Washington, 7 luglio 2025 – Un gesto destinato a fare storia. Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sorpreso il Presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump consegnandogli una lettera ufficiale di nomina al Premio Nobel per la Pace, in riconoscimento del suo ruolo nei processi di pacificazione del Medio Oriente, a partire dagli Accordi di Abramo fino agli sviluppi attuali nelle relazioni con Iran, Siria e Gaza.
Una cena che diventa evento diplomatico
La cerimonia è avvenuta nel corso di una cena ufficiale alla Casa Bianca, aperta per circa mezz’ora alla stampa internazionale. Netanyahu, visibilmente emozionato, ha annunciato davanti alle telecamere:
“Il Presidente ha già realizzato straordinarie opportunità. Ha forgiato gli Accordi di Abramo. Sta forgiando la pace, mentre parliamo, in un Paese e una regione dopo l’altra”Netanyahu nominates Tru….
Consegnando la lettera di nomina al comitato norvegese per il Nobel, Netanyahu ha elogiato la leadership di Trump come “guida del mondo libero” e ha affermato che il riconoscimento è “meritato” per il contributo offerto alla sicurezza globale.
Trump, colpito dalla sorpresa, ha dichiarato:
“Riceverlo da lei, in particolare, significa molto”
Il contesto: tra guerra evitata e nuovi scenari di pace
La visita di Netanyahu arriva pochi giorni dopo la conclusione della cosiddetta “Guerra dei 12 Giorni contro l’Iran”, che ha visto un’azione militare congiunta tra Israele e Stati Uniti per colpire infrastrutture nucleari iraniane. Secondo molti analisti israeliani, l’intervento — pur essendo tecnicamente un atto di guerra — ha evitato un conflitto nucleare ben più distruttivo, rafforzando così la tesi secondo cui la forza può essere strumento di pace preventiva.
Durante la conferenza stampa successiva alla cena, Trump ha dichiarato:
“L’Iran non è più il bullo del Medio Oriente. Nei prossimi giorni potrebbero aprirsi negoziati sul nucleare”.
Il presidente ha inoltre annunciato la rimozione di alcune sanzioni alla Siria, segnalando l’intenzione di dare una chance diplomatica anche a Damasco, e si è detto favorevole a rimuovere in futuro le “sanzioni morsi” contro Teheran, a condizione che l’Iran abbandoni la retorica antiamericana e antisionista.
La questione palestinese e i limiti del processo di pace
Alla domanda su una possibile soluzione a due Stati, Trump ha lasciato la risposta a Netanyahu, che ha ribadito una posizione ferma:
“I palestinesi dovrebbero avere tutti i poteri per governarsi, ma nessuno che possa minacciarci. La sicurezza complessiva resterà sempre nelle mani di Israele”.
Un’affermazione che conferma il limite strutturale alle attese internazionali sulla piena sovranità palestinese, e che riflette una visione “di pace condizionata”, già applicata con successo negli Accordi di Abramo: pace in cambio di stabilità e sicurezza.
Il peso politico di una nomination
Benché la nomina al Nobel possa essere avanzata da una vasta platea di soggetti (tra cui accademici e parlamentari), il gesto compiuto da un capo di governo democratico in carica, e per giunta rappresentante di uno Stato mediorientale in prima linea nei conflitti regionali, assume un valore politico e simbolico di primo piano.
Il gesto arriva in un momento cruciale per Trump, che ha appena iniziato il suo secondo mandato non consecutivo come Presidente degli Stati Uniti. La scelta di Netanyahu, considerato uno degli alleati più fedeli dell’ex tycoon repubblicano, suona anche come un segnale diretto al mondo arabo e ai principali attori globali: la diplomazia del “realismo trumpiano” ha prodotto risultati tangibili.
Nobel e geopolitica
Quella di Netanyahu non è una semplice dichiarazione d’intenti, ma un’azione concreta in un momento in cui il Medio Oriente è sospeso tra tregua e nuova fase diplomatica. Se il Nobel rappresenta il riconoscimento di un’azione di pace, il caso Trump — fautore di colpi militari, normalizzazioni e negoziati — potrebbe ridefinire i criteri stessi del concetto di pace nella diplomazia del XXI secolo.
La decisione del comitato norvegese è attesa nei prossimi mesi. Ma intanto, alla Casa Bianca, è già stata servita una candidatura che fa discutere il mondo.