Poi dicono che JD Vance non ha ragione: in Germania i partiti escludono il candidato AfD

Joachim Paul, membro del parlamento statale e aspirante sindaco di Ludwigshafen, alcuni giorni fa è stato estromesso un comitato elettorale formato esclusivamente da SPD, CDU e FDP, senza alcuna rappresentanza dell’AfD. Motivazione ufficiale? «Proteggere la Costituzione», of course. Un pretesto privo di prove concrete che sa di mossa politica per arginare l’ascesa di un partito ormai seconda forza in città alle ultime elezioni federali.

Paul parla di «inganno ai danni dei cittadini», e non è il solo: in molti vedono la mano di un establishment pronto a calpestare il diritto di scelta pur di mantenere il potere. La Grundgesetz, la Legge Fondamentale tedesca, garantisce elezioni libere, dirette e senza discriminazioni politiche, ma se basta un’interpretazione arbitraria della «protezione costituzionale» per cancellare una candidatura, la democrazia si restringe a un recinto per soli «autorizzati».

E non è un caso isolato in Europa: basti pensare all’annullamento della vittoria di Călin Georgescu in Romania e alle opacità che hanno accompagnato la contestata vittoria di Nicușor Dan contro George Simion, due episodi che alimentano la percezione di un meccanismo continentale sempre più ostile a chi sfida l’ordine imposto. Episodi che, messi in fila, danno l’immagine di un’Europa in cui la burocrazia e i partiti di sistema si sentono legittimati a decidere chi può competere e chi no, trasformando il voto popolare in una mera formalità da piegare alle esigenze del potere.

Un quadro che sembra confermare gli avvertimenti di JD Vance, secondo cui l’Europa sta imboccando «un percorso oscuro» fatto di censura, silenziamenti e isolamento politico di chi viene bollato come «pericoloso» dall’élite dominante. Non si tratta più di semplici divergenze politiche, ma di un cambio di paradigma in cui le istituzioni, anziché garantire il pluralismo, si trasformano in strumenti per sopprimerlo.

La mossa di Ludwigshafen si inserisce perfettamente in questo solco: niente confronto democratico, solo esclusione preventiva. Paul ha annunciato ricorso alla Corte Costituzionale Federale, ma intanto cresce la rabbia dei suoi sostenitori e la sfiducia nelle istituzioni, con una polarizzazione che rischia di lasciare ferite profonde e durature.

Perché chi manipola le elezioni e cancella candidature non è il custode della democrazia, ma il suo peggior nemico. E la Germania, come l’Europa intera, dovrebbe ricordarlo prima che sia troppo tardi, se non vuole scoprire di aver scambiato lo Stato di diritto con uno Stato di controllo.

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Alessandro Nardone
Alessandro Nardone
Consulente in comunicazione strategica, esperto di branding politico e posizionamento internazionale, è autore di 12 libri. Inviato in tutte le campagne elettorali USA dopo aver fatto il giro del mondo come Alex Anderson, il candidato fake alle presidenziali americane del 2016.

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