Ponte sullo Stretto di Messina: un primo tassello per dire basta ad un’Italia a due velocità

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del cosiddetto “Decreto Ponte”, il Governo Meloni riprende ufficialmente in mano la procedura per avviare la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina.

È un’infrastruttura di cui si parla dall’unità d’Italia, oggetto di accesi e numerosi dibattiti relativi a costi, utilità, fattibilità tecnica ed impatti ambientali.

Un’infrastruttura mai realizzata, ma che, secondo Il Corriere della Sera, abbiamo pagato e continueremo a pagare comunque.

Nel 2013, il Governo Monti ferma il progetto. Dunque, la società concessionaria Stretto di Messina S.p.A. viene messa in liquidazione con un costo tra penali ed indennizzi di oltre 300 milioni. Invece, il consorzio Eurolink, capitanato da Impregilo (oggi WeBuild) che, nel 2005, aveva vinto la gara d’appalto per l’edificazione del ponte, procede per via giudiziaria chiedendo diversi milioni di euro allo Stato a titolo risarcitorio.

Dunque, ad oggi, il ponte che non si è mai fatto è costato già 1,2 miliardi. Inoltre, se le aziende coinvolte vincessero i contenziosi, lo Stato italiano e, di conseguenza, i contribuenti, continueranno a pagare per un progetto che non verrà mai realizzato.

Al di là della questione relativa ai costi, però, il Governo Meloni, ha deciso di rimettere in piedi il progetto perché la costruzione di un attraversamento stradale e ferroviario stabile dello stretto di Messina, dove è attualmente necessario il traghettamento dei mezzi, è un’importante opera strategica non solo per il Sud, ma per tutta l’Italia.

L’opera, infatti, è volta a completare la rete infrastrutturale primaria e a contribuire agli obiettivi dell’Unione europea relativi alla Rete Transeuropea: in questa ottica, il Ponte sullo Stretto è la naturale e logica prosecuzione della realizzazione di opere strategiche, in continuità ed in coerenza con la programmazione nazionale.

Il Ponte collegherà in maniera efficace, efficiente e sostenibile il territorio siciliano con il resto del Paese, con l’Europa e con i traffici internazionali che passano per il Mediterraneo.

Inoltre, è un’opportunità straordinaria di investimento per quelle zone della Nazione spesso penalizzate dalla mancanza di collegamenti ed infrastrutture adeguate, moderne e sostenibili: con la realizzazione di un’opera di questo genere l’esecutivo intende rilanciare questa zona dell’Italia, il suo turismo ed il suo tessuto economico ed imprenditoriale.

Quindi, il Ponte sullo Stretto si inserisce nel quadro del recupero del ritardo infrastrutturale del Meridione. Se riparte il Mezzogiorno, riparte l’Italia: l’opera può contribuire a far aumentare il PIL di diversi punti percentuali, dal momento che, attraverso il Ponte, anche il Sud potrebbe decisamente migliorare il suo export, oggi penalizzato dalla già citata carenza di infrastrutture.

Si parla spesso di un’Italia che viaggia a due velocità: da una parte c’è il Nord economicamente florido, vivibile, ben collegato con il resto d’Europa e con il resto del mondo; dall’altra il Sud arranca, si spopola, ha infrastrutture inadeguate o fatiscenti.

Ecco, la riduzione delle disuguaglianze presenti nel Paese passa soprattutto per la crescita economica, la quale può essere raggiunta anche grazie alla messa a terra di grandi opere di questo tipo, che, pertanto, si configurano come di preminente interesse nazionale.

Certo, le problematiche relative ai collegamenti del Meridione sono molte: il Ponte sullo Stretto non le risolve sicuramente tutte, ma si tratta di un primo tassello per iniziare a porre rimedio ad un’Italia divisa in due.

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Federica Ciampa
Federica Ciampa
Romana classe 1995. Da sempre appassionata di politica, si laurea in Giurisprudenza. Dopo aver lavorato in diversi think tank legati al mondo della politica e delle istituzioni, attualmente fa parte dell'Ufficio Studi di Fratelli d'Italia.

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