MPS: È giusto che lo Stato faccia un passo indietro

Il Forum The European House – Ambrosetti, più comunemente indicato come Forum Ambrosetti, (incontro internazionale concernente soprattutto temi economici e al quale vengono invitati economisti e personalità politiche, che si svolge ogni anno durante la prima settimana di settembre a Cernobbio, sul lago di Como), rappresenta anche un’occasione per capi di governo e ministri di annunciare le loro prossime mosse in vista della ripresa autunnale, e pure, può succedere, di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Per esempio, da Villa d’Este, il signorile edificio di Cernobbio che ospita annualmente il Forum Ambrosetti, sia il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che il titolare della Farnesina Antonio Tajani si sono detti favorevoli alla privatizzazione quanto prima del Monte dei Paschi di Siena il cui azionista di maggioranza è lo Stato, che detiene, tramite il Mef, (ministero dell’Economia e delle Finanze), il 64 per cento circa delle quote.

Come si sa, le vicende più recenti di Mps sono state piuttosto travagliate, dalle inchieste giudiziarie avviate nel 2013 a carico dei vertici di allora dell’istituto bancario alla tragica e misteriosa morte di David Rossi, senza dimenticare la sospensione della quotazione in Borsa decisa dalla Consob nel 2017. Nello stesso anno, dopo alcuni mesi, il Montepaschi tornerà in Borsa grazie alla ricapitalizzazione pubblica, infatti, lo Stato è “proprietario” di Mps dal 2017. Si può discutere sulla espressione “Too big to fail”, ossia, troppo grande per fallire, divenuta di uso comune nel 2008, anzitutto negli Stati Uniti di fronte alla esplosione della bolla dei mutui subprime, che condusse il governo americano dell’epoca ad entrare con denaro statale nel capitale sociale di grandi istituti di credito e banche onde evitarne il fallimento.

Ma è giusto che gli Stati, pur cercando di intrufolarsi il meno possibile, come è raccomandabile, nelle faccende economiche e finanziarie in momenti relativamente tranquilli, abbiano gli strumenti necessari per intervenire durante quelle fibrillazioni che possono trasformarsi in crisi sistemiche. Non si tratta solo di tutelare Ceo, manager e direttori generali, bensì, soprattutto, diventa imperativo mobilitarsi per le imprese e i piccoli risparmiatori, i primi a perire in caso di fallimento di una grande banca. Naturalmente, è altrettanto giusto che la mano pubblica si ritiri quando il suo contributo non è più vitale. Così ha fatto, per esempio, il governo Usa, una volta terminata la fase più acuta e pericolosa della crisi economica globale, e in tale modo vuole e deve procedere il Governo Meloni, perlomeno per quanto riguarda il dossier Mps e laddove un passo indietro da parte dello Stato sembra essere l’azione più opportuna da intraprendere. Se Urso e Tajani, i quali di solito non parlano a caso o solo per ritagliarsi qualche spazio nella cronaca politica quotidiana, hanno posto il tema della privatizzazione del Monte dei Paschi di Siena, ciò significa che il Governo tutto sta valutando l’ipotesi di un’uscita di scena dello Stato dal capitale sociale di Mps, magari graduale, attraverso la cessione delle quote da effettuarsi in più step, e di sicuro programmata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

L’approccio, come ha detto molto bene il ministro Adolfo Urso, vuole essere pragmatico e per nulla ideologico, nel solco della linea tracciata da questo esecutivo circa le questioni economiche e sociali. D’altra parte, quello presieduto da Giorgia Meloni è un governo conservatore e il conservatorismo è concreto e pratico per definizione. Non si privatizza perché si vuole uno Stato impotente e assente da tutto, e nemmeno, ci si richiama alla inevitabile funzione pubblica di fronte alle crisi e agli interessi nazionali e strategici perché si persegue la realizzazione di una repubblica socialista e paternalista. Vi sono fasi storiche e settori che costringono lo Stato all’azione immediata e anche ad un impegno duraturo, ma in altri ambiti, fra i quali vi sono probabilmente Mps ed altre grandi società a partecipazione pubblica, il prolungarsi eccessivo della presenza statale può rivelarsi persino dannoso. Spesso, il ritorno è minore rispetto agli investimenti fatti e parte della politica rischia di giungere a gestire come cosa propria, elargendo facili stipendi e nomine, i possedimenti dello Stato. Su alcuni giornali leggiamo che vi sarebbe l’intenzione da parte del Governo Meloni di fare cassa attraverso la cessione di Mps e di altro ancora. Come è noto, la coperta è corta e nessuno, a partire dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro Giorgetti, nasconde le difficoltà alle quali andrà incontro la prossima Manovra economica. Giancarlo Giorgetti, anch’egli dal Forum Ambrosetti, ha spiegato come occorra ancora ripianare la non modica cifra di 80 miliardi di euro, che rappresenta il buco provocato dal Superbonus edilizia, una follia assistenzialistica che solo i 5 Stelle potevano partorire, per fortuna fermata da questo Governo. Quindi, tutte le risorse fornite da un ipotetico piano di privatizzazioni potrebbero risultare estremamente utili al fine di far quadrare i conti e di alleggerire in maniera più rapida e agevole tutto ciò che pesa su cittadini e imprese, le tasse in genere e anche, per esempio, le fatidiche accise sui carburanti.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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