Polonia. Vince il conservatore Karol Nawrocki: tempi duri per Tusk

C’è un aspetto curioso, e ormai fin troppo evidente, che emerge dalle ultime elezioni che si sono tenute in tutta Europa: il fatto che ogni candidato di destra, nessuno escluso, venga sistematicamente definito, sempre e comunque, come appartenente all’“estrema destra”.

Non semplicemente di destra, o conservatore. Ma di “estrema destra”, come se si trattasse di un’etichetta da applicare obbligatoriamente, a prescindere dal programma, dalle proposte, dai toni o dalle priorità. Perché, banalmente, oggi per il mainstream la semplice destra non può, e soprattutto non deve esistere. L’etichetta di “estremista” è un marchio apposto a prescindere, con l’intento, nemmeno troppo velato, di spaventare, isolare, delegittimare. Nel racconto dominante, la destra non può essere solo e soltanto “destra”: dev’essere “estrema”, “radicale”, “pericolosa”. Va demonizzata, ridotta a caricatura. Così ogni voce fuori dal coro viene automaticamente relegata ai margini, anche quando raccoglie il consenso di milioni di cittadini.

Eppure, nonostante i tentativi (a volte disperati) di affossare ogni candidato scomodo per l’establishment, il popolo europeo oggi non si lascia più intimidire dalle parole. Ha iniziato finalmente a guardare la realtà dei fatti. E a decidere, senza più paura.

Un esempio chiarissimo lo abbiamo avuto in Polonia, dove- con un’affluenza tra le più alte degli ultimi anni (pari al 71,63%) – il candidato conservatore Karol Nawrocki ha conquistato la presidenza del Paese. In barba a quanti avevano cercato di infamarlo e diffamarlo, portando avanti le peggiori accuse- dalle presunte relazioni con prostitute alle fantomatiche “sniffate di tabacco” – tutte rivelatesi false, ovviamente.

Questa vittoria è la dimostrazione lampante che il popolo polacco ha scelto, consapevolmente, da che parte stare. Una parte diametralmente opposta rispetto al progetto europeista e iper-progressista che il premier Donald Tusk sta portando avanti da molto – forse troppo – tempo, pur di compiacere i burocrati di Bruxelles. Ma, ahimè per lui, si profilano tempi duri per il Primo Ministro, che da oggi dovrà rivedere i suoi piani. Perché non potrà più contare su una presidenza compiacente, né potrà portare avanti indisturbato una politica intrisa di ideologia woke, federalismo cieco e nostalgia post-comunista.

Con l’elezione di Nawrocki, la Polonia si prepara a riaffermare con forza la propria identità e, soprattutto, il proprio ruolo all’interno dell’Unione Europea. Pronta, finalmente, a lasciarsi alle spalle un passato fatto di sudditanza nei confronti di certe istituzioni e di politiche ideologiche fallimentari. La vittoria dei conservatori in Polonia è solo l’ennesima dimostrazione che il popolo europeo è pronto a inaugurare una nuova era: non più fondata su politiche ideologiche ed effimere, ma sulla concretezza e sul buon senso.

Una nuova era in cui i burocrati non sceglieranno più al posto del popolo. Un’era in cui la sovranità tornerà davvero nelle mani dei cittadini. Un’era in cui prevarrà l’interesse reale delle persone, e non quello delle élite. Un’era, semplicemente, in cui sarà possibile tornare alla libertà, alla democrazia e alla dignità, valori troppo spesso messi sotto attacco da una sinistra scollegata dalla realtà, ma convinta di avere ancora il diritto – addirittura – di governare.

Oggi, in Polonia, e in tutto il continente, si inizia a scrivere una nuova pagina di storia, nella quale i cittadini decidono finalmente di riprendere in mano il proprio presente e il proprio futuro.

Oggi, in Europa, i cittadini sono tornati a scegliere. Con buona pace di quell’establishment che li voleva silenziosi, spaventati… o, peggio, disinteressati.

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