intensificazione dei controlli sull’utilizzo dei fondi PNRR, per prevenire infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, in coordinamento con ANAC, GdF e magistratura.

Quando la mafia minaccia, è lo Stato che sta vincendo

La frase pronunciata contro Delmastro non è un segno di forza, ma di debolezza. Significa che le riforme stanno funzionando, che lo Stato sta spezzando la catena del comando criminale nelle carceri, che i boss perdono terreno.

Come ha dichiarato il senatore Guido Liris, “le frasi minacciose espresse da alcuni camorristi non fermeranno l’operato del governo”.
E per una volta, la reazione politica è stata trasversale. Solidarietà è arrivata anche da esponenti dell’opposizione, segno che la difesa dello Stato non può e non deve avere colori.

Un’Italia che torna a farsi rispettare

Il governo Meloni ha segnato un punto di svolta nella lotta alla criminalità organizzata: meno parole, più fatti. Basta ambiguità, basta indulgenze. Serve una linea chiara, rigorosa, che metta al centro la legalità, la sicurezza e il sostegno a chi lavora ogni giorno per garantire lo Stato di diritto.

E se i clan minacciano, è solo perché hanno paura.

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