Non c’è posto per l’antisemitismo in Italia

I personaggi pubblici, siano essi politici, giornalisti o altro, devono avvertire una grande responsabilità quando esprimono posizioni perché le loro parole, scritte o pronunciate oralmente, giungono ad un numero più o meno grande di persone che di certo non corrisponde ad un convivio limitato.

Se si approfitta di ogni occasione utile per demonizzare qualcuno o qualcosa, come una determinata comunità politica, un Paese oppure un popolo in particolare, presentando l’oggetto del disprezzo come il male assoluto di questa Terra, poi, la campagna di criminalizzazione può iniziare a diventare veritiera per i più manipolabili e qualche soggetto disturbato reputa magari giusto passare dalle parole ai fatti, dagli insulti verbali ad aggressioni fisiche.

A forza di dipingere Giorgia Meloni come una premier terribile, ovviamente fascista, che affama l’Italia, impedisce di manifestare ed è complice dei peggiori misfatti che avvengono nel mondo, qualche ragazzotto ha già esibito in piazza immagini del Presidente del Consiglio a testa in giù, facendo apologia di Piazzale Loreto, ha dato fuoco a fantocci raffiguranti la numero uno di Palazzo Chigi e non sono mancate neppure minacce dirette di morte. Per fortuna, si tratta di pochi invasati, dal momento che la maggioranza degli italiani, i risultati delle elezioni e i sondaggi parlano chiaro, continua a respingere la vulgata rossa della premier arpia, ma non dimentichiamo che sia sufficiente anche solo una persona per fare del male. Il pazzoide che scagliò sul viso di Silvio Berlusconi la miniatura del Duomo di Milano nel 2009 era completamente da solo.

Però, determinate lezioni non sono servite a placare la cultura dell’odio ideologico che viene alimentata dai vertici delle sinistre. Oltre al discredito preconcetto riversato sul Governo Meloni e sulla destra, non solo gli oltranzisti piazzaioli Pro-Pal e dei centri sociali, ma i numeri uno dei due principali partiti di sinistra e di opposizione, Elly Schlein per il PD e Giuseppe Conte per il M5S, da quando è cominciata la guerra nella Striscia di Gaza, non hanno fatto altro che attaccare in maniera pesante le operazioni militari di Israele, non citando mai o quasi la causa scatenante del conflitto rappresentata dalle incursioni sanguinarie di Hamas del 7 ottobre del 2023.

Ricorrono a termini come “genocidio” e “criminale”, indirizzato al premier israeliano Benjamin Netanyahu, con irresponsabile nonchalance e finiscono per rendere credibile una situazione in realtà ribaltata in toto, con le colpe scaricate tutte su Israele e la noncuranza per la presenza a Gaza di ostaggi israeliani e di terroristi assassini che ancora li detengono e li torturano ogni giorno. Può essere condivisa o meno, ma è legittima la critica politica al governo di Netanyahu, magari finalizzata a premere su Gerusalemme affinché cessino i bombardamenti per lasciare entrare a Gaza gli aiuti umanitari e vi sia maggiore vigilanza sui comportamenti dei coloni. Tuttavia, dare del criminale e del genocida ad un primo ministro di un Paese democratico quale è Benjamin Netanyahu, non è una osservazione di stampo politico e corrisponde soltanto a soffiare volutamente sul fuoco dell’odio e a voler contribuire, insieme ad alcuni governi europei di sinistra oppure opportunisti alla Emmanuel Macron e ad una certa informazione pilotata, a fare perdere allo Stato di Israele almeno la guerra delle parole. Lo Stato ebraico come vero colpevole del conflitto a Gaza e di tutte le tensioni mediorientali.

Da qui, inizia però la propria corsa pericolosa il razzismo antisemita, anche se a Conte, Schlein e compagni forse ciò interessa meno di zero, il quale ha già funestato a sufficienza il Novecento. Alcuni si nascondono dietro all’anti-sionismo e alla sola antipatia politica per Bibi Netanyahu, ma in realtà promuovono l’astio verso gli ebrei in quanto tali e non importa neppure se vi sia o meno di mezzo la cittadinanza israeliana. E così succedono episodi schifosi come l’aggressione, condita da insulti pesanti e, come ha testimoniato la vittima, pure da calci e pugni, perpetrata da un branco di personaggi contro un malcapitato turista francese, nemmeno cittadino di Israele e reo tuttavia di essere ebreo e di indossare la kippah, in un autogrill sull’autostrada Milano-Laghi.

Il 52enne francese si trovava in compagnia del proprio figlio, un bimbo di 6 anni, ma i vigliacchi antisemiti non si sono fermati davanti alla piccola creatura innocente e hanno inveito sia contro di lui che contro il padre. Il bambino è rimasto immobile durante quel brutto momento e senz’altro paralizzato dalla paura provocata da quei balordi che davano dell’assassino al suo papà. La Procura di Milano indaga per percosse aggravate dall’odio razziale, ci sono dei filmati e si spera che gli aggressori rispondano alla Giustizia per quanto hanno commesso. Non c’è e non ci deve essere posto in Italia per l’antisemitismo! Una forte ed autorevole garanzia capace di contrastare il riemergere di fantasmi del passato, è costituita dal Governo Meloni, sempre equilibrato dinanzi ad Israele e alle questioni mediorientali, ma gli odiatori di professione, sebbene minoritari da quasi tre anni, possono combinare danni.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

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