Negli ultimi giorni, il Movimento Cinque Stelle è tornato alla carica sul SuperBonus, questione tutt’altro che sopita la quale, nonostante i miliardi di euro di spesa che gravano – e graveranno – sulle casse dello Stato e la ferma decisione dell’esecutivo di bloccare i finanziamenti, continua a far discutere. A corroborare le tesi dei pentastellati e del loro leader Giuseppe Conte, il quale solo pochi giorni fa ha dichiarato di aver lasciato in eredità “una Ferrari” al governo Meloni, è uno studio condotto da Nomisma, società di ricerca di mercato e di consulenza nata a Bologna nel 1981 e che annovera tra i suoi fondatori anche Romano Prodi.
“Il SuperBonus ha avuto l’indubbio merito di contribuire al rilancio della nostra economia in una situazione drammatica come quella pandemica”: con queste parole Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma, ha commentato l’azione pentastellata. In breve, lo studio di Nomisma avrebbe rivelato che, a fronte dei circa 88 miliardi di euro utilizzati, la manovra avrebbe prodotto un valore diretto, indiretto e indotto di più di 200 miliardi di euro; dal punto di vista energetico, poi, il SuperBonus avrebbe reso possibile un risparmio per la spesa elettrica pari a circa mille euro annui a famiglia e di 30 miliardi complessivi, riducendo così anche le emissioni di CO2 e garantendo un aumento di circa un milione di occupati. In questo contesto, esultano i pentastellati, che definiscono lo studio una “sconfessione lampante” delle presunte bugie del Governo: “La speranza – scrivono trionfanti alcuni senatori grillini – è che questa analisi, fatta da un autorevole Istituto di ricerca economica, non vada ad aggravare il lancinante mal di pancia del ministro Giorgetti”.
Qualche dubbio, tuttavia, sorge, anche senza malizia, quando si naviga sul sito della stessa Nomisma. Tra i vari rami della società, infatti, spunta Nomisma Opera, “realtà – si legge – nata per affiancare le imprese e coordinare nell’interesse degli attori coinvolti tutte le procedure relative all’erogazione del SuperBonus 110% per gli interventi di riqualificazione energetica e sismica degli immobili”. E dunque, come è legittimo riportare dati favorevoli a una manovra così controversa, così è anche legittimo porre il dubbio su un ipotetico conflitto di interessi tra ciò che si è scritto nello studio e ciò che si voleva ottenere, tra l’”autorevole Istituto” e probabilmente alcuni dei suoi dirigenti interni. Forse l’interesse nel gestire, nelle proprie mani, ingenti finanziamenti pubblici avrebbe avuto la meglio, favorendo una narrazione quasi idilliaca del SuperBonus, o forse anche no. Il dubbio tuttavia rimane e porta a leggere i dati dello studio con una diversa prospettiva.