La scomparsa di Silvio Berlusconi ci ha consegnato una lezione importante. Che la nostra società oramai spesso non è più in grado di tacere nemmeno di fronte alla morte.
Molti i commenti negativi, le esultazioni e i post social irripetibili sulla vicenda. Tutti da parte di quella schiera di pseudo-esponenti di una sinistra becera e semplicemente incommentabile.
Ma Silvio Berlusconi, le cui idee potrebbero giustamente non incontrare il favore di tutti, non è stato solamente un politico. Non lo è mai stato.
Perché sin dalla sua discesa in campo con Forza Italia era già un imprenditore. Forse l’imprenditore che ha incarnato l’esempio più alto del miracolo italiano.
È stato uomo di spettacolo. È stato uomo di sport. È stato, anche, uomo politico.
È stato in grado di consegnare nuove speranze a milioni di italiani sotto tutti questi punti di vista.
Ha saputo lavorare per regalare successi nel cinema, nel calcio, e ha saputo trasformare la storia politica italiana. E lo ha fatto in un preciso momento storico. Come ricordato dal Presidente del Consiglio Meloni in un suo articolo per Il Corriere della Sera: “Berlusconi ha impedito che i post comunisti prendessero il potere in Italia pochi anni dopo il crollo dell’Unione Sovietica, che aveva sancito la fine del comunismo in Europa. Un paradosso storico evitato dalla sua decisione di fondare Forza Italia e federare le forze politiche del centro, della destra e il movimento leghista.”
E dunque la decisione di prevedere il lutto nazionale e i funerali di Stato non è affatto offensiva o oltraggiosa. Ma è doverosa.
È un dovere dello Stato ricordare un uomo che ha contribuito alla Repubblica Italiana di crescere in molti e diversi settori. È dovere dello Stato ricordare e omaggiare una personalità che è stata per ben quattro volte Presidente del Consiglio. È dovere dello Stato, semplicemente, riconoscere il lavoro fatto da Silvio Berlusconi per la Patria e per tuti i suoi cittadini.
La forza e l’intensità del rapporto tra Berlusconi e i cittadini viene confermato proprio in queste ore.
Perché davanti a Villa Martino e di fronte al Duomo di Milano non ci sono solamente i suoi familiari, i suoi tifosi o i suoi alleati politici. Ci sono migliaia e migliaia di italiani che hanno deciso di rivolgergli l’ultimo saluto, che in questo triste giorno riconoscono il lavoro da lui svolto nel corso di decenni. Un lavoro riconosciuto, tra le altre cose, anche dall’estero: su tutti, il presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che lo ha ricordato dichiarando che è stato “Protagonista della politica per generazioni, ha contribuito a passaggi cruciali della storia europea e della storia della Repubblica italiana. Tutti gli amici qui riuniti oggi lo ricordano per la sua generosità, il suo coraggio e il suo carisma. La storia discuterà il suo impatto ma oggi siamo qui per piangere l’uomo. Un uomo che ha lasciato il segno e non sarà dimenticato”.
Riprendendo le parole di Giorgia Meloni nella sua lettera di oggi al Corriere della Sera, non bisogna dimenticare che Silvio Berlusconi è stato “un formidabile difensore del nostro interesse nazionale e del nostro tessuto produttivo e sociale”.
E quindi, almeno oggi, uniamoci al dolore comune della scomparsa di un uomo dello Stato, che per lo Stato ha vissuto.
E, almeno per oggi, allontaniamo inutili e sterili polemiche.
A Dio, Silvio.