Prato al centro dell’agenda nazionale. La Porta: “Silenzio del PD sulla mafia cinese, noi la affrontiamo”

L’onorevole Chiara La Porta, da anni in prima linea nella denuncia della mafia cinese e delle sue infiltrazioni nel tessuto economico e sociale di Prato, interviene per replicare al documento diffuso dal Partito Democratico alla vigilia della visita in città del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del capo della Polizia e dei vertici delle forze armate, riuniti per il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica.

Domani, a Prato, il ministro dell’Interno siederà accanto al capo della Polizia e ai vertici delle forze armate. Non era mai accaduto. È il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato qui per affrontare  fra le altre cose l’emergenza mafia cinese. Un segnale forte: lo Stato mette finalmente Prato al centro.

Per decenni, la Toscana è stata amministrata dal centrosinistra; a Prato, salvo una breve parentesi, il Comune è stato nelle stesse mani. A livello nazionale, la guida del Paese è rimasta a lungo nelle loro responsabilità. Eppure, questa mafia non si è radicata ieri: è cresciuta anno dopo anno, all’ombra di chi aveva il potere e ha scelto di guardare altrove.

Oggi il PD locale – dai deputati Furfaro e Sanzò, agli assessori regionali, al coordinatore provinciale, fino ai sindaci della provincia – presenta un elenco di dieci domande. Domande fuori luogo e fuori tempo, che avrebbero dovuto porsi e a cui avrebbero dovuto rispondere quando governavano.

Mentre il Pd stila decaloghi le parole di oggi del Procuratore di Firenze, Filippo Spiezia, non lasciano spazio a interpretazioni: le indagini hanno rivelato rapporti fra imprenditori cinesi e pezzi della politica locale pratese. E alla domanda sul pericolo di infiltrazione mafiosa, la risposta è stata chiara: è la logica delle organizzazioni criminali, consolidare posizioni di potere e ampliare il proprio business, anche sostenendo competizioni elettorali.
Parole che fanno crescere più che un interrogativo.
Eppure, nel loro documento, il PD mantiene la stessa costante reticenza di sempre: nessun riferimento diretto alla “mafia cinese”. Il problema lo aggirano, lo sfiorano, ma non lo nominano. E tra le proposte, spicca quella di togliere alla competenza statale – e quindi alla Questura – la gestione dei permessi di soggiorno per affidarla alla politica locale. Una scelta che indebolirebbe il presidio di legalità e offenderebbe il lavoro delle forze dell’ordine, che in questo compito garantiscono imparzialità e professionalità.

Negli anni passati, quando denunciavamo i gravi problemi della città, siamo stati accusati di fare cattiva pubblicità alla città , perfino denigrati. Oggi, con il ministro Piantedosi, il capo della Polizia Pisani e i vertici delle forze armate a Prato, la città è al centro dell’agenda nazionale. Come una capitale.

La differenza è tutta qui: loro hanno avuto anni per agire e hanno taciuto. Noi, oggi, lo diciamo e lo facciamo, senza paura.

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