Modello Caivano. Quando lo Stato c’è e funziona non conviene sfidarlo.

di Cristiano D’Alessio

L’impegno era chiaro fin dall’inizio: non sarebbe stata una boutade mediatica o una passerella con delle foto opportunity. Quando, il 31 agosto di quest’anno, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha raccolto l’appello che don Patriciello aveva fatto dopo i tristi fatti di cronaca, e si è recata a Caivano lo ha fatto prendendo un impegno ben preciso: “questo territorio sarà radicalmente bonificato e vi assicuro che voi vedrete presto i frutti di questa visita del Governo”.
Dopo le parole sono arrivati i fatti, subito. Le operazioni ad alto impatto delle forze dell’ordine e l’intensificazione dei controlli, la nomina di un Commissario straordinario di Governo, il decreto legge Caivano, sono solo parte delle tante attività che in questi pochi mesi hanno visto protagonista la città a nord di Napoli. Una realtà, quella di Caivano, difficile e complessa, molto simile alle altre periferie d’Italia, sulle quali in passato lo Stato, spesso, si è voltato dall’altra parte. “Zone franche”, abbandonate a loro stesse, nelle quali è difficile addentrarsi. Ed è probabilmente per questo motivo che per molti anni lo Stato ha preferito non occuparsi delle tante Caivano d’Italia, dando il segnale che su alcune questioni, talmente complesse da risolvere, era meglio non metterci la faccia.

Non per il Governo Meloni, che sulla riqualificazione di Caivano ha messo in campo tutte le energie possibili, costruendo un modello di intervento che, per la prima volta nella nostra Nazione, vede in campo tutti gli attori possibili, pubblici e privati. Ministri e vice, sottosegretari, aziende pubbliche e private, associazioni del terzo settore – nazionali e del territorio – che in questi pochi mesi si sono alternati ai tavoli di lavoro con la struttura commissariale per portare, ognuno, una proposta concreta e fare la propria parte per la rinascita di questo territorio. Una molteplicità di soggetti che collaborano tra loro con il solo obiettivo di rendere possibile quello che per molti è considerato impossibile. Ed è proprio questo uno dei principali punti di forza del piano straordinario di interventi per Caivano, redatto dal Commissario straordinario Fabio Ciciliano: unire le forze e l’impegno di tutti e far sì che, attraverso ogni singolo mattoncino di quest’opera, il risanamento di Caivano possa vedere la luce in poco tempo. Perché è proprio il tempo una delle grandi sfide di questa missione. La credibilità del progetto di riqualificazione di Caivano si gioca sulla concretezza e la rapidità con cui si dà risposta alle necessità della cittadinanza.

L’obiettivo è quello di cambiare l’opinione dei cittadini che abitano questi luoghi, molto spesso rassegnati e conviti che comunque vada lo Stato non sarà capace di risolvere il problema, che le Istituzioni fanno le passerelle e poi spariscono e che agli annunci non corrispondono i fatti. La presenza costante del Governo Meloni a Caivano ha proprio l’obiettivo di invertire questa visione: dimostrare che lo Stato non arriva un giorno, o magari due, e poi dimentica, ma lo Stato è lì, giorno dopo giorno, mese dopo mese, concentra le proprie energie su quel lavoro, né da continuità e monitora la realizzazione degli interventi previsti. Un lavoro costante che il Governo Meloni e i suoi Ministri stanno portando avanti attraverso la presenza cadenzata sul territorio. Una presenza che non è fine a sé stessa ma che certifica, ogni volta, che ad un impegno preso si risponde con i fatti. Lo è ad esempio la presenza dello scorso novembre del Ministro Lollobrigida, quando ha inaugurato la prima opera di riqualificazione prevista dal piano straordinario di interventi: un’area verde attrezzata che è stata riconsegnata alla cittadinanza dopo anni di incuria e di abbandono. In poco meno di un mese questo parco è stato riqualificato dal Genio Militare e dai Carabinieri Forestali, che lo hanno reso un polmone verde per la città e un luogo di ritrovo per le famiglie che, dopo anni, si sono finalmente riappropriate dei loro spazi. Oppure l’arrivo del Ministro Abodi e del Sottosegretario Giovanbattista Fazzolari in occasione delle operazioni di abbattimento dell’insegna dell’ex centro Delphinia e alla posa della prima pietra, che hanno dato così il via ai lavori di riqualificazione dell’impianto sportivo, con due settimane di anticipo rispetto al cronoprogramma. Ed anche l’intervento di inizio dicembre del Sottosegretario Alfredo Mantovano, che ha voluto essere presente durante la consegna dell’area sportiva attrezzata all’interno del Parco Verde, uno spazio riqualificato in tre settimane che è stato ricavato in un’area bonificata dalla presenza dell’amianto.

Se si è riusciti a realizzare tutto ciò in così poche settimane è grazie alla collaborazione e alla partecipazione di tutti gli attori istituzioni e non. Il piano straordinario di interventi, realizzato dalla struttura commissariale, infatti, è la sintesi dell’impegno che ogni membro del governo ha profuso in questo periodo. Alcuni si sono già recati a Caivano: i ministri Piantedosi, Urso, Valditara, Bernini, Ciriani, Zangrillo, Locatelli, Santanchè, il viceministro Bellucci ed i sottosegretari Castiello, Rauti e Barbaro. Altri lo faranno nelle prossime settimane.

La sfida è ancora lunga, molto ci sarà da fare ma è sotto gli occhi tutti la dimostrazione che, se lo Stato vuole, e tutte le forze sono pronte a collaborare insieme, allora si può combattere l’abbandono delle periferie e dire che queste zone non sono perse. Caivano deve rappresentare un modello e un modulo operativo replicabile in tutte le zone degradate della nostra Nazione. Ed è ciò su cui si sta lavorando. Vincere a Caivano significa far vincere lo Stato. E lo Stato, contro la malavita e le ingiustizie, non perde mai, almeno quando al governo c’è Giorgia Meloni.

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