La Procura di Torino chiede il conto ai Pro-Pal per “inaudita violenza contro le forze dell’ordine”. Quattro custodie cautelari in carcere, tre arresti domiciliari e dieci tra obblighi di firma e divieti di dimora. Queste le richieste dei pm verso 17 attivisti indagati a vario titolo per resistenza aggravata a pubblico ufficiale, violenza privata aggravata e danneggiamento. I fatti contestati riguardano cinque manifestazioni trasformate in guerriglia urbana da attivisti pro-Pal, militanti del centro sociale Askatasuna, collettivi studenteschi e No Tav: gli indagati sono in tutto 47. Gli interrogatori preventivi sono iniziati ieri e continueranno nei prossimi giorni. Il fascicolo della Procura si rifà ad un dettagliato rapporto della Digos, 250 pagine in cui si esaminano episodi di violenze e disordini avvenuti a Torino.
Nel fascicolo d’inchiesta vengono prese in esame le due manifestazioni “non preavvisate” del 2 e 3 ottobre 2023, in occasione della visita di Giorgia Meloni al Festival delle Regioni, nella quale alcuni manifestanti avrebbero aggredito gli agenti con spinte e calci, brandendo aste di bandiera e lanciando oggetti. Quindi il corteo studentesco del 17 novembre contro la riforma Valditara: il serpentone, nel tentativo di discostarsi dal percorso stabilito, è arrivato allo scontro con la polizia. Il 5 dicembre, in occasione di un volantinaggio organizzato dal Fuan (Fronte Universitario di Azione Nazionale) al Campus Einaudi, un centinaio di attivisti ha impedito l’accesso in ateneo agli studenti. Anche in quel caso si sono registrati scontri tra i manifestanti e gli agenti dei reparti mobili, intervenuti per scortare i ragazzi del Fuan. Vi è poi la manifestazione pro Palestina organizzata il 13 febbraio 2024 davanti agli studi Rai di via Verdi. Dopo lo scontro con polizia e carabinieri, i manifestanti hanno imbrattato il vicino McDonalds, causando danni per 10mila euro. Infine il corteo non preavvisato del 29 aprile 2024 per il G7 di Venaria con violenti scontri nelle strade di Vanchiglia e vicino a Palazzo Nuovo.
I manifestanti: “Narrazione faziosa”
In un comunicato congiunto, firmato dai collettivi studenteschi Cua, Studenti indipendenti, Cambiare Rotta, PoliTo for Palestine, Torino per Gaza e Intifada Studentesca, i manifestanti parlano di “narrazione faziosa” che “non inserisce le proteste in un contesto di domanda sociale e pericolo politico che i giovani, e non solo, da tempo portano avanti, ma si limita a ritrarre i manifestanti come dei sovversivi, riducendo le lotte alla stregua di violenza situazionale e infondata”. “Dopo il fallimento del processo per associazione per delinquere, la Questura prova di nuovo a delegittimare le lotte torinesi”, attaccano i manifestanti. “Non è inoltre un caso che queste indagini, firmate e concluse a dicembre 2024, siano state notificate proprio adesso, a ridosso del festival Alta felicità: è evidente il tentativo di isolare e colpire il movimento in un momento in cui la sua forza collettiva si esprime anche nella lotta No Tav in Val di Susa”, concludono. Per gli avvocati degli antagonisti le richieste di arresto non sono giustificate perché è passato troppo tempo e non è possibile parlare di scontri innescati dai manifestanti, contestando la ricostruzione dei fatti operata degli investigatori. L’iter giudiziario è appena cominciato ma ancora una volta i comitati pro Palestina, i collettivi di sinistra, i No Tav e i militanti del centro sociale Askatasuna si ritrovano accusati di violenze e assalti alle forze dell’ordine, per un totale di venti agenti feriti durante gli incidenti presi in esame dai magistrati.