Nuova svolta sul delitto di Garlasco: ex procuratore Mario Venditti indagato per corruzione in atti giudiziari

Colpo di scena nelle indagini sul delitto di Garlasco: l’ex procuratore di Pavia Mario Venditti, oggi presidente del Casinò di Campione d’Italia, è finito nel registro degli indagati per corruzione in atti giudiziari. All’alba sono scattate le perquisizioni di carabinieri e guardia di finanza nelle abitazioni degli gli stessi genitori di Andrea Sempio Giuseppe Sempio e Daniela Ferrari, di uno zio paterno, Patrizio Sempio, e due zie paterne, Ivana e Silvia Maria Sempio . Le abitazioni perquisite comprendono anche quelle di due ex carabinieri della sezione di polizia giudiziaria di Pavia, Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, oggi in congedo. Si tratta dei due militari che nel 2017 si occuparono degli accertamenti e delle trascrizioni delle indagini a carico di Andrea Sempio sull’omicidio di Chiara Poggi. Perquisite anche tre abitazioni dell’ex procuratore Mario Venditti.

Secondo l’accusa l’allora procuratore di Pavia avrebbe ricevuto soldi (20-30 mila euro) dai familiari di Andrea Sempio per chiudere l’indagine avviata nel 2017. L’indagine nasce dal ritrovamento di un appunto in un block notes a casa dei genitori dell’oggi 37enne durante le perquisizioni del 14 maggio scorso nell’ambito delle attività degli inquirenti sul delitto di Chiara Poggi. Il foglio risalirebbe ai primissimi giorni di febbraio 2017, pochi giorni prima che Sempio venisse formalmente informato di essere indagato per la prima volta, l’8 febbraio, quando gli fu notificato l’avviso per l’interrogatorio previsto due giorni dopo. La nota, che presenta la grafia del padre di Sempio, Giuseppe, riporterebbe le cifre “20/30”, seguite dal simbolo dell’euro, il nome “Venditti” e la frase “gip archivia”, elementi che hanno fatto scattare l’attuale filone investigativo. “Serve una perizia calligrafica per attribuire i pizzini a chicchessia”. Lo ha detto l’avvocato di Sempio, Massimo Lovati, commentando la notizia dell’indagine sull’ex procuratore di Pavia. E ancora: “Per me quello era un preventivo di spese legali”. Secondo il Legale di Sempio si tratterebbe di Cifre troppo esigue per ipotizzare corruzione. 20 o 30mila euro mi sembrano una base troppo esigua per un’ipotesi corruttiva di un professionista del genere” ha dichiarato lo stesso Massimo Lovati.

Gli inquirenti starebbero ricostruendo i flussi di denaro versati dai familiari dello stesso Sempio per ottenere l’archiviazione dell’indagine del 2017 su Sempio. I controlli bancari svolti dalla Guardia di Finanza di Pavia e dai colleghi del gruppo di Brescia hanno evidenziato un movimento di fondi, risalente ai primi giorni del 2017, verso il conto di Giuseppe Sempio, provenienti dai parenti stretti. L’ipotesi degli investigatori è che la famiglia di Sempio fosse venuta a conoscenza dell’indagine già nelle prime fasi, quando sarebbe dovuta rimanere coperta dal segreto. Le indagini della guardia di finanza avrebbero accertato un trasferimento di circa 40 mila euro dalle zie al padre di Sempio. Il sospetto è che quei soldi siano stati prelevati in contanti e poi girati a Venditti. Degli esborsi analizzati, l’unico legato in modo diretto a quell’indagine sarebbe un pagamento di oltre 6mila euro a favore dell’ex generale del Ris, Luciano Garofano.

Secondo la Procura di Brescia, in particolare, “tra i passaggi intercettati non trascritti vi era riferimento” di Giuseppe Sempio, padre di Andrea, alla necessità di “pagare quei signori lì” con modalità non tracciabili. Da qui la necessità dei pm bresciani di “comprendere perché fu omessa la trascrizione di quelle frasi di forte valenza indiziaria e soprattutto perché fu omessa una verifica bancaria allo scopo di cercare di ricostruire chi fossero i beneficiari effettivi di quei pagamenti e la loro causale”. La Procura ha affidato indagini alla Guardia di Finanza e sarebbero emerse “movimentazioni anomale” avvenute tra dicembre 2016 e giugno 2017: “Le zie paterne di Andrea Sempio hanno emesso assegni per 43.000 euro a favore del fratello Giuseppe e nel medesimo periodo Giuseppe Sempio e Andrea Sempio hanno effettuato prelievi in contanti per 35.000 euro del tutto incongrui rispetto alle loro ordinarie movimentazioni bancarie”.

Oltre agli elementi già emersi sulla presunta gestione anomala dell’inchiesta e sul presunto prezzo della corruzione, sempre i pm bresciani, mettono in rilievo «contatti opachi» tra Andrea Sempio, Spoto e Sapone. Il giovane e anche i suoi familiari, secondo il decreto, avrebbero «intrattenuto» con i due investigatori dell’epoca «poco prima» delle audizioni in Procura «dei contatti non relazionati», in particolare con Sapone, o di «durata incongrua», in particolare con Spoto. I pm segnalano, ad esempio, anche che, quando a Sempio fu notificato l’invito a comparire per l’interrogatorio otto anni fa, l’allora maresciallo Spoto «si tratteneva presso Sempio Andrea per un tempo assai esteso, incompatibile con la mera esecuzione dell’attività notificatoria». Ci sono alcune intercettazioni che sarebbero state degli elementi a carico di Andrea Sempio, ma non sono state prese in considerazione o addirittura non trascritte in alcuni passaggi. E tra quelle captazioni ambientali, registrate nella macchina di Sempio nel 2017, ci sono anche stralci già venuti a galla in questi mesi in cui Andrea diceva al padre che avevano «cannato» una risposta.

La Procura, diretta da Francesco Prete, evidenzia anche «la breve durata dell’interrogatorio di Sempio» otto anni fa. E tra i passaggi dei colloqui non trascritti indica «il riferimento» del padre di Sempio alla «necessità di “pagare quei signori lì” con modalità non tracciabili». Frasi che, scrive la Procura di Brescia, erano di «forte valenza indiziaria», ma malgrado ciò venne anche «omessa ogni verifica bancaria» per rintracciare i «beneficiari» di quei pagamenti. La Guardia di finanza di Pavia, su delega della procura di Brescia, ha poi sentito in mattinata al Comando provinciale i genitori di Andrea Sempio, perquisiti nell’ambito dell’indagine per corruzione in atti giudiziari a carico dell’ex procuratore Mario Venditti.

Il legale di Alberto Stasi, l’avvocato De Rensis, unico condannato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, commenta l’inchiesta bresciana definendo “l’ipotesi accusatoria talmente grave da non dover essere commentata da un semplice avvocato. Di inaudita gravità i fatti contestati”.

Di parere diverso il legale dei Poggi che ha espresso invece lo sconcerto della famiglia da lui rappresentata con le testuali parole: – “Queste cose non sono casuali. C’è il tentativo di rilanciare attraverso un meccanismo di sponda un’indagine che ad oggi ha portato solamente conferme sulla responsabilità di Stasi. Siamo nel paradosso dei paradossi. Questo non è un colpo di scena. È una grande vicenda nella quale si ha l’impressione si combatta senza esclusione di colpi. I genitori di Chiara son sconcertati da quello che leggono, è una ferita che non si rimargina mai”. Così Francesco Compagna, avvocato di Marco Poggi entrando in procura a Pavia, commentando l’inchiesta sull’ex procuratore Mario Venditti. “Qualche cosa aleggiava in questa vicenda – prosegue il legale – era stata messa in discussione la precedente inchiesta su Sempio, ma credo abbia più senso occuparsi dei dati reali, delle tracce, sennò si rischia di creare dei polveroni che nuocciono alla credibilità della giustizia”-. Poi: l’indagine che ha portato in cella Stasi “costellata da errori e orrori come cancellare un alibi”, nuova indagine “va assolutamente rispettata”.

In seguito a questa nuova svolta nelle indagini la gip di Pavia Daniela Garlaschelli ha concesso una proroga di 70 giorni per l’incidente probatorio disposto nella nuova inchiesta sul delitto di Garlasco. A chiedere più tempo per gli accertamenti erano stati gli stessi periti della giudice, ossia la genetista Denise Albani e l’esperto dattiloscopico Domenico Marchigiani.

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Manuela Cunsolo
Manuela Cunsolo
Laurea magistrale in Giurisprudenza, vive a Catania dove attualmente svolge la Pratica forense presso uno studio penale. Alle scuole superiori ha iniziato a fare volontariato in uno dei quartieri disagiati della sua città dando lezioni di doposcuola ai bimbi. Sempre il suo amore per i bambini l'ha spinta a diventare volontaria Abio presso i reparti di pediatria generale, oncologica e broncopneumologia del Policlinico di Catania per circa 10 anni. Il suo sogno è di diventare un avvocato penalista e una mamma.

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