La valanga di critiche che ha colpito il professor Gozzini, ordinario di storia all’università di Siena, per gli inqualificabili epiteti rivolti al presidente Meloni, sembrano aver un po’ attutito un aspetto non meno inquietante della vicenda. Nel consesso di intellettuali riunito nella trasmissione radiofonica, che potremmo definire agevolmente il “luogo del delitto”, sembravano tutti beatamente in accordo con le offese, sghignazzati ne hanno approvato il contenuto ponendo in essere una vera e propria dinamica da reato associativo. Erano tre, l’esecutore materiale Gozzini, il palo Raffaele Palumbo, che ha assunto un atteggiamento un po’ più passivo anche se non meno collaborativo e infine il complice che ha dato un consistente apporto morale e materiale al misfatto, Van Straten.
Nel rivedere le immagini della trasmissione è infatti chiaro come Van Straten, scrittore di fama, si affanni a cercare quei sinonimi offensivi che mancavano all’eloquio di Gozzini e con soddisfazione partorisce un bel “peracottara”, ribadito, reiterato, con la placida calma di chi sente di stare a rendere un servizio essenziale alla narrazione mainstream. Meloni, di destra, assiomaticamente ignorante, può essere vilipesa e la sua immagine esposta al pubblico ludibrio. E sconcerta la sua dichiarazione pubblica subito doppi fatti, nella quale prende le distanze definendo il linguaggio usato “come quello di Salvini”. Toppa peggiore del buco.
E non è dunque meno grave il contegno assunto da Van Straten, rimasto anche pavido e comodo nel cono d’ombra garantito da Gozzini, leader del consesso criminale di cui sopra. Non è men grave se si pensa ai ruoli pubblici di rilievo che costui ricopre ed ha ricoperto, sempre ben sponsorizzato da una sinistra radicatissima in Toscana e che in gioventù aveva servito facendosi eleggere in consiglio comunale a Firenze: per anni nel cda della Biennale di Venezia, nello stesso periodo è stato presidente dell’AGIS. Sovrintendente della Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, è stato anche direttore dell’istituto di cultura italiana a New York. Passato per il cda della RAI in quota Pd, nonché nella giuria del premio strega, ha anche ottenuto un’onorificenza assai prestigiosa, atteso che il Nostro è anche grande ufficiale dell’ordine al merito della repubblica italiana, al cui vertice siede il presidente Mattarella.
Proprio Mattarella ieri ha chiamato la Meloni per tributarle solidarietà ed è stato un gesto apprezzabile e apprezzato, ma ci si chiede se non sia opportuna la revoca dell’onorificenza data l’infima compartecipazione ad una sceneggiata triviale, perpetrata ai danni non solo di una donna, ma del leader dell’unico partito d’opposizione, che una sinistra intellettualmente onesta e lontana da derive assolutiste e staliniane, dovrebbe preservare cara e tenere accudita, data la sua importanza nella conservazione della dialettica democratica.
La legge istitutiva dell’ordine stabilisce che l’onorificenza sia conferita per ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, contestualmente ne impone la revoca a chi se ne renda indegno… ebbene, più indegno di così …
Concordo nella conseguenziale revoca dell’onorificenza in quanto è palese che detto soggetto non né è degno.
Sono decisamente daccordo sul togliere questa onoreficienza ad una persona che si e6dimostrata tanto colta nello sproloquio
Speriamo che questa gentaglia gozzini, Palumbo,van Staten vengono puniti,con licenziamenti, togliere le varie onoreficenze solo così un buon insegnamento a tutti
Se fossimo in una vera “democrazia” la legge istitutiva dell’ordine parla chiaro, quindi non vedo il perché di chi si renda indegno di tale onoreficenza non venga espulso.