Non serve urlare, né sbandierare. I numeri parlano, e gridano forte. L’Italia ha incassato la settima rata del PNRR, centrando il 100% degli obiettivi: oltre 140 miliardi di euro già in tasca, sette tranche su sette approvate, zero ritardi, zero scuse.
È ufficiale: l’Italia è il capoclasse del NextGenerationEU, il piano più ambizioso mai partorito dall’Europa.
Altro che “malato d’Europa”: siamo il modello da seguire.Tre anni fa, la sinistra dipingeva un disastro imminente. Con il governo Meloni al timone? “Isolamento internazionale!”, “Scontro con Bruxelles!”, “Addio fondi europei!”. Qualcuno gridava persino che “la destra avrebbe fatto saltare il PNRR”. Spoiler: non è successo. La realtà ha frantumato quelle profezie da talk show, lasciandole in un imbarazzante mucchietto di polvere.
Questo trionfo non è un colpo di fortuna. È il frutto di una visione politica con i piedi per terra e lo sguardo lontano. Tre mosse chiave:
- Governare con i nervi saldi: niente crociate ideologiche contro l’Europa, ma un’Italia che si fa rispettare, trattando il PNRR come un’opportunità nazionale, non un totem burocratico.
- Riforme con sostanza: energia pulita, digitalizzazione, giustizia sociale, competitività. Non chiacchiere per i titoli, ma cantieri aperti, progetti concreti, risultati che si toccano.
- Macchina amministrativa oliata: dalla Cabina di regia di Palazzo Chigi fino all’ultimo Comune, rigore nei controlli e dialogo con imprese e territori. Altro che caos: qui si corre, e si corre bene.
Dove i governi passati si perdevano in promesse da slide PowerPoint, Meloni ha messo i fatti: obiettivi centrati, rendicontazioni perfette, Bruxelles che applaude.
Non si tratta solo di soldi — il 72% dei fondi già incassati è roba grossa — ma della qualità di ciò che abbiamo fatto. La settima rata è un concentrato di successi:
- Legge sulla concorrenza: nuove regole per autostrade e appalti trasparenti.
- Energia pulita: 1.848 MW di capacità aggiuntiva, con progetti come Tyrrhenian Link e SA.CO.I.3 che spingono l’Italia verso l’autonomia energetica in un’Europa ancora in bilico.
- Inclusione e innovazione: 480 centrali sanitarie operative, treni più accessibili al Sud, borse di studio e dottorati che guardano al futuro.
Zero infrazioni, zero bocciature, revisioni tecniche assorbite senza un graffio. Non sono solo tabelle: è l’Italia che dimostra al mondo di saper fare sul serio, senza perdere la sua identità.
La sinistra? Sparita nel silenzio
E ora, dov’è la sinistra che profetizzava il disastro? Ammutolita. Zero mea culpa, zero riconoscimenti, solo un silenzio che sa di sconfitta. Perché la verità brucia: nessun governo di centrosinistra ha mai gestito i fondi europei con questa efficienza. Nei loro anni? Ritardi, progetti-vetrina, task force improvvisate e scaricabarile tra ministeri. Meloni, invece, ha fatto l’impossibile: ha governato senza piegarsi, riformato senza sbandare, conquistato fiducia e miliardi senza trasformare il PNRR in un ring ideologico. Risultato? L’Italia è credibile, e Bruxelles lo sa.
Non è finita. Ci sono ancora due tranche, centinaia di obiettivi, cantieri da aprire e completare. Ma il messaggio è lampante: si può essere conservatori, difendere l’interesse nazionale e rispettare le regole europee, a patto di avere una guida tosta, capace, credibile. L’Italia non è più il “problema” d’Europa. È il motore, il punto di riferimento. A Bruxelles lo vedono, a Roma è ora di riconoscerlo. Non con chiacchiere, ma con i fatti. E i fatti, signori, parlano da soli.