Devo dare atto alla mia dottoressa di aver avuto ragione quando, per prevenire attacchi di orticaria, mi ha fortemente consigliato (quasi vietato) di vedere Piazzapulita. L’ultima puntata, condotta ovviamente dal sempre meno prode Formigli, è stato il classico esempio di scuola di come la sinistra navighi a suo modo nel mondo dell’informazione “libera”, prestando un’attenzione quasi maniacale a non disturbare, dispiacere, imbarazzare i propri referenti politici. Poverini, gli uni e gli altri.
Era giovedì scorso, tutti, ma proprio tutti i media erano sulla notizia che da ore stava riempiendo notiziari, siti di informazione, social, tv, radio, carta stampata, ovvero l’omicidio di Charlie Kirk. Non un fatto di cronaca come tanti ma un omicidio politico, maturato in un clima d’odio che quotidianamente viene alimentato da una certa sinistra, irresponsabile e incapace di contrastare gli avversari politici sul piano delle idee.
Nessun servizio messo in onda da Formigli. Nemmeno una parola, non necessariamente di cordoglio. Non un accenno. Anche avendo preparato la puntata in anticipo, non è giustificabile il silenzio assoluto. Se non con l’evidente imbarazzo che avrebbe attraversato lo studio nel parlare dell’omicidio di Charlie. Perché non si sarebbe potuto tacere della matrice politica, nata negli ambienti antifa, cresciuta con palate di cultura woke, maturata nel mondo lgbtq+***. Possiamo anche cambiare l’ordine dei fattori, come ci insegna la matematica il prodotto non cambia. Soprattutto in casi come questo in cui i fattori sono sovrapponibili l’uno all’altro.
Il poco prode Corrado, come sempre, ha indossato i panni dell’attivista politico sotto quelli di giornalista, mostrati al pubblico per darsi un tono. Posso mai parlare io, Corrado Formigli, dell’omicidio di un uomo di destra per mano di un antifa con legami col mondo arcobaleno? Sia mai… gli argomenti che rischiano di mettere in imbarazzo la sinistra sono assolutamente vietati.
E così è stato “dimenticato” anche l’omicidio di Iryna, la ragazza ucraina rifugiatasi negli Stati Uniti e uccisa senza motivo su un treno della metropolitana a Charlotte. Perché non parlarne? Forse perché l’omicida è un nero con una sfilza di precedenti che basta e avanza? E che era a piede libero solo grazie alle politiche permissive in tema di sicurezza che la sinistra (americana e non) porta avanti da sempre? Sì, non se ne è parlato proprio per questi motivi.
E nessun approfondimento nemmeno sulle parole di Piergiorgio Odifreddi, capace di argomentare come l’uccisione di un uomo di destra non sia uguale all’uccisione di un uomo di sinistra. O su quelle di Saviano, che ha avuto la forza di dire che non riesce “ad accodarsi a chi dice che ogni vita umana va rispettata”. Perché ci vuole veramente tanta forza per dire una cosa del genere, ma soprattutto ci vogliono tanto odio e tanta ignoranza. Questa è la sinistra, quella che predica odio e quella che omette.
Così come non si è parlato del giornalista di La7, collega, forse amico, colto in flagrante mentre inneggiava alle brigate rosse. Non si tratta di difesa della categoria, ma sempre e solo di imbarazzo per la sinistra.
La riprova? La trasmissione era incentrata su Gaza e sulla missione della Global Sumud Flotilla, sulla quale era presente e in collegamento un’inviata di Piazzapulita. Bene, Formigli ha per caso parlato della giornalista de La Stampa cacciata dalla nave perché indesiderata? Non se ne è accorta nemmeno l’inviata a bordo? O hanno preferito, entrambi, evitare un argomento scivoloso per la sinistra? Nessuna solidarietà di categoria quando la divisa da militante prevale su quella da giornalista.
Non c’è sorpresa in tutto ciò, come detto a sinistra predicano odio e dimenticano di averlo predicato. O, forse, fanno finta di dimenticarlo. È uno schema consolidato, c’è chi predica e chi è pronto a giustificare, contestualizzare, al limite dimenticare quando non si riesce a fare altro. Come nel caso della candidatura alle regionali calabresi di Donatella Di Cesare, un’altra illustre rappresentante dell’intellighenzia progressista che aveva espresso cordoglio per la morte della brigatista Barbara Balzerani, commemorandola nel ricordo della comune battaglia per la rivoluzione. La Di Cesare, professoressa a La Sapienza, dove Vittorio Bachelet ed Ezio Tarantelli furono trucidati proprio da quelle brigate rosse ricordate con evidente nostalgia…
Poco prode Corrado, che dire? Parole dolci non ne trovo, né per te né per i tuoi corifei, e la distanza che da voi mi separa è talmente ampia che sarebbero anche vane. Potresti però provare a essere sincero almeno verso il tuo uditorio, magari presentandoti davanti alle telecamere invece che con la veste di giornalista con quella di militante politico, tanto sono certo che fazzoletto e bandiera rossa non avrai difficolta a trovarli nell’armadio della tua camera.
Se mai deciderai di indossarli sono certo che qualche amico mi avviserà. Perché io, nel frattempo, seguendo le indicazioni della mia dottoressa, eviterò scrupolosamente di seguirti.