“Il centrosinistra continua a parlare della riforma costituzionale del premierato come grave pericolo per la democrazia. Per smentirli l’unico modo è quello di riportare date e dati oggettivi senza andare troppo indietro nel tempo, ma solo delle ultime due legislature. Con le regole attuali la coalizione di centrosinistra ha governato dal 2013 al 2018 avendo ottenuto alle elezioni politiche del 2013 appena il 29,55% dei voti cioè lo 0,4% dei voti in più del centrodestra, perdendo 3 milioni e mezzo di voti rispetto al 2008. Quella coalizione, con a capo il Pd, ottenne la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera dei deputati (54%) solo grazie al premio di maggioranza previsto dal porcellum, legge che fu dichiarata incostituzionale dalla Consulta con sentenza n. 1/2014, anche nella parte in cui non prevedeva una soglia minima di voti oltre la quale sarebbe stata legittima l’applicazione del premio.
Il Pd fece orecchie da mercante della sentenza e in quella legislatura nominò ben 3 Presidenti del Consiglio (Letta, Renzi e Gentiloni). Sempre nella Legislatura 2013-2018, grazie a quel premio di maggioranza, il centrosinistra beneficiò alla Camera di 24-25 punti percentuali in più in seggi rispetto ai voti ottenuti nelle urne: dal 29,55% dei voti dei cittadini al 54% dei seggi a Montecitorio mentre al Senato si allea con i centristi di Scelta Civica il partito di Monti ex premier tecnico nominato da Napolitano nato a poche settimane dalle elezioni beneficiando anche dei voti favorevoli di senatori a vita. Nella Legislatura 2018-2022, tutta la coalizione di centrosinistra arrivò terza nelle urne. Tra la coalizione arrivata prima, il centrodestra, e quella arrivata ultima, il centrosinistra, vi furono 14 punti percentuali di distacco (37% contro 22,86%) ma nel settembre 2019 il Pd solo dopo un anno di ‘purgatorio’ andò ugualmente al governo insieme al M5S, mentre tutti i partiti di centrodestra andarono all’opposizione.
Ciò nonostante, questi hanno comunque la faccia tosta di parlare di deriva autoritaria al cospetto di una riforma costituzionale, quella del premierato, che impedisce i cosiddetti ribaltoni e consegna ai cittadini il diritto di eleggere direttamente il Presidente del Consiglio, limitando appunto le possibilità di ribaltone in corso di legislatura. Quello che temono i signori della sinistra è proprio questo, cioè di non poter più contare su ribaltoni né sugli intrighi di palazzo tra premier tecnici e senatori a vita (saranno nominati solo gli ex presidenti della Repubblica), per poter starsene al governo anche in dispregio del voto e del giudizio degli elettori. Temono di non poter più fare ricorso alle suddette pratiche sulle quali sono specialisti e imbattibili, ma non avendo argomenti validi utilizzano l’usato sicuro: deriva autoritaria e fascismo”.
Lo dichiara Lino Ricchiuti, dirigente di Fratelli d’Italia.