La Gran Bretagna del 2025 è diventata il laboratorio distopico d’Europa, dove sventolare la Union Jack o la Croce di San Giorgio equivale a commettere un crimine politico. Non è un’iperbole, è cronaca: centinaia di video mostrano uomini e donne trascinati via in manette dalla polizia per il solo fatto di aver issato la bandiera nazionale.
Manifestanti arrestati per aver sventolato o esposto la Union Jack, una donna ammanettata per aver portato la Croce di San Giorgio davanti a un hotel destinato agli immigrati. Scene che ricordano 1984 e V per Vendetta: cittadini trattati da sovversivi per aver difeso i simboli della loro identità.
Il paradosso è sotto gli occhi di tutti: lo Stato non colpisce i criminali, ma chi osa denunciare le folli politiche immigrazioniste del governo. Nel solo 2024 sono state oltre centomila le richieste d’asilo, i flussi clandestini continuano senza freni e gli stupri sono esplosi. Non è la prima volta che le autorità scelgono la menzogna: basti ricordare il Rotherham scandal, quando per sedici anni oltre 1.400 bambine furono abusate da gang pakistane mentre polizia, politici e mezzi d’informazione occultavano tutto per «non alimentare il razzismo».
E oggi la storia si ripete, fino al grottesco. A Dundee, in Scozia, una ragazza di 14 anni ha brandito un’ascia e un coltello per difendere la sorellina di 12 anni da un uomo che ritenevano essere un aggressore sessuale. Risultato: fermata dalla polizia lei, non il presunto aggressore. La vicenda, rilanciata anche da Elon Musk, ha fatto il giro del mondo e la giovane è diventata un’icona, soprannominata Saint Axe. C’è chi la paragona a Giovanna d’Arco e a William Wallace, simboli eterni della resistenza contro la tirannia e, certamente, le grida di quella ragazza così giovane danno voce a chi è totalmente esasperato da questa situazione.
Indipendentemente dalla dinamica dell’accaduto, siamo di fronte ad un episodio che è figlio del degrado causato dalle scellerate politiche immigrazioniste degli ultimi lustri. Le ragazze dovrebbero poter vivere con spensieratezza, non nel terrore di essere stuprate. Ma, ovviamente, i media mainstream le istituzioni attuali sono impegnate a parlare di “disinformazione” focalizzando la loro attenzione sul mancato stupro – grazie a Dio! – e omettendo completamente il contesto che ha spinto una ragazzina a girare armata per sentirsi sicura. Da non crederci.
Nel frattempo, il premier Starmer annuncia l’uso della forza contro i manifestanti, mentre le carceri vengono svuotate per far posto ai dissidenti. Oltre 400 arresti in pochi mesi, un giro di vite che ha trasformato il patriottismo in reato.
In un tentativo maldestro di placare l’ondata patriottica, Starmer ha scritto su X: «sono orgoglioso della nostra bandiera come simbolo della nostra nazione. Come molti, ne ho una appesa a casa. Usare la nostra bandiera per dividere la svaluta.» Un messaggio che accusava implicitamente i manifestanti e che ha scatenato un’ondata di critiche feroci. Riassumibili in un concetto semplicissimo: «se qualcuno si sente offeso e disturbato dalla nostra bandiera, significa che non dovrebbe stare qui..» Reazioni che hanno raccolto decine di migliaia di like e condivisioni, trasformando un semplice post in un boomerang che ha amplificato il grido dei patrioti.
E a rafforzare la narrazione tossica ci pensano giornali come La Repubblica, che è arrivata a definire la Croce di San Giorgio “simbolo dell’estrema destra xenofoba”: emblema del livello di partigianeria e cialtronaggine dei nostri media, pronti a cancellare con un’etichetta ideologica secoli di storia e identità.
L’emergenza democratica non è solo un problema britannico. In Romania, ai leader conservatori viene impedito di vincere le elezioni. In Francia, le banlieue sono fuori controllo, con rivolte e violenze cicliche che lo Stato non sa né vuole fermare preferendo concentrare le proprie energie per evitare che Marine Le Pen e il Rassemblement National possano governare la Nazione. In Germania, il governo etichetta come estremista l’AfD e invoca la messa al bando di un partito che rappresenta milioni di cittadini. È lo stesso copione ovunque: criminalizzare il dissenso, censurare chi non si allinea, reprimere chi difende identità, tradizioni e libertà.
Non è un caso che proprio a Monaco, lo scorso febbraio, JD Vance abbia denunciato il declino della democrazia in Europa e nel Regno Unito, dove i popoli non contano più nulla e i governi obbediscono soltanto a burocrazie e ideologie senza radici. Le sue parole risuonano oggi come un avvertimento che i fatti confermano: l’Europa si allontana dalla libertà e si avvicina a una dittatura soft che punisce i suoi cittadini invece di proteggerli.
Eppure, di tutto questo non si sente parlare in televisione e non si legge nulla sui giornali. Troppo scomodo raccontare che l’Europa sta diventando un continente in cui sventolare la propria bandiera è un atto sovversivo, protestare contro l’immigrazione incontrollata un crimine e difendere la propria famiglia equivale a rischiare la galera.
La verità è semplice: non siamo davanti al “pericolo fascismo”, ma al grido di un popolo tradito. E qui la lezione per l’Europa è chiara: l’immigrazionismo non porta integrazione, ma caos. Chi oggi chiama i patrioti estremisti, domani dovrà ammettere che sono stati i primi a difendere la libertà. La Gran Bretagna del 2025 è ben oltre 1984 e V per Vendetta. Ma proprio come Giovanna d’Arco, William Wallace e persino Guy Fawkes, la storia insegna che chi combatte per la libertà, anche se perseguitato e ridotto al silenzio, finisce per accendere un fuoco che nessun regime potrà mai spegnere.