Nigeria, Pentecoste di sangue. Strage di donne e bambini in una chiesa cattolica. Se non gli islamisti, chi?

Hanno sparato all’impazzata, alla fine della Messa. Era la solennità di Pentecoste, per la Chiesa una festa tra le più importanti dell’anno liturgico. La celebrazione dello Spirito Santo, la terza persona del Dio uno e trino dei Vangeli. Solo qualche giorno fa avevamo parlato del martirio di Deborah Samuel, la giovane studentessa cristiana lapidata e bruciata all’uscita della sua università a Sokoto, nel nord-ovest della Nigeria, dai suoi colleghi musulmani. Era stata accusata di blasfemia per aver osato nominare il “Profeta” in una chat. Questa volta i fatti sono avvenuti a Ondo, nel sud dello Stato africano. Secondo i media locali e la Bbc, un commando di uomini armati ha fatto irruzione nella chiesa cattolica di San Francesco e ha colpito senza pietà, falcidiando almeno 50 persone, in prevalenza donne e bambini. Nelle ore in cui scriviamo, la rivendicazione ancora non c’è stata, ma se non gli islamisti, chi?

Le cronache nigeriane ci sconvolgono. Ci aiuta a leggerle il profeta Amos capitolo 3, versetto 12: “come un pastore salva dalla gola del leone due zampe o un brandello d’orecchia, così saranno salvati i figli d’Israele.” Già, i figli d’Israele, il “popolo di Dio”, la Chiesa universale chiamata al martirio della Croce e vivificata proprio ieri, nel mistero della fede più scandalosa di tutte, dallo Spirito Santo “Paraclito”, il “Consolatore”, il “Protettore”. Anche il Papa Francesco lo ha invocato, affidando a Dio le vittime e il popolo nigeriano “perché invii il suo Spirito a consolarli.” Gli occhi della fede sono forse gli unici che ci aiutano a vedere quello che la ragione non può capire, ma soltanto sperare.

Anche se noialtri, emisfero Nord del mondo, tra l’Atlantico e gli Urali, abbiamo smesso di sperare (e ragionare) da quel dì e ci ostiniamo a sprecare il nostro tempo, in dibattiti pubblici tanto liberi quanto banali, nel dare la colpa a Noi stessi di ogni cosa e nel capire sempre e comunque le “ragioni” dell’Altro. Sia questo un invasore, sia questo un terrorista, sia questo un persecutore. Tanto, dalle parti nostre, i colpevoli siamo noi, i soliti noti: l’uomo bianco, il colonizzatore europeo, gli amerikani, la Nato, gli imperialisti occidentali, gli ebrei e i cristiani di ogni dove, meglio se cattolici. Siamo noi i campioni del male assoluto, noi i provocatori, noi le cause materiali, formali ed efficienti di tutte le ingiustizie del pianeta, come ci ricordano il patriarca Kyrill e il prof. Orsini, i colpevolisti di professione e quelli dell’intrattenimento.

La Nigeria ci ricorda che non siamo sempre noi i colpevoli. Anzi. Ci ricorda che talvolta siamo innocenti, finanche vittime. Il massacro della chiesa di Ondo ci ricorda che se ha un senso giudicare i fatti, anche nel sud del Paese africano il terrorismo islamico di matrice jihadista è sempre molto attivo. L’attentato non è stato ancora rivendicato ma tutto lascia presagire che la strage di Pentecoste sia da attribuire a gruppi collegati alla rete di Boko Haram, padrona del nord della Nigeria. Come riporta l’Huffington Post, anche nel sud-est nigeriano le comunità cristiane sono nel mirino degli estremisti islamici già da tempo. La settimana scorsa era stato rapito il capo di una chiesa metodista insieme ad altri due religiosi, per i quali è stato chiesto un riscatto di circa 220 mila euro. In precedenza, due preti cattolici erano stati rapiti a Katsina, stato natale del presidente Muhammadu Buhari. Davvero ci consolano, quasi fossero ispirate, le parole con cui quest’ultimo ha condannato la strage di Ondo: “questo Paese non si arrenderà mai al male e ai malvagi e l’oscurità non prevarrà mai sulla luce. Alla fine vincerà la Nigeria.”

 

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