Borghi e campanili: è questo il tema di uno dei tanti panel che si sono tenuti, questo pomeriggio, a Fenix, la festa di Gioventù Nazionale, movimento giovanile di Fratelli d’Italia, giunta alla sua quinta edizione.
D’altronde, “L’immaginario dei territori” è stato anche il tema di una delle puntate di Radio Fenix, il nuovo format inaugurato quest’anno e che vede collaborare i ragazzi di Gioventù Nazionale con il team de La Voce del Patriota. Tra gli ospiti, questa mattina, i senatori Etelwardo Sigismondi, Guido Liris e Salvo Pogliese, che hanno ribadito l’attenzione riservata dal governo di Giorgia Meloni ai piccoli borghi, di cui l’Italia è costellata. E saranno proprio le nuove tecnologie a riavvicinare i piccoli borghi alle grandi città, a ridurre e contrastare lo spopolamento, a ridare servizi ai paesini più isolati, a ridurre il gap tra le varie zone del nostro territorio.
Anche e soprattutto in questo si sostanzia il lavoro portato avanti dal ministro Raffaele Fitto prima e dal ministro Tommaso Foti poi, che ha saputo cogliere al meglio il testimone lasciato dal primo, al momento della sua nomina come vicepresidente esecutivo della Commissione europea, nella gestione dei fondi europei e del Pnrr.
Foti, d’altro canto, era proprio uno degli ospiti del panel “Borghi e campanili”, accompagnato da altre figure rilevanti: tra queste, il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, il presidente della Commissione Ambiente alla Camera, Mauro Rotelli, il commissario per la ricostruzione, Guido Castelli, che già ai nostri microfoni aveva affrontato il tema.
Abbiamo intercettato il ministro Foti, a margine del suo intervento a Fenix, chiedendogli, in qualità di ministro per gli Affari europei, come sarà possibile conciliare la gestione dei fondi europei con i bisogni dei piccoli borghi: «Sicuramente – ha detto Foti ai microfoni de La Voce del Patriota – i borghi e i campanili necessitano di interventi strutturali, che partono dal mantenimento di alcuni servizi: da quello della scuola, a quello dei trasporti, fino a quello della salute. Il Pnrr, con un miliardo di euro, contribuisce, anche se in una parte determinante, a mantenere in vita molti borghi».
Ne deriva, dunque, che dovrà essere il governo capace di investire in modo corretto e strutturale tanto le risorse derivanti dalle politiche di coesione quanto quelle del Pnrr. E il Governo Meloni è certamente tra i più virtuosi in questo senso: solo ad agosto l’Italia festeggiava l’approvazione, da parte della Commissione europea, dell’erogazione della settima rata del Pnrr. Altri 18 miliardi di euro da aggiungersi a quanto già ricevuto, mediante un criterio di erogazione che si basa sul raggiungimento di taluni criteri e obiettivi riconosciuti dallo stesso esecutivo europeo. Basandosi sul merito, dunque. Ha ragione Giorgia Meloni, allora, quando ha parlato di “primato dell’Italia nell’attuazione del Piano e l’efficacia del lavoro svolto in questi mesi con determinazione, serietà e spirito costruttivo”.