Per il caporalato rendiamo grazie a sindacati e sinistre

L’atroce e ingiusta morte del lavoratore indiano 31enne Satnam Singh, avvenuta nei pressi di Latina, ha riportato al centro del dibattito pubblico la drammatica questione del caporalato. Singh era un addetto nel settore dell’agricoltura, ma non aveva alcun contratto regolare di lavoro e nemmeno il permesso di soggiorno, ovviamente obbligatorio per gli immigrati extra-UE, e sua moglie si trovava nella stessa situazione. La Procura di Latina ha aperto un’inchiesta sull’incidente occorso al ragazzo ed inserito nel registro degli indagati il datore di lavoro, accusato di omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme sulla sicurezza. Gli inquirenti faranno il loro lavoro, ma sembra che lo sventurato giovane sia andato incontro ad una morte del tutto evitabile a causa di un comportamento gravissimo assunto dal suo titolare. Satnam Singh è rimasto incastrato in un macchinario utilizzato per avvolgere la plastica e la forte pressione gli ha causato la mutilazione del braccio e la frattura delle gambe. Il suo principale, anziché chiamare subito i soccorsi vista la gravità dell’incidente, ha condotto il malcapitato a casa, che è stato poi portato in ospedale, probabilmente dai suoi connazionali, ma il tempo perso per una disumana decisione adottata dal datore di lavoro si è rivelato fatale e il bracciante indiano è spirato al San Camillo di Roma.

Si è scelto, la Procura andrà a fondo e però pare che sia andata proprio così, di “scaricare” il prima possibile Singh per non avere grane in quanto si trattava di un immigrato clandestino e di un lavoratore in nero, ma ora, i problemi saranno doppi o tripli. Il Governo, attraverso l’ultimo Consiglio dei Ministri e il ministro del Lavoro Marina Elvira Calderone, ha dichiarato guerra al caporalato. Nel comparto dell’agricoltura, ma non solo, e non soltanto al Sud, si infiltrano i cosiddetti caporali, ossia, figure intermediarie che reperiscono personale presso le comunità straniere presenti in Italia, nella maggior parte dei casi il caporale recluta immigrati irregolari, e lo offrono ad alcune imprese, senza prevedere assunzioni regolamentari e all’insegna di paghe molto basse. Avviene lo sfruttamento della disperazione in barba a tutte le leggi, dalle norme sul lavoro a quelle riguardanti l’immigrazione extracomunitaria. Il Governo Meloni intende, tramite controlli incrociati e banche dati, rendere la vita difficile a questi caporali, i quali hanno agito indisturbati per tanti anni, e lotta, sin dal proprio insediamento, per interrompere l’immigrazione clandestina con il contrasto degli scafisti criminali e di quelle ONG più politiche che solidali, gli accordi con Paesi come Tunisia, Libia e Albania, e le pressioni rivolte alla UE affinché non lasci sola l’Italia.

L’azione del Governo ha già ottenuto dei risultati come la significativa riduzione degli sbarchi illegali presso le coste italiane, ma c’è ancora tanto da fare. Non si possono risolvere in nemmeno due anni tutti i problemi determinati da una negligenza protrattasi per decenni e il fenomeno del caporalato è un enorme buco nero che ingurgita tutto, da questi cosiddetti intermediari che svolgono il loro reclutamento senza risultare ovviamente da nessuna parte, a dei lavoratori non esistenti sulla carta e fino a delle persone il cui ingresso in Italia non è stato regolare e ancora meno legale è la loro permanenza sul territorio nazionale. L’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni lavora comunque con il massimo impegno anche su questo fronte. Invece, i sindacati e le varie sinistre, che a Latina hanno manifestato in maniera ipocrita e pelosa dopo la morte di Singh, non si sono mai sforzati granché al fine di debellare la piaga del caporalato, del lavoro in nero e della speculazione sugli immigrati clandestini. E dire che il Partito Democratico di Elly Schlein, essendo stato al governo del Paese per una decina di anni, ha avuto tante occasioni per intervenire. Solo fiumi di retorica buona per i comizi, ma la Triplice sindacale ha sempre preferito mostrare la faccia cattiva laddove è semplice farlo, vale a dire, dinanzi alle tantissime piccole e medie imprese pulite e rispettose di ogni norma, maggioritarie in Italia. Sono realtà guidate da imprenditori o da famiglie che il più delle volte, anche se si trovano dalla parte della ragione e vincerebbero una causa giudiziaria, vanno incontro alle richieste finanziarie del lavoratore, avanzate in sede di vertenza sindacale, per evitare lunghi contenziosi nei Tribunali, perché si tratta di gente che lavora e non può permettersi di disperdere tempo e denaro nelle Aule di Giustizia.

Da tutto questo, il sindacato ha la sua parte di guadagno, mentre indagare circa quelle attività economiche semi-clandestine, chi si serve dei caporali e i laboratori situati quasi sotto terra e condotti da cinesi, bengalesi e pakistani, corrisponde a tanto lavoro e a successi non immediati. Quindi, è meglio fare finta di nulla, non vedere anche se si è al corrente di tutto. Il caporalato, in quanto tale, genera fantasmi, ma i responsabili territoriali del sindacato sanno bene dove si annida l’illegalità nelle zone di loro pertinenza eppure si guardano bene dal denunciare. Se vi sono, infine, tanti clandestini da sfruttare, occorre riflettere su quella ospitalità senza regole sempre spinta e voluta, non da questo Governo, ma da PD e compagni, i quali ancora oggi accusano di razzismo coloro i quali si permettono di dire che una immigrazione priva di paletti importanti diventa pericolosa, sia per chi accoglie che per chi arriva. Se vi fosse stata una seria politica immigratoria in grado di scoraggiare Satnam Singh a diventare un clandestino, oggi questo povero ragazzo sarebbe ancora vivo e non sarebbe caduto fra le braccia di persone ciniche.

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Roberto Penna
Roberto Penna
Roberto Penna nasce a Bra, Cn, il 13 gennaio 1975. Vive e lavora tuttora in Piemonte. Per passione ama analizzare i fatti di politica nazionale e internazionale da un punto di vista conservatore.

1 commento

  1. Ho anche letto sui giornali, quindi è da prendere con riserva ma mi sembra credibile, che il datore di lavoro in questione fosse da cinque anni indagato per caporalato.
    Mi sembra come quando un magistrato ordina di lasciare il paese a degli irregolari, e nessuno si cura che se ne vadano, o ancora quando un magistrato ordina a una persona violenta di stare lontana dal coniuge ma non fa nulla per rendere effettivo tale distacco, insomma siamo alle solite: il cancro dell’Italia, oltre alle mafie interessate all’ingresso degli irregolari per usarli come schiavi per il loro guadagno, è una magistratura arrogante e incurante della sicurezza dei cittadini.
    Se i signori magistrati, strapagati e nullafacenti, si occupassero dei loro doveri e dei cittadini da difendere, questo e molti altri delitti sarebbero stati impediti.
    Ma i sindacati e – temo – anche il Governo, sono tornati a dire che servono altri ispettori del lavoro! Per fare cosa? Per girare nei campi a cercare i braccianti sottopagati e irregolari? Abbiamo già 300.000 agenti delle forze dell’ordine. E’ fumo negli occhi. Basterebbe che ognuno facesse la sua parte seriamente, tanti guai sarebbero risparmianti.

    Con affetto

    Alessandro

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