Non c’è stata la cosiddetta ondata sovranista e populista di voti che tutti temevano, è vero, ma è impossibile non leggere chiara la volontà dei popoli della UE di superare la politica che fino a ora ha condotto l’Unione.
Quando già da domenica scorsa i risultati hanno cominciato a delinearsi, immediatamente i commentatori e gli esperti di politica hanno cercato di dare una interpretazione per le novità che si stavano configurando. A parlare, spesso, proprio le alte cariche UE come il potente segretario generale della Commissione europea, Martin Selmayr, che ha utilizzato la sua presenza a un evento politico per esprimere il suo pensiero condiviso da molti eminenti politici pro-UE. “La cosiddetta ondata populista, si è dimostrata contenuta” ha detto a un pubblico tutto dalla sua parte. Poi, elogiando l’affluenza più alta e alcuni risultati delle elezioni attentamente selezionati, ha dichiarato: “Il vero vincitore di questa elezione è la democrazia”.
È vero, “l’onda populista” è contenuta. Il populismo di per sé non ha vinto nelle elezioni europee, ma lo ha fatto la destra radicale populista . Il populismo di sinistra ha subito gravi perdite nelle poche roccaforti rimanenti – La France Insoumise in Francia, Syriza in Grecia e Podemos in Spagna – mentre ha perso anche l’idiosincratico Five Star Movement. Mentre non tutti i partiti di estrema destra hanno vinto. Nel complesso, il numero di eurodeputati di estrema destra è aumentato in modo significativo, principalmente perché alcuni partiti populisti radicali hanno vinto alla grande nei grandi nelle loro nazioni, in particolare la Lega di Matteo Salvini, e senza dimenticare Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che ha praticamente raddoppiato i voti delle precedenti europee. In altre parole, il populismo è morto. Viva destra! Per soloni e detrattori, viva l’estrema destra e il sovranismo.
A voler poi essere pignoli, si può anche sostenere che l’analisi del populismo è sbagliata perché accoppia il “populismo” ai partiti che fanno parte dei gruppi politici non tradizionali a Bruxelles, in particolare i tre gruppi euroscettici di destra. Insieme, questi tre gruppi hanno all’incirca altrettanti deputati al pari dei gruppi liberali e verdi pro-UE messi insieme. Ma ci sono cambiamenti più sottili all’interno dei vari gruppi, che mostrano una storia parzialmente diversa.
Innanzitutto, il nuovo gruppo populista di destra, l’ Alleanza europea dei popoli e delle nazioni, non sarà solo parecchio più grande del suo predecessore, l’Europa delle nazioni e della libertà (ENF), ma avrà anche un nuovo partito più grande. Dal 1989 il Front National (ora chiamato National Rally) ha dominato la destra radicale populista europea, rappresentando quasi la metà dei seggi dell’ENF nella precedente legislatura. Ma ora la Lega di Salvini è più grande della creatura di Marine Le Pen. Inoltre, sia con la Le Pen che con Salvini il nuovo gruppo avrà più fanti, ma meno generali.
In secondo luogo, i partiti populisti, così come i partiti che assecondano il pubblico nazionalista e populista, hanno aumentato la loro rappresentanza, e quindi il potere, all’interno dei vari gruppi “mainstream”. Il Partito della Giustizia della Polonia (PiS) è diventato il più grande partito politico all’interno del gruppo conservatore e riformista europeo euroscettico, che rappresenta quasi la metà di tutti i deputati al Parlamento europeo. E il partito Fidesz di Viktor Orbán, nel tredicesimo paese più grande dell’UE, è la terza più grande fazione nell’ambito del partito popolare europeo di centrodestra. Di fatto, Fidesz è stato l’unico partito a conquistare la maggioranza dei seggi nelle elezioni europee di quest’anno. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, con la sua ottima performance in Italia, aiuta il gruppo ad essere più forte, e auspica che Forza Italia molli definitivamente il PPE sempre più sbandato a sinistra.
In terzo luogo, anche riguardo al PPE, i due grandi gruppi tradizionali, il partito popolare europeo e i socialisti e democratici di centrosinistra, hanno perso la maggioranza in parlamento e dovranno dipendere dalle coalizioni con i liberali e i verdi. I vecchi e i nuovi gruppi centristi, però, non differiscono solo ideologicamente, ma anche geograficamente. Il potere si fonda saldamente a ovest tra i liberali e i verdi, ma molto meno nel partito popolare europeo e nei socialisti e democratici di centrosinistra. Questo potrebbe essere molto problematico quando si tratterà di questioni socioculturali, come dimostrano le risposte molto diverse tra est e ovest verso la cosiddetta crisi dei rifugiati del 2015.
In quarto luogo, mentre Selmayr e altri festeggiano l’aumento dell’affluenza alle urne, che è davvero una buona notizia, con appena metà della popolazione che con tutto ciò ha votato a queste elezioni europee, la democrazia, malgrado quello che chi ha perso sostiene, non è certo in discussione. E’ una vittoria per la democrazia che queste elezioni europee mostrino quanto il populismo in generale e la destra radicale populista in particolare siano diventati parte integrante e assolutamente normalizzati. Niente di cui la gente deve aver paura.
Finalmente ci si può rilassare