C’è una virtù che attraversa i secoli e le civiltà: quella della misura. Aristotele invitava già nell’Etica Nicomachea a una “medietà” tra gli eccessi, declinata poi dai latini nel motto in medio stat virtus — “la virtù sta nel mezzo”, da non confondere con l’oziosa mediocrità — facendone il fondamento dell’etica della ragione. Oggi, in un mondo dominato dagli eccessi, quella lezione sembra riaffiorare proprio dove meno ce lo aspetteremmo: nel Giappone contemporaneo.
Federico Rampini, nel suo saggio La lezione del Giappone, ci mostra un Paese che sembrerebbe incarnare proprio la phronesis aristotelica — la saggezza pratica che guida l’uomo verso l’azione giusta, lontana dagli estremi del vizio e dell’avidità.
In una società che ha imparato a coniugare innovazione e tradizione, tecnologia e spiritualità, immigrazione e identità culturale, il Giappone è diventato la prova vivente che la virtù della misura può ancora governare il mondo moderno.
Non è un caso che anche il premio Nobel in economia Amartya Sen, nel suo studio sullo sviluppo umano, abbia guardato con ammirazione alla cultura giapponese: lì ha ritrovato l’idea che la libertà non è puro arbitrio, ma disciplina interiore — la capacità di realizzarsi nella responsabilità verso gli altri. È la traduzione contemporanea della phronesis: l’intelligenza morale che orienta la libertà al bene comune.
Rampini e Sen convengono, seppur involontariamente, nel ricordare che la vera forza è nell’equilibrio: una lezione che sembrerebbe ormai dimenticata nel nostro “Occidente imprudente”. Laddove la cultura occidentale intrisa di relativismo si perde negli eccessi di velocità, consumo e conflitto, il Giappone insegna la calma, la cura e la continuità. Rampini contesta l’immagine di “nazione ferma” che normalmente se ne fa e la descrive come un “laboratorio del futuro” da prendere ad esempio: un’economia della moderazione, una politica della compostezza, una cultura dell’armonia.
In un’epoca di globalizzazione e polarizzazione, la lezione giapponese emerge peculiare e — proprio come quella dimenticata di Aristotele — ci ricorda che la libertà autentica nasce solo dalla misura. E che la virtù, oggi come allora, sta nel mezzo, non nell’eccesso imprudente.