Siamo giunti al momento della verità: Donald Trump ha fermato la guerra, Giorgia Meloni ha sostenuto la pace, e il mondo intero tira un sospiro di sollievo.
Manca solo un ultimo passo per completare l’opera: convincere Maurizio Landini ad accettare l’accordo.
Dopotutto, se perfino Hamas e Netanyahu sono riusciti a firmare lo stesso documento, non si vede perché non possa farlo anche il segretario della Cgil, che di guerre ne ha scatenate più di quante ne abbia fermate.
La pace? Solo col contratto giusto
Secondo indiscrezioni provenienti da piazza dell’Esquilino, Landini avrebbe accolto la notizia dell’intesa con una riunione straordinaria:
“Compagni, se Trump è il Presidente della Pace, allora noi chiediamo la clausola di rinnovo triennale e l’indennità di cessate il fuoco!”.
Fonti vicine alla Cgil confermano che il leader sindacale si sarebbe mostrato favorevole al piano di pace, purché sia previsto un tavolo di confronto tra Hamas, Israele e i sindacati di base, con l’obiettivo di discutere le ore di straordinario maturate durante il conflitto.
Landini chiede garanzie: “Stop alle armi, ma non agli scioperi”
L’adesione del sindacato alla nuova era diplomatica sarebbe imminente, ma con alcune condizioni:
- che il cessate il fuoco non riguardi gli scioperi;
- che il valico di Rafah venga gestito in rotazione tra Usb e Fiom;
- e che i caschi blu dell’Onu siano sostituiti da delegati sindacali con megafono.
Secondo alcuni osservatori, Trump avrebbe accolto con favore la proposta, a patto che Landini non chieda anche il bonus pace in busta paga.