“Piazza Italia” si chiude col botto con la proposta del ministro della Cultura, Alessandro Giuli: “Ostia Antica sara’ candidata a Patrimonio dell’Umanità Unesco. È la nostra Pompei, un unicum che restituisce la grandezza e la bellezza delle stratificazioni storiche dell’identità italiana”. A queste parole le persone presenti hanno fatto scattare d’impeto un fragoroso applauso, c’è voglia di far rinascere non solo il centro storico ma Roma nel suo complesso, comprese le periferie che trasudano storia e bellezza.
“Serve una visione – ribadisce il ministro nel dibattito “Tornerai bella: arte, cultura e innovazione per un turismo sostenibile e consapevole” -: la candidatura deve accompagnarsi a rigenerazione urbana, integrazione dell’antico con il contemporaneo e rilancio dell’amministrazione locale. Ostia è troppo importante per essere abbandonata. La Regione Lazio, con il presidente Rocca, è pienamente d’accordo. Noi al ministero ci siamo: vogliamo trasformare Ostia in un simbolo di rinascita e di attrattivita’ Internazionale”, sottolinea il ministro Giuli. La folla è estasiata, catturata dalle parole del ministro. Ci pensa il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, a ribadire la visione di Fratelli d’Italia: “Una visione strategica della Capitale per valorizzare i tanti spazi che questa amministrazione trascura. Differenza tra chi ha una visione identitaria, conservatrice e chi pensa solo all’eventismo. La nostra è una visione d’amore, ci piace riformare, trasformare le cose che non vanno. Noi conservatori vogliamo dare bellezza all’Italia e alla Capitale”.
“Abbiamo tolto l’Unione Sovietica da Cinecittà”
L’attenzione si concentra poi sulla rivalorizzazione di Cinecittà: “In un anno abbiamo tolto l’Unione Sovietica da Cinecittà. Chi ci ha preceduto ha saputo chiedere i soldi. Ma la trasformazione di Cinecittà nel più grande teatro del mondo, si chiama governance di centrodestra che lavora in silenzio, e i risultati si vedono”. Così Giuli che racconta la considerazione di cui gode l’Italia all’estero e Cinecittà in particolar modo. L’aneddoto riguarda il Ceo di Netflix che Giuli ha incontrato a Roma, parlando degli investimenti su storie italiane che possono valorizzare il cinema e i luoghi nostrani. C’è stato un “misunderstanding”, come definito dal ministro, che ha portato il plenipotenziario di Netflix a pensare che Giuli gli chiedesse di cambiare il logo. Il Ceo si era anche dimostrato aperto a parlarne, sintomo dell’importanza che riveste la cultura italiana nel mondo, non abbastanza valorizzata finora. “La valorizzazione dei beni culturali si fa facendoli vivere, non ci saranno più spazi archeologici, parchi, musei senza che ci sia una funzione. Non basta solo riqualificare”, aggiunge Mollicone. È il deputato Caramanna a concludere il dialogo: “Dobbiamo lavorare ad una nuova visione per questa città, per dare appeal, oggi investire a Roma non ha il giusto appeal. Ridare importanza a questa città affinché Roma torni a splendere”.