di Luciano Schifone
Che ci fosse una reazione, non soltanto espressa attraverso comunicati stampa delle categorie o di singoli imprenditori o sindacalisti, oppure attraverso carine e distanziate manifestazioni in piazza plebiscito con mascherina d’ordinanza, ma attraverso una qualche forma di protesta più significativa, c’era da aspettarselo…
Non soltanto per il peso e il massimo grado delle misure annunciate, ma anche per il modo arrogante, quasi sprezzante, del governatore che, senza far cenno alcuno alle deficienze e alle carenze della regione, sia strutturali che contingenti, senza alcun rossore per l’incapacità mostrata nella mancata pianificazione e realizzazione di strumenti e strutture ha scaricato, con bruciante saccenteria e prosopopea ineguagliabile, la responsabilità sui cittadini per di più riempiti di insulti ed improperi.
C’era da aspettarsi una reazione negativa di imprenditori e lavoratori che, dopo la triste esperienza del primo Lockdown con le conseguenze spiedi spaventose in termini di fatturato e di disoccupazione e di sopravvivenza da sussidi e da file alla Caritas, non passano nemmeno immaginare il disastro di un secondo Lockdown.
Annunciato tra l’altro senza alcuna preparazione in termini di concertazione o di pianificazione di interventi di sostegno
Solo la presunzione del delirio di onnipotenza poteva far pensare di potersi esprimere con quelle modalità di puro terrorismo senza destare una spontanea ribellione.
Ed ancor più grave e non aver pensato che si rischiava di accendere una miccia o una polveriera sociale.
Cosicché nelle giuste e civili manifestazioni di protestadi commercianti ed imprenditori esasperati si è data la possibilità di intromissioni di provocatori di mestiere, con le conseguenti violenze e devastazioni, già viste nelle manifestazioni dei centri sociali contro Salvini e,prima, contro il G7.
Dunque una prima riflessione porta certamente a condannare senza mezzi termini ogni forma di violenza in particolare contro le forze dell’ordine, ma contemporaneamente non si può non prendere non pretendere dal governo che intervenga per impedire che decisioni di una tale gravità vengano assunte da ‘un uomo solo al comando’, senza il concerto con gli organi locali e nazionali e senza nemmeno il confronto nel Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Ma una seconda riflessione va sviluppata partendo dal dato della forte presenza di giovani nelle manifestazioni di protesta. Anche qui al netto delle violenze mai abbastanza condannate non si può pensare che il tutto sia limitato ad uno sfogo di intemperanze dovute al divieto dell’incontro sociale o del rito serale della movida.
Sarebbe troppo riduttivo, c’è certamente qualcosa di più, probabilmente anche in un sentimento inconsapevole ed indistinto, che porta i giovani a protestare contro chi vuole impedire loro di vivere compiutamente la propria esperienza di giovinezza che ha bisogno di spazi e di contatti per crescere e ‘vivere’.
Ma ancora di più è possibile che inconsciamente, ma poi diverrà sempre più consapevolmente, c è la reazione di chi si sente defraudato non solo del presente ma ancor di più del futuro!
Forse i giovani avvertono che se nel presente le vecchie generazioni possono facilmente sopravvivere consumando il lascito passato e il credito ottenuto, a loro, invece, per anni e per decenni sarà lasciato il debito di una economia devastata e desertificata.
Forse anche per questo occorre pensare che per le nuove generazioni va preservata certamente il diritto alla salute ma va salvato anche il diritto al lavoro e al benessere ed alla ‘felicità’.
Condivido in pieno il suo pensiero è la ringrazio Napoli ha bisogno di un governatore che apra alle opportunità invece di chiuderle