Prof. di sinistra contro i bersaglieri. FdI: “No a pregiudizi ideologici ed anti-italiani”

In questi giorni, purtroppo, stiamo assistendo ad una serie di discutibilissime manifestazioni di anti-italianità. Dopo i casi del sindaco di Bolzano che ha rifiutato la fascia e della scuola primaria a Como che ha sostituito il tricolore con una bandiera arcobaleno (ve ne abbiamo parlato sul nostro giornale in questi articoli: Gioventù Nazionale lancia la petizione contro la Zeller: “Il Tricolore non si tocca” e Difendiamo il Tricolore, difendiamo la Nazione), nelle scorse ore è scoppiata un’altra durissima polemica, questa volta contro i Bersaglieri. E’ accaduto infatti che un gruppo di professori del liceo Bramante di Magenta – evidentemente ideologizzati e schierati a sinistra – ha scritto una lettera di protesta al ministro dell’Istruzione Valditara in cui si critica il protocollo di intesa in forza del quale appunto con l’Associazione nazionale Bersaglieri nell’ambito dell’educazione civica dovrebbe andare nelle scuole per promuovere la conoscenza della storia risorgimentale e dei simboli ed elementi identificativi della Repubblica, di valori come rispetto per lo Stato e per i Caduti ed infine, ma non da ultimo, dell’amore di Patria. E cosa ci sarebbe di male in questo?

Lascia basiti quanto si legge nella missiva dei professori contestatori, secondo i quali “i Bersaglieri hanno fra le loro principali finalità quella di custodire le tradizioni del Corpo ed esaltarne lo spirito come stile e concezione di vita”. Gli stessi, inoltre, hanno “un decalogo valoriale che prevede obbedienza, rispetto, conoscenza assoluta delle proprie armi, ginnastica di ogni genere, sentimento della famiglia, rispetto delle leggi ed onore al Capo dello Stato oltre che alla Patria, fiducia in sé stessi sino alla presunzione. Nella maggior parte di questi dettami – scrivono – noi non ci riconosciamo e non riconosciamo” negli stessi “il senso del lavoro educativo che svolgiamo”.

Al netto dell’estrema positività, a nostro avviso, dei principi contenuti nel citato decalogo, che invece per i professori del Bramante che hanno sottoscritto la lettera di protesta rappresenterebbero un cattivo esempio per i ragazzi, resta l’incredulità di chi apprezza non solo la storia e i valori incarnati dai Bersaglieri, ma anche il loro impegno quotidiano in Patria al fianco dei cittadini e su numerosi fronti caldi all’estero.

E’ la solita retorica ideologica e anti-italiana che tenta di screditare chi ha scritto la Storia d’Italia e ama la nostra Nazione più di ogni altra cosa. Fortunatamente – scrive sui social a commento della vicenda il parlamentare europeo di Fratelli d’Italia Carlo Fidanzala stragrande maggioranza degli italiani si emoziona davanti al Tricolore e al glorioso Corpo dei Bersaglieri, a cui sono orgoglioso di aver appartenuto. Viva l’Italia, giù le mani dai bersaglieri!”. 

Alle sue parole fanno eco quelle delle esponenti di FdI Paola Frassinetti (sottosegretario all’Istruzione) e Stefania Bonfiglio (assessore a Magenta), secondo cui “le dichiarazioni di alcuni docenti del liceo Bramante sono inaccettabili e rivelano un pregiudizio ideologico che nulla ha a che fare con la scuola intesa come luogo di educazione e pluralismo. È paradossale che proprio alla vigilia della Festa della Repubblica si scelga di screditare il Corpo dei Bersaglieri: una delle espressioni più amate e rispettate della nostra storia nazionale. Non solo per il valore militare, ma per la continua disponibilità a servire la popolazione nei momenti di emergenza”.

Molto chiare, su questa stessa linea, anche le parole del presidente del Senato Ignazio La Russa, secondo cui “dispiace leggere prese di posizione ideologiche che non riconoscono il valore della storia e dell’esperienza dei nostri bersaglieri: donne e uomini che servono la Nazione con disciplina, generosità e spirito di sacrificio. A loro giunga la mia stima e il mio sincero apprezzamento”. Sulla vicenda sono poi intervenuti anche i deputati di FdI Lucrezia Mantovani (che parla, quanto alla lettera dei docenti del Bramante, di “segnale preoccupante” in quanto mettere in discussione il contributo dei bersaglieri nell’educazione civica dei ragazzi significa “indebolire il legame con la nostra identità nazionale”) e il magentino Umberto Maerna, che si è detto “profondamente stupito e amareggiato” dall’accaduto, che rappresenta “una presa di posizione marcata da un inusitato furore ideologico. I bersaglieri rappresentano un pezzo nobile della nostra storia e incarnano valori come disciplina, servizio alla Nazione, generosità e senso del dovere. Sono, da sempre, un esempio per le giovani generazioni, non un problema da allontanare. Non possiamo permettere che venga trasmesso ai nostri ragazzi un messaggio sbagliato, secondo cui l’amor di Patria o l’uniforme siano valori da tenere ai margini della scuola. Mi auguro – conclude Maerna – che Magenta, città simbolo del Risorgimento, sappia riconfermare con forza la sua identità e i suoi valori, in coerenza con la propria storia”. 

Anche Azione Studentesca, sui social, ha detto la sua: “Continua, insieme ad altre ideologie folli, la retorica anti-italiana da parte di una classe docente lontana dalle esigenze degli studenti. La nostra risposta – scrive l’organizzazione studentesca di FdI – è chiara: più fanfare e meno Bella ciao  nelle scuole”. La lettera dei professori contestatori, dunque, non è piaciuta praticamente a nessuno. Nemmeno al loro preside, Felice Cimmino, che ha espresso “totale dissociazione e dissenso nei confronti di un’iniziativa autonoma e personale promossa da alcuni docenti che senza alcuna discussione, confronto o condivisione nei contesti istituzionali della scuola, hanno diffuso sulla stampa nazionale proprie convinzioni”.

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Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi
Cristina Di Giorgi, due volte laureata presso l'università La Sapienza di Roma (in giurisprudenza e in scienze politiche), è giornalista pubblicista e scrittrice. Collabora con diverse testate e case editrici.

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