Naufragio nel Mediterraneo. Per la sinistra anche le tragedie diventano un pretesto per colpire il Governo Meloni

La notizia della morte di decine di persone avvenuta ieri nelle acque internazionali, nei pressi di Lampedusa, scuote inevitabilmente le coscienze. È una tragedia umana che ci costringe a riflettere su come, ancora oggi, migliaia di uomini, donne e bambini fuggano da situazioni disperate, cercando una vita dignitosa altrove.

Ma se la commozione è doverosa, la riflessione non può fermarsi al solo dolore. Occorre domandarsi perché queste tragedie continuano a verificarsi e come possiamo intervenire affinché non si ripetano più.

Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha espresso il proprio cordoglio per le vittime, ma ha anche colto l’occasione per ribadire una verità spesso ignorata: non basta intervenire quando il dramma si è già consumato. Serve agire prima, sulla causa, non solo sull’effetto.

“Rinnoviamo l’impegno a contrastare questi trafficanti senza scrupoli nell’unico modo possibile: prevenire le partenze irregolari, gestire i flussi migratori” ha infatti dichiarato, ponendo l’attenzione su un nodo cruciale: l’immigrazione illegale si alimenta della disperazione di chi fugge e gli unici a guadagnarci sono i mercanti di esseri umani.

Eppure, in Italia, anche di fronte a un dramma di questa portata, le opposizioni non perdono occasione per attaccare il Governo, trasformando una tragedia in un becero strumento di polemica.

Come quasi sempre accade di recente, a portare alta la bandiera della ipocrita sinistra, ci pensa il buon Bonelli, che, forse oramai a corto di lenzioli o sassi, ci ha tenuto a dichiarare che le vittime sono morte a causa di “leggi ingiuste e disumane” del nostro Parse. Come se fosse proprio l’Italia – e non i trafficanti – la causa di questi viaggi disperati che troppo spesso hanno un triste epilogo.

Ancora una volta, quindi, sembra che a sinistra si preferisca proporre soluzioni inefficaci e di comodo, come la creazione di un “sistema di soccorso rapido e coordinato”, ignorando che è a monte che va agito, per impedire le partenze irregolari, per contrastare le organizzazioni criminali, per offrire alternative reali e legali a chi fugge.

E qui non si tratta di negare il diritto al soccorso – che è e resta un dovere morale e giuridico – ma di riconoscere che solo questo non è sufficiente. È necessaria una strategia capace di aggredire il fenomeno all’origine, colpendo chi specula sulla pelle delle persone e creando condizioni che evitino il ripetersi di simili tragedie.

E invece, puntualmente, assistiamo al copione già scritto della sinistra italiana.

Ed ecco che appare più che evidente, a questo punto, che l’obiettivo dei dem non sia affatto risolvere i problemi, ma semplicemente opporsi al governo Meloni.

Una opposizione puramente ideologica, che non valuta il merito delle proposte ma le rigetta a prescindere, solo perché provengono da questa maggioranza. Anche quando si tratta di misure di semplice buon senso.

Il vero paradosso è che si parla tanto di tutela dei migranti, ma si finisce per sostenere proprio quel sistema che li condanna a viaggi mortali, lasciandoli in balia di chi lucra sulla loro disperazione.

Per questo, oggi più che mai, serve un cambio di rotta. Serve responsabilità. Serve che le forze politiche sappiano riconoscere quando le proposte vanno oltre le bandiere e toccano il cuore del problema.

Perché la verità, per quanto scomoda per qualcuno, è che il buon senso dovrebbe essere trasversale. Ma, purtroppo, sembra che alla sinistra italiana non ne sia rimasto molto.

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