E’ un momento d’oro per gli inquirenti che nel giro di due giorni hanno smantellato una banda che era in procinto di ‘inondare Roma di droga’, e fatto emettere 5 misure cautelari riguardo al caso di Luca Sacchi, il giovane preparatore atletico ucciso anche lui con un colpo di pistola la notte del 23 ottobre scorso mentre si trovava in strada con la fidanzata ucraina, Anastasia Kylemnyk. E lo scoop è proprio qui: tra le 5 misure cautelari una è destinata ad Anastasia, che sembra fosse impegnata ad acquistare un notevole quantitativo di droga proprio quella maledetta sera, non si sa se con la complicità o meno della povera vittima.
Ma andiamo con ordine e cominciamo a vedere la grande operazione che ha permesso agli inquirenti di assicurare alla giustizia un’intera banda di spacciatori, numerosa e organizzata. “La devo dare a tutta Roma”, diceva al telefono Fabrizio Fabietti, secondo nella linea di comando dopo Fabrizio Piscitelli, quest’ultimo ucciso il 7 agosto scorso da un killer sconosciuto con un colpo di pistola alla testa. E la banda di cui era il vertice aveva davvero la possibilità di inondare Roma di droga, di sicuro sottraendo anche ad altre bande le piazze di spaccio. E deve essere stato probabilmente questo ad aver dato fastidio a qualcuno, e portato all’omicidio di Diabolik, come era conosciuto Piscitelli dai suoi amici.
Ed ecco scattare l’operazione #GrandeRaccordoCriminale, che ha visto oltre 400 finanzieri impegnati e ha portato arresti e misure cautelari per 51 persone, divise in tre regioni: Lazio, Calabria e Sicilia. Le piazze più battute dalla banda erano nella Capitale, soprattutto a Roma Nord, ma comunque capace di rifornire qualsiasi piazza della città.
La banda di Piscitelli era organizzata e compartimentata come un piccolo esercito, con all’interno una squadra composta quasi per intero da ex pugili albanesi, con il compito specifico di recupero crediti. In pratica, la squadra intercettava chi aveva contratto debiti e, utilizzando mezzi a cui è proprio difficile opporsi, induceva i creditori a estinguere rapidamente quanto dovuto. Così tra estorsioni, pestaggi, violenze, automobili date alle fiamme, vetrine distrutte, la banda prosperava e allarga la sua sfera di influenza sempre di più, fregandosene degli eventuali ‘malesseri’ che questo poteva procurare. Almeno fino all’omicidio di Diabolik, che per tutti deve essere stato una specie di campanello d’allarme che però, malgrado tutto, non ha portato a un ridimensionamento del gruppo.
Fabrizio Fabietti continuava ad avere le stesse mire espansionistiche che avevano portato alla morte di Diabolik. La volontà era quella davvero di ‘prendersi tutta Roma’, e in questo progetto Fabietti svolgeva il ruolo di broker del narcotraffico per l’approvvigionamenti di droga ed aveva rapporti con la cosca di ‘ndrangheta Bellocco e i fratelli Emanuele e Leopoldo Cosentino, entrambi destinatari del provvedimento cautelare.
A rompere a tutti le uova nel paniere per tutti ci hanno pensato gli uomini delle Fiamme Gialle. Davvero un ottimo successo, che speriamo sia solo il primo di tanti.