Non chiamatela solo intitolazione: Roberto Bigliardo è un manifesto

Ad Acerra, città segnata da decenni di ferite ambientali e abbandono politico, la sezione di Fratelli d’Italia sceglie di portare il nome di un patriota vero. Roberto Bigliardo non è solo un ricordo: è la rotta da seguire per chi vuole restituire al Sud dignità, coraggio e visione.

Intitolare una sezione di partito a una figura del passato significa collegare il presente alle radici storiche della propria parte politica. Un tempo, era una prassi diffusa, soprattutto nelle formazioni della Prima Repubblica, ma anche nei partiti della Seconda sopravvissuti al terremoto di Tangentopoli: rinnovati, evoluti, o rinati dalle ceneri di ciò che erano stati.

Oggi, in un mondo fluido, accelerato e di consumo rapido – a cui anche la politica si è adattata con altrettanta rapidità – l’intitolazione ad Acerra, importante città della provincia di Napoli, del circolo di Fratelli d’Italia a Roberto Bigliardo assume non solo un sapore antico (che in questo contesto non è affatto un difetto, anzi), ma un valore politico profondo, capace di tracciare un solco netto.

Roberto Bigliardo è stato un esponente autorevole della destra italiana. Originario proprio di Acerra, dove divenne consigliere comunale del Movimento Sociale Italiano a soli 21 anni, fu dirigente missino, vicesegretario nazionale della Fiamma Tricolore di Pino Rauti ed europarlamentare per Alleanza Nazionale. Diciannove anni fa moriva improvvisamente, al largo di Ponza, verso cui navigava dopo essere partito da Procida con la sua imbarcazione. Un malore lo strappò ai suoi cari e alla sua comunità. Fin qui la sintesi della sua biografia politica, che – se approfondita – riempirebbe da sola decine di pagine di questo giornale. Ma oggi vale la pena soffermarsi soprattutto sulla sua biografia ideale, alla luce della notizia dell’intitolazione del circolo di FdI di Acerra.

Dare un nome a una sede di partito significa comunicare radicamento e continuità storica; ma comporta anche un impegno educativo, un dovere di trasmissione e un’esigenza di formazione. Scegliere un nome equivale a dotarsi di un simbolo attorno a cui costruire cultura politica e senso di appartenenza: un veicolo per raccontare storie, tramandare valori, indicare modelli.

In una città come Acerra, gravata da decenni da ferite ambientali profonde – dalla Montefibre degli anni Settanta agli sversamenti tossici delle ecomafie, fino alla tragedia silenziosa della Terra dei Fuochi – la questione ecologica non è una bandiera di moda, ma una condizione esistenziale. Ben prima che la propaganda della sinistra e del Movimento 5 Stelle elevasse il termovalorizzatore a simbolo assoluto del problema, la destra identitaria denunciava l’avvelenamento sistematico del territorio, il degrado del suolo, l’assenza di bonifiche, la complicità di apparati pubblici e criminalità.

Roberto Bigliardo fu tra quei militanti e dirigenti della destra sociale che vissero l’ambientalismo non come ideologia da convegno, ma come espressione concreta dell’amore per la propria terra. Perché nella visione patriottica e comunitaria che lo ispirava, difendere l’ambiente significava difendere la Patria, il diritto alla salute, al lavoro dignitoso, alla trasmissione della bellezza e della vita alle generazioni future. L’ambiente, per quella destra, era la continuazione naturale della giustizia sociale: conservare, proteggere, non svendere né devastare.

Roberto Bigliardo fu tutto questo: un patriota, un meridionalista, un difensore delle classi popolari dimenticate. Ma fu anche – con naturalezza e coerenza – un ambientalista autentico. E non perché lo imponesse una narrazione esterna, ma perché la sua visione politica metteva al centro la comunità, la salute pubblica, la terra intesa non come risorsa da sfruttare, ma come eredità da custodire. Non a caso, si oppose con forza all’abbandono di Acerra al degrado e al ricatto dell’emergenza. Denunciò per tempo i pericoli della diossina, sollecitò le bonifiche, si schierò con la popolazione quando nessuno lo faceva, e lo fece da destra, con la schiena dritta e senza cercare ritorni personali.

Il suo impegno meridionalista non era folklore o nostalgia. Bigliardo credeva che il Sud dovesse tornare protagonista, non più zona di saccheggio o riserva elettorale, ma motore culturale ed economico di una nazione intera, a partire dai suoi comuni, dai suoi lavoratori, dalle sue scuole, dai suoi giovani. In Europa, nel consiglio comunale, nei suoi articoli, portò Acerra nel cuore, e in ogni battaglia dimostrò cosa significhi fare politica come missione.

Ecco perché oggi, intitolare il circolo di Fratelli d’Italia di Acerra a Roberto Bigliardo è molto più di un tributo: è una scelta di campo. È un segnale preciso. È – se si ha il coraggio di onorarne il nome – un vero e proprio manifesto politico. Perché chi entra in quella sede, oggi, non eredita solo un nome, ma assume su di sé una responsabilità.

In un momento in cui la maggioranza civica che governa Acerra appare in affanno, giunta al giro di boa del suo mandato senza aver sciolto molti nodi cruciali, questa intitolazione rappresenta anche un invito alla chiarezza, alla direzione, al radicamento. Ma non solo: è un investimento politico e morale per un futuro che vada oltre la prossima scadenza elettorale. Un futuro che abbia memoria, coraggio e visione.

Ma Roberto Bigliardo aveva anche un altro amore, discreto e profondo: il mare. Non lo viveva come un turista in cerca di svago, ma come un uomo abituato a scrutare l’orizzonte, a salpare quando molti restavano fermi. Come nella vita politica, anche in mare Roberto cercava il largo: partì da Acerra e navigò verso Napoli, Roma, Bruxelles. Portava con sé le battaglie del suo territorio, ma non le lasciava mai chiuse nei confini ristretti delle polemiche cittadine. Le proiettava, con disciplina e orgoglio, nei luoghi dove si decidevano i destini. È con quello stesso spirito che salpò da Procida verso Ponza, nella traversata durante la quale il mare se lo prese per sempre. Ma non gli tolse il senso del viaggio.

E forse è proprio questo che la comunità politica che oggi sceglie il suo nome dovrebbe ereditare: la capacità di difendere Acerra amandola, ma senza chiudersi in Acerra. Di radicarsi nel locale, ma pensando in Regione. Di parlare il linguaggio del popolo, ma con lo sguardo puntato su Roma. Come fece lui, ogni giorno.

Intitolare la sezione di Fratelli d’Italia ad Acerra a Roberto Bigliardo non è solo una scelta di memoria. È un giuramento implicito, un impegno ad alzare l’asticella, a non accontentarsi della gestione, a rifiutare la mediocrità del politicismo. È una chiamata a servire la propria comunità senza secondi fini, con spirito di militanza e visione nazionale. È, se vogliamo dirlo con chiarezza, una linea di faglia tra chi vive la politica come carriera e chi la vive come destino.

E se oggi quella sede porta il nome di Bigliardo, allora ha anche il dovere di somigliargli. Di incarnare, nei volti e nelle scelte, quella tensione alta che lo spinse a restare tra la sua gente quando avrebbe potuto restarne lontano. Di portare, ogni giorno, un po’ di Acerra a Roma, ma anche un po’ di Roma ad Acerra. Perché radicamento e ambizione, quando sono nutriti dalla lealtà, non sono in contraddizione. Sono politica. Quella vera.

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Ulderico de Laurentiis
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Direttore Responsabile de "La Voce del Patriota".

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