Ieri sera, durante la consueta trasmissione di In Onda su La7, condotta da David Parenzo e Concita De Gregorio, a commentare la lunga giornata del Premier dimissionario Mario Draghi, impegnato nelle sue comunicazioni alle Camere, c’era anche il decano dei giornalisti italiani Paolo Mieli.
Si sa, chiunque di noi fa questo mestiere, sa come sono costruiti quegli appelli e se c’è, se è così ingenuo da averci creduti creduto, non li doveva portare in Parlamento
Il giornalista, storico direttore del Corriere della Sera, nella sua analisi, ha completamente distrutto la scenografia degli appelli e delle manifestazioni “spontanee” promossi da sindaci, organizzazioni tra le più disparate e, secondo i media mainstream, comuni cittadini che proprio non potevano accettare una uscita di scena dell’ormai fu Governo dei migliori.
Ecco cosa ha detto Mieli in trasmissione.
“Posso dire a Maddalena Oliva che rispetto a questo c’è una sola cosa che mi ha lasciato perplesso del discorso (tenuto ieri da Mario Draghi al Senato n.d.r.) e che è quello di aver dato troppa retta agli appelli. Il Paese che mi ha chiamato…” – “perché non contano, dice, gli appelli?” Gli chiede Parenzo interrompendolo.
“Io ho più o meno l’età di Mario Draghi – incalza Mieli -. So come sono fatti quegli appelli… Ma poi soprattutto non andava. Secondo me non ci doveva credere. Non bisogna credere a quegli appelli. Si sa, chiunque di noi fa questo mestiere, sa come sono costruiti quegli appelli e se c’è, se è così ingenuo da averci creduti creduto, non li doveva portare in Parlamento perché era come se dicesse a me non me ne importa niente del voto e del Parlamento, come se so che non era questo il significato, ma tanto io sono chiamato dal popolo. Il popolo mi vuole bene, non è stata una cosa… secondo me gli appelli vanno tenuti fuori.”
Era ora che si torni a votare, in un paese democratico le rappresentanze devono essere espresse dal popolo. È impensabile che un soggetto di parte possa decidere le sorti della nazione e del suo popolo.
Riforma n.1: il presidente della repubblica deve essere votato dal popolo.
N.2: riforma della giustizia, magistrati, funzionari dello stato, dirigenti di stato ecc. che sbagliano devono pagare di tasca propria. CHI SBAGLIA PAGA
tutto il resto poi verrà da solo.
Era talmente pieno di se stesso Draghi che, per indurre il Parlamento a tenerlo con un’ampia fiducia, è arrivato a parlare di Paese che lo ha chiamato… tutto per restare a galla invece di colare a picco ed in più anche con il ridicolo della sua barzelletta sul cuore dei banchieri centrali, che viene usato talvolta, e, sigh sigh, la sua commozione.. Meno male che è andata così, gli appelli costruiti o meno, venivano dalle corporazioni e non certo dalla gente ! Lui e il suo cocco Speranza non possono girare tranquilli per le strade italiane, ovunque vadano sono fischiati e accolti da BUUUUUU, e vari epitopi scurrili. Adesso auguriamoci che col disbrigo degli affari correnti non ci infili in qualche grosso impiccio tipo l’attivazione del MES, l’invio di soldati al fronte, lo stato marziale che impedirà le elezioni….. !!