Da assai tempo, ormai, la sinistra ha svelato le sue carte e si è rivelata all’elettorato per quello che è: nostalgica. Nostalgica di tutti quei governi che cercarono di applicare alla lettera le sacre scritture contenute nel Manifesto di Marx, che ce l’aveva a morte con la proprietà privata. E la degenerazione dei regimi comunisti ai quali a sinistra piace ispirarsi, ha portato alla limitazione totale della proprietà, ai governi che scelgono arbitrariamente cosa farne. Regolazione della vita intera del cittadino (suddito), eliminazione di ogni tipo di pensiero autonomo, violazione della privacy (come per il Redditometro: com’è piccolo il mondo!). Concetti ampiamente superati già dallo Statuto Albertino, che così recitava: “La proprietà privata è sacra, inviolabile, intangibile e solo in casi rarissimi ed eccezionali può essere sacrificata”. Concetti inapplicabili pure al nostro ordinamento, che all’articolo 42 della nostra Costituzione prevede: “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge”.
Il tallone di Achille
Ma a sinistra, il vizietto di progressisti e radical riguarda gli immobili. Gli immobili degli altri, si capisce. È il loro tallone di Achille, è il loro chiodo fisso: proprio non riescono a concepire che il proprietario di una casa è chi quella casa l’ha comprata attraverso tutti i metodi di acquisto previsti dalla legge. No, troppo difficile da capire, concetti troppo lontani dalla forma mentis marxista. Così, scoppia il caso Salis, l’eurodeputata di Avs salvata dall’immunità concessa benevolmente da Bonelli e Fratoianni. Case popolari occupate, come racconta, per protesta sociale. Case sottratte a povera gente, magari con figli piccoli o anziani, che ne aveva diritto. E ingenti spese arretrate da restituire allo Stato: 90mila euro circa. E non solo un errore di gioventù: Salis lo rivendica, Fratoianni la appoggia, a colpi di “non è detto che tutto ciò che è legale, sia anche giusto”. Che, detto da una militante di estrema sinistra, è un conto; detto da una eurodeputata, fa tutto un altro effetto. Un incentivo a delinquere, un po’ come accaduto per lei stessa: il carcere di Budapest come una autostrada spianata verso il Parlamento europeo.
Piazza Rossa, Mosca
Alle follie della Salis, si è unita anche la Cgil, in collaborazione con la Sunia. La questione riguarda il caro affitti a Firenze: il Tar ha eliminato il divieto di affitti breve a Firenze, che seconda la sinistra avrebbero scatenato un rialzo eccessivo dei prezzi per le locazioni. E per questo, la soluzione sarebbe vietare ai proprietari di affittare la casa. In pratica, dire ai cittadini cosa fare con la propria proprietà. Magari fittarla a lungo tempo a prezzi bassi, aspettare che ti paghino e non avere alcuna soluzione per cacciare chi non paga. Questo il messaggio rilasciato dai sindacati, che sembra più simile a un discorso di Lenin sulla piazza Rossa a Mosca rispetto a un comunicato datato 2024: “Sul fenomeno degli affitti brevi e delle locazioni turistiche nelle città è preoccupante l’assenza di misure organiche da parte del governo in grado di limitare e circoscrivere una modalità di utilizzo del patrimonio immobiliare, conferendo poteri ai Comuni che oggi dispongono di pochissimi strumenti per una corretta regolamentazione su un uso virtuoso e tollerabile degli immobili”. In altre parole, più potere allo Stato di entrare nella vita (e nella proprietà) privata del cittadino, meno potere decisionale di quest’ultimo nello scegliere liberamente la destinazione del proprio immobile. È un vizietto del quale la sinistra non riesce proprio a fare a meno.
Caro Andrea quanto hai ragione.
Purtroppo voglio aggiungere un’altra riflessione amara: l’articolo 42 della Costituzione, che, ricordiamoci, non è “la più bella del momdo” come dice un pagliaccio patetico filo-sinistra che va ancora per la maggiore tra la gente di spettacolo, ma frutto di un compromesso con i comunisti che volevano una costituzione da unione sovietica e le forze democratiche che volevano una costituzione da Paese libero, stabilisce che
“La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto [c.c. 922], di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale [c.c. 832] e di renderla accessibile a tutti”
Cosa serebbe mai questa finalità della legge rivolta ad assicurare la finalità sociale della proprietà privata?
Questo è il grimaldello che permette ai comunisti di ingerirsi in quello che ciascun proprietario dispone dei propri beni.
E attenzione: non dice che la legge debba impedire un uso dannoso per la collettività, che sarebbe un giusto bilanciamento dei diritti, ma una funzione sociale.
Quindi lo Stato può stabilire quale sia la funzione sociale cui i beni di ciascuno devono essere rivolti e legiferare in tale senso.
Quanto comunismo abbiamo ancora nella Costituzione! Con questo principio è possibile espropriare aziende, impedirne la chiusura o il trasferimento, imporre determinati modi di produrre o addirittura prodotti.
L’Alfa Romeo una volta poteva essere la BMW italiana: automobile sportiva di classe, fascia di mercato ricca e in forte sviluppo.
Ma lo Stato decise invece che doveva avere una funzione sociale, e impose all’Alfa Romeo di fare l’Alfa Sud e produrre vetturette di poco prezzo e scarsa qualità.
Con i risultati che tutti sanno,
Con affetto
Alessandro