Non si ferma la mattanza dei giovani in auto

E’ notte a Corso Francia, grande strada di Roma nord, a ridosso tra i quartieri bene più ambiti della Capitale. Le auto sfrecciano sull’asfalto dell’arteria che di giorno è solitamente paralizzata dal traffico e dai semafori, ma che di notte sembra invitarti ad affondare il piede sull’acceleratore. Il ‘driver’ di turno è Pietro Genovese, figlio 20enne del noto regista. Dirà, dopo, di aver rispettato il semaforo e di essere passato con il verde, di non aver proprio visto Camilla Romagnoli e Gaia Von Freumann attraversare la strada un attimo dopo essere scattato il rosso per i pedoni. Di essersi accorto di loro solo dopo averle centrate in pieno con il suo Suv, perché aveva la visibilità ostruita da un’altra auto.
Sia andata così, o no, Pietro si è fermato a prestare soccorso, ciononostante, a successivi accertamenti, il giovane è risultato positivo sia all’alcool test che agli stupefacenti e ora rischia fino a 18 anni di carcere per il doppio omicidio stradale. Gli amici sostengono che sia stato sfortunato, che quel tipo di incidente, così come è andato, è frutto di un destino infame, crudele. E probabilmente è anche così, se non fosse che è proprio questa totale, ripetuta mancanza di responsabilizzazione personale che ha portato a questi avvenimenti ormai così scontati, all’ordine del giorno quasi al punto di non fare più notizia. Le domande sono tante, le risposte pure, ma si fa comunque fatica a trovare quelle giuste. Perché Camilla e Gaia attraversano una strada a scorrimento veloce e a tre corsie, di notte, come Corso Francia quando il semaforo pedonale è già scattato sul rosso? E soprattutto, cosa ci fanno da sole, in giro per la strada dopo la mezzanotte due ragazzine di sedici anni? Pare che Camilla, sollecitata da sua madre , avesse appena mandato un sms in cui diceva di essere ormai prossima a rientrare, e probabilmente era così. Ciononostante, non si può far finta di nulla davanti ai pericoli di una grande città nelle ore notturne, quando le strade silenziose e a volte buie sono preda di una varia umanità, e metà della gente che è in giro ha la coscienza e i sensi alterati da alcool e droghe. E qui ci viene in mente il solito discorso sulle droghe leggere da liberalizzare. Quando poi tutti o quasi i guidatori notturni si saranno fatti canne e spinelli, immaginate che la situazione del traffico risulterà migliorata? E davanti agli eventuali incidenti si chiamerà in causa ancora la iella? Ma che c’entra la sfortuna con l’assunzione di sostanze stupefacenti o dell’eccesso di alcool prima di mettersi alla guida, quando ormai anche i muri sanno che non si fa? Pietro nega di averlo fatto quando parla coi genitori, e questo fa capire come sia anche lui ancora un bambino se non si rende conto che poi alle analisi non puoi mentire.
Ma non è mica l’età che fa lo sventato. Ce ne sono anche di qualche anno di più che ancora non si rendono conto di quello che fanno, come i due autisti dell’Atac licenziati per uso di stupefacenti il primo giorno di lavoro. Sfortunati i due conducenti che sono stati beccati in uno dei controlli a sorpresa contro alcol e droga, effettuati ogni giorno dagli ispettori “anti-doping” della municipalizzata. Assunti e licenziati lo stesso giorno ed ecco anche loro a parlare di sfortuna perché ‘che volete che siano uno spinello o un paio di bicchieri di vino’? E sono anche in molti a pensarla così se è vero come è vero quanto riportato da IL Messaggero che ci racconta come ‘dal 2018 a oggi i controlli, che scattano durante il turno di lavoro e avvengono senza alcun preavviso, sono stati oltre 6mila e hanno portato al licenziamento di 17 autisti beccati al volante dopo aver fatto uso di cocaina, hashish o marijuana’. E scusate se è poco. O forse sortuna.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

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