Preparano l’ultima mazzata alla nostra economia

Non l’abbiamo fatto, ma anzi abbiamo trascorso il tempo a svendere il meglio della nostra creatività. Ci era rimasta qualcosa nel settore dell’agroalimentare, ma quando i nostri ‘amati’ competitor se ne sono accorti, dopo l’invasione della xylella – oh guarda un po’… proprio qui è arrivata, e non in Grecia, o in Spagna dove al massimo colpisce un albicocco, o dovunque si produca olio d’oliva! – adesso arriva il semaforo sul cibo. E c’è anche qualche italiano traditore che difende l’operazione.

La notizia è di qualche giorno fa. Un gruppo di ricercatori francesi – oibò – ha studiato  un sistema di etichettatura da stampare sul fronte delle confezioni che, a loro giudizio, semplificherebbe la comprensione dei valori nutrizionali da parte di chi acquista e consuma. Scrive Il Giornale: “il giudizio su ogni alimento viene dato assegnandogli un colore e una lettera sulla scala: verde (A), verdino (B), giallo (C), arancio (D), rosso arancio (E). Verde indica maggior contenuto di nutrienti giudicati positivamente: fibre, proteine, frutta, verdura, leguminose e oleaginose. Il rosso è l’allarme per nutrienti da limitare: calorie, grassi saturi, zuccheri e sale.”

Adnkronos spiega che le cinque categorie sono calcolate in base alla quantità di nutrienti contenuti nell’alimento cui si riferiscono.  Il problema è che, come sempre, la troppa semplificazione rischia di creare più confusione che altro. Prendiamo ad esempio il bollino rosso. Già il colore rosso associato a un pulsante, a un semaforo, a un cartello stradale, e via discorrendo, di solito indica pericolo o almeno cautela. Ecco quindi che già trovarci alle prese con  del cibo contrassegnato in questo modo si tenderebbe a creare nel consumatore un naturale senso di rifiuto. Ma che direste se il bollino rosso lo trovaste sul parmigiano Reggiano, sul prosciutto San Daniele, magari su un Culatello, sul Lardo di Colonnata e via discorrendo?  Che chi ha contrassegnato dei cibi tra i migliori al mondo in questo modo deve essere impazzito. Ma in realtà, non è così, perché i solerti amici francesi vogliono solo indicare che certi cibi rappresentano  un significativo apporto calorico, e che quindi potrebbero incidere sulla nostra dieta.

E così, ecco che con un po’ di buona volontà, demoliscono anche l’olio extravergine d’oliva, e praticamente a ruota buona parte della dieta mediterranea che, almeno fino a poco tempo fa, era indicata da tutti i maggiori esperti del settore come una delle migliori.

Si difendono i creatori delle “indicazioni semaforo” : Informare correttamente, infatti, non significa bandirli dalla dieta o dalla cultura alimentare di un Paese. Con le etichette a semaforo si aiutano le persone a riconsiderare con quale frequenza consumano prodotti di eccellenza come la mozzarella di bufala campana e con quanto olio extravergine condiscono l’insalata. I consumatori spesso non conoscono le linee guida per una sana alimentazione, o non sono in grado di applicare queste informazioni nelle scelte alimentari quotidiane e di interpretare correttamente le dichiarazioni nutrizionali dei prodotti. Ed è proprio qui che scendono in campo le etichette a semaforo.

In realtà, almeno in Italia abbiamo già presente su tutti i prodotti una corretta informazione, anche molto precisa, visto che per ogni 100 gr. o/e porzione di prodotto, sulla confezione vengono indicati tutti i parametri, dal contenuto di proteine, carboidrati, sale, zuccheri, fibre ecc. E allora? Perché inserire queste “semplificazioni” che finiranno per instradare il consumatore su certi prodotti rispetto che su altri, e non per calcoli dietetici, quanto perché un colore ci sembrerà meno favorevole di un altro, e condizionerà il nostro acquisto?

Ed ecco che si arriva al paradosso. Prendiamo ad esempio in esame le bibite gassate, che non si è mai viste indicate come “cibo di qualità” e, nel caso specifico, prendiamo in esame le loro versioni light, con la presenza di calorie vicine allo zero. Come ad esempio:

  • La Coca Cola Zero ha 0,2/0,3 kcal per 100 grammi 
  • La Red Bull sugar free ha 5 kcal per 100 grammi 
  • La Pepsi Light ha 0,4 kcal per 100 grammi

Tutte e tre queste bibite potranno godere di un bel bollino verde mentre, di contro, il Parmigiano Reggiano con le sue 402 kcal per 100 gr e il prosciutto San Daniele con le sue 272 kcal per 100 gr spiccheranno per i loro bei bollini rossi. Poi decidete voi se far fare merenda ai vostri figli con 50 gr di parmigiano reggiano e una bella mela, o con un bottiglione da 2 lt di CocaCola Zero.

Naturalmente, molti italiani leggendo questa storia dei cibi “a semaforo” si sono risentiti, ma subito la solita pletora di esterofili è corsa in aiuto dei ricercatori francesi: vogliono solo informare per il meglio.

No, invece, per il meglio ci informiamo da soli.

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RK Montanari
RK Montanarihttps://www.lavocedelpatriota.it
Viaggiatrice instancabile, appassionata di fantasy, innamorata della sua Italia.

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