Il giornale tedesco Welt am Sonntag, edizione domenicale del quotidiano Die Welt, ha riportato, citando fonti diplomatiche europee informate da esponenti del regime cinese, che la Cina sarebbe disponibile ad inviare truppe di peacekeeping in Ucraina su mandato dell’ONU. La rivelazione di questa disponibilità di Pechino merita di non passare inosservata. Anzitutto, bisogna precisare che quella di inviare in Ucraina, per garantire la sicurezza della Repubblica ex sovietica, soldati stranieri nel ruolo di peacekeepers, non è un’ipotesi che sta entusiasmando buona parte dell’Occidente, in particolare gli Stati Uniti e l’Italia.
Semmai, al fine sacrosanto di mantenere un ruolo attivo e mettere al riparo Kiev da nuove aggressioni e sconfinamenti russi, si sta pensando ad un altro tipo di protezione. Cioè, emerge sempre più l’idea di applicare l’articolo 5 della NATO all’Ucraina, quello della mutua difesa militare fra i Paesi membri dell’Alleanza Atlantica, pur senza alcuna adesione ufficiale da parte di Kiev. Una soluzione che è stata proposta dalla premier Giorgia Meloni e che è stata rilanciata dopo da Donald Trump durante il vertice in Alaska con Vladimir Putin. Non vi sarebbe così bisogno di mandare militari sul terreno, per così dire, a stazionare e si agirebbe solo in caso di offensiva della Russia. Certo, occorrerà studiare il modo più opportuno per assicurare interventi tempestivi, ma, in ogni caso, in Europa orientale vi sono diverse basi NATO vicinissime all’Ucraina e pensiamo soltanto a quelle site in Romania, Polonia e Slovacchia.
Perciò, se il tema dei peacekeepers occidentali dovesse essere completamente accantonato, la sola presenza eventuale di truppe cinesi diventerebbe come minimo sconveniente, anche con l’autorizzazione delle Nazioni Unite. Tuttavia, se invece, al contrario, l’Europa e magari anche gli USA, supponiamo, cambiassero idea e decidessero di dislocare truppe di peacekeeping in Ucraina, pure di fronte a questo scenario l’ingresso della Cina con i propri scarponi sul terreno sarebbe discutibile e fonte di preoccupazione. Nel leggere quanto segnalato da Welt am Sonntag, alcuni in Europa hanno salutato con favore la volontà cinese di impegnarsi in Ucraina, mentre altri, nel Vecchio Continente, hanno reagito con marcato scetticismo. Deve prevalere la diffidenza in una Unione Europea che, a causa di coloro i quali si prestano spesso e volentieri al ruolo di servi sciocchi, (Giuseppe Conte, Romano Prodi, il premier spagnolo Pedro Sanchez e simili), ha già fin troppo peccato di ingenuità nei confronti della Repubblica popolare cinese.
La Cina non ha mai condannato, dal 2022 ad oggi, l’invasione illegittima della Russia in Ucraina e non si tratta solo di questo. Pechino ha sostenuto, in modi più o meno striscianti, l’esercito russo in guerra fornendogli tecnologie necessarie per proseguire il conflitto e ha evitato di esercitare la propria influenza sulla Corea del Nord, che è sempre stata determinante, magari scoraggiando Kim Jong-un dall’invio di soldati nordcoreani in appoggio a quelli russi. La Cina è un attore defilato, ma comunque presente sul fronte e recita una parte che senz’altro non è favorevole all’Occidente e neppure a Kiev. I soldati di Xi Jinping, dietro allo specchietto per le allodole del peacekeeping, non contribuirebbero al mantenimento della pace e nemmeno alla sicurezza dell’Ucraina, che, anzi, con degli alleati di fatto di Vladimir Putin al proprio interno, diverrebbe ancora più vulnerabile, e farebbero opera di spionaggio e quant’altro a favore del Dragone e del Cremlino.