“La Voce del Patriota” ha avuto il privilegio di visitare il Museo del Presente Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il museo, situato nel centro di Palermo, è stato voluto dalla Fondazione Falcone e punta ad essere non solo un luogo che racconta i due eroi dell’antimafia ma anche uno spazio ricreativo per i cittadini palermitani, essendo così non solo e soltanto un progetto di riqualificazione urbana, ma soprattutto di riqualificazione sociale e culturale.
Ed è proprio lì, nella dicitura ‘Presente’, che è racchiuso il messaggio fondamentale che intende trasmettere questo progetto museale: un Presente che deve divenire azione per poter partire, da ora, a costruire il futuro. Perché è da oggi che si può e si deve lavorare per il domani.
Oltre allo spazio all’aperto, il museo all’interno presenta al meglio la storia di Falcone e Borsellino. Dalla poltrona di Falcone alla collezione di papere di Borsellino, senza dimenticare la penna stilografica del giudice Falcone, restaurata dopo essere stata quasi distrutta nella strage di Capaci. Oggetti quotidiani che ci hanno aiutato a posizionarci nel tempo e ci hanno riportato agli anni in cui i due magistrati portavano avanti il loro lavoro contro la mafia.
All’interno del complesso è presente anche una linea del tempo, che traccia in maniera cronologica gli eventi che coinvolgono una parte della storia relativa alle vittime di mafia della società civile, da Peppino Impastato a Piersanti Mattarella, solo per citarne un paio.
Ma ciò che più è importante è il fatto che la mafia non è protagonista. Perché il centro della scena è riservato alle battaglie dell’umanità: dalla lotta per i diritti civili con Mandela al processo al gerarca nazista Eichmann, tutto è collegato in questa linea del tempo.
Proseguendo, si trova un’altra stanza dove è stata posizionata una installazione raffigurante i grandi eroi dell’antimafia di ogni epoca e luogo (giudici, giornalisti, forze dell’ordine), simbolicamente insieme ai mafiosi (piccoli e viola, in “mezzo ai piedi”).
Tra i personaggi raffigurati sul muro, forse la storia più toccante è quella di Claudio Domino, bambino ucciso con un colpo di pistola in mezzo agli occhi, un crimine brutale che portò, durante il maxiprocesso, anche i mafiosi sul banco degli imputati a dissociarsi: “Noi non c’entriamo nulla”, quel noi che fece capire ai giudici che esisteva un’organizzazione criminale.
La particolarità del museo è poi il fatto che in ogni luogo vi è un odore diverso, a seconda di ciò che viene rappresentato e raccontato, in modo tale da far percepire, letteralmente, le varie stagioni storiche del capoluogo siciliano, dal sacco di Palermo da parte della mafia fino alle stragi più recenti.
L’odore più acre è di acido, che ricorda il giorno della strage di Capaci; un odore quasi fastidioso, che trasporta proprio negli attimi appena dopo l’esplosione.
Infine, arriva il pezzo più interessante. L’ultima stanza è una sala immersiva dove è installato un cubo che ricorda le 998mila pagine di appunti scritte da Falcone e Borsellino per il maxiprocesso. Cubo dove scorrono le immagini dei due magistrati palermitani, con le loro grandi frasi e non solo. Un momento di grande trasporto ed emozione per tutti i presenti, al termine di una visita che ci ha riportato agli anni della lotta alla mafia ma anche a momenti di vita vissuti, racconti quotidiani che ci hanno offerto un’immagine a 360 gradi dei due giudici.
Aver avuto la possibilità di immergerci in un tale contesto artistico e architettonico, ma soprattutto aver potuto vedere ciò che vuole essere una vera e propria rivoluzione culturale, è stato un vero e proprio onore.
E ci ha ricordato, nel giorno della strage di Via D’Amelio, che il passato non deve essere dimenticato. Ma che, allo stesso tempo, non deve essere temuto. Perché c’è sempre qualcosa da imparare dagli eventi di ieri, anche i più drammatici. L’importante è che vi sia coscienza per saperli affrontare, avendo il coraggio di andare avanti, a testa alta, contribuendo a sconfiggere quelle ombre ‘misteriose e onnipresenti’ che non dovranno più prevaricare e annientare il nostro futuro. E il nostro Presente.