“Un continente che contiene il 60% di terre rare e terre coltivabili ha un ruolo importante. Ha potenzialità straordinarie che con i giusti investimenti possono essere sviluppate”: con queste parole Giorgia Meloni da Toronto, incalzata dai giornalisti in un punto stampa, è tornata a parlare di Africa, rimarcando le straordinarie potenzialità del Continente per secoli non sfruttate a causa di un colonialismo di tipo predatorio. L’obiettivo del piano Mattei, punto fondamentale della linea politica del centrodestra e tra i più importanti progetti riservati all’Africa degli ultimi anni, è proprio superare la visione violentemente coloniale tramite cui pochi scelti europei si sono arricchiti (e in alcuni casi continuano a farlo) a scapito dei Paesi colonizzati. “L’attenzione verso l’Africa come continente strategico è molto cambiata” ha in effetti ammesso Meloni, confessando di voler “mettere in rete il lavoro fatto dall’Italia e dalle altre Nazioni per avere una visione strategica sul tema”.
Dopo la dotazione iniziale di 5,5 miliardi raccolti tra crediti, operazioni a dono e garanzie, dei quali 3 provengono dal Fondo nazionale per il Clima e 2,5 dal Fondo per la Cooperazione e lo Sviluppo, l’intenzione del governo è infatti quella di incentivare gli investimenti di altri Stati, dell’Unione europea, di istituti finanziari e di privati, anche tramite nuovi strumenti finanziari. Entro febbraio, invece, è prevista la prima riunione della cabina di regia, in cui saranno organizzati i primi interventi che verteranno su vari settori fondamentali per la crescita del continente: dalla formazione all’agricoltura, dall’energia fino all’acqua. Importante sarà partire dall’istruzione, in modo che le giovani generazioni vengano formate in linea con il mercato del lavoro sul modello delle piccole e medie imprese italiane. L’obiettivo del governo è anche quello di inglobare intermediari italiani: in Marocco è prevista la costruzione di un grande centro di alta formazione professionale sulle energie rinnovabili, mentre in Tunisia è pronta una riqualificazione strutturale delle scuole. Proprio l’energia è uno dei settori su cui si è scelto di investire, nel tentativo di rendere l’Italia “l’hub energetico del Mediterraneo”, sfruttando al meglio i collegamenti elettrici che connettono il Nord dell’Africa con la nostra Nazione: in Kenya, ad esempio, sarà incentivato lo sviluppo dei biocarburanti. Altri temi fondamentali sono l’agricoltura, al fine di combattere la malnutrizione e di potenziare le filiere agroalimentari, come succederà in Mozambico con la creazione di un centro agroalimentare, e l’acqua, con la creazione di pozzi nella Repubblica democratica del Congo e con il risanamento fissato in Etiopia.
Per i prossimi mesi, poi, è già stato disposto uno stanziamento di 180 milioni di euro tramite un bando dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo insieme alla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo destinati a enti territoriali e a organizzazioni per la società civile. L’85% delle risorse sarà destinato ai Paesi africani, mentre il restante 15% anche ad altri Paesi del mondo, col fine di superare la condizione di arretratezza accumulata da anni di predazioni e che costringe milioni di persone di lasciare le proprie terre in cerca di un futuro migliore altrove che solo raramente riescono a raggiungere. Solo così, con un intervento strategico e organizzato, può rendersi possibile la risoluzione definitiva dei flussi migratori: una risoluzione che vede l’Italia e il governo Meloni impegnati in un ruolo di primo ordine per il futuro del Vecchio Continente.