Ieri, su LA7, è andato in onda uno spettacolo orrendo, indecoroso e gravissimo, nel quale abbiamo avuto modo di vedere una figura apicale della magistratura italiana subissato dalle domande di un Massimo Giletti in grande spolvero: un teatrino, quello messo su da Luca Palamara, molto più inquietante di quanto non lo si voglia dare a vedere.
Ciò che è stato affermato dal magistrato, non si sa se in stato confusionale a causa del mix tra telecamere puntate e domande incalzanti o se per precisa volontà di sembrare ingenuo, ha gettato un’ombra nerissima su tutto il Consiglio Superiore della Magistratura, fino alla figura del Presidente della Repubblica, tirato in ballo dallo stesso all’interno di una frase infelicissima, che suona come una minaccia nei confronti del CSM tutto.
“Faccio parte di un organo composto da 27 persone, tra cui il Presidente della Repubblica, pensare che le colpe siano tutte di Luca Palamara è sciocco”: una frase che potrebbe esser passata sotto traccia ad un ascoltatore disattento, non a chi ha quel quid minimo di capacità di comprensione per saper leggere tra le righe.
Cosa avrà voluto intendere il magistrato con delle parole che suonano come un macigno? A voler pensar male – e spesso a pensar male si pensa bene – c’è chi potrebbe ipotizzare una richiesta di salvacondotto in cambio di qualche nome celebre da gettare in pasto a giudici, stampa e opinione pubblica.
Come se non bastasse, altre frasi hanno sfondato la quarta parete.
“Nelle logiche di spartizione dei ruoli ogni corrente ha i suoi uomini, non Luca Palamara”.
“E’ normale che si verificassero casi di magistrati nelle sale d’attesa del CSM per autoproporsi in ruoli significativi…venivano ascoltati in base alle correnti di appartenenza”.
“Sulla nomina di Basentini…posso solo confermare che vi sono rapporti tra Bonafede e Pucci…altro non posso dire”.
“Non sto dicendo bugie, di bugie ORA NON POSSO PIU’ DIRNE”.
La figura di Palamara, dal confronto televisivo di ieri sera, ne esce non solo indebolita, ma con la credibilità personale a pezzi. Non vale la pena preoccuparsi per ciò che sarà di questo delatore di lusso, in quanto per individui del genere ci si augura l’oblio: la reale questione è che è stata devastata l’immagine della giustizia italiana, colpita dal malaffare di alcuni che, come al solito, mina la credibilità di un intero sistema.
Una riforma del CSM, con annessa una grande purga di corrotti e corruttori, non è più rimandabile.