Vladimir Putin, dopo il trattato di Partnership tra Russia e Corea del Nord firmato oggi, ha minacciato che nel caso di un’aggressione, entrambi gli Stati si difenderanno a vicenda per ostracizzare la presenza nemica.
Un monito che, in concomitanza con le provocazioni russe nei confronti dell’Occidente, suona come l’ennesima volontà di provare la propria forza nei confronti del rivale: tuttavia, azioni come questa rendono l’idea di quanto la Russia abbia bisogno più che mai di un appoggio, ora come ora, per portare avanti i propri impegni bellici sulla frontiera europea.
La tattica di confederazione del Cremlino con i paesi asiatici era piuttosto prevedibile, considerando che gli ultimi hanno adottato sotterfugi repressivi di stampo comunista per tenere a bada la popolazione: in sintesi, per riprendere l’analisi di Foucalt, “Sorvegliare e punire” sembrano essere le parole d’ordine per questi gigantesche piovre assetate di monitoraggio.
Tuttavia, la vicinanza con l’Iran rende l’idea di come i Russi preferiscano di gran lunga paesi che si servono sovente della spregiudicatezza religiosa per commettere nefandezza in nome del pensiero fondamentalista islamico: dopo gli eventi del Crocus City Hall, il Cremlino sembra aver accusato tutti meno che i propri alleati iraniani, forse anche per evitare che gli approvvigionamenti militari smettessero di essere consegnati. Altro che scansare il pregiudizio, le tesi complottiste contro l’Occidente in generale fanno comodo soprattutto in momenti complicati come quello citato in precedenza.
Sembra proprio che la Russia non abbia intenzione di demordere nel tentativo di intimorire chiunque possa risultare come una minaccia per il nuovo ordine tirannico quasi completamente orientale. Tuttavia, scelte come queste non faranno nient’altro che portare la Russia verso l’isolamento più totale: dopo una questione simile sarà veramente difficile ristabilire rapporti internazionali diplomatici all’insegna della fiducia, a maggior ragione se si intendono tutte le relazioni commerciali e politiche deteriorate a causa dell’invasione in Ucraina.
Non c’è dubbio che la Corea del Nord veda questa nuova occasione come un trampolino di lancio, per tornare di nuovo in voga come uno di quei pericoli che vengono da lontano, i quali nonostante il tentato recupero delle relazioni, rimangono in un limbo di segregazione dovuta alla violazione dei diritti umani di base o decisioni politiche decisamente discutibili.
Il vertice tra Kim Jong-un e Vladimir Putin, resta uno degli incontri più importanti degli ultimi tempi, in quanto fornisce una visione totale del panorama geopolitico mondiale a cui appartiene la nostra realtà contemporanea. Mal si sposano queste concatenazioni con le ragioni della Russia, la quale sostiene da sempre la legittimità delle proprie azioni. Il gigante euroasiatico, infatti, addita i paesi europei e nordamericani come stati colpevoli di questa tragica situazione.
D’altro canto, lo stravolgimento della realtà dei fatti riesce in un qualche modo ad inserirsi nella corrispondenza dei metodi propagandistici adottati dalle due tirannidi in questione, ora riunite sotto l’egida della compattezza in nome della lotta contro il vero mondo libero. Il nostro universo fa evidentemente paura a chi di libertà non può minimamente parlare, perché non ne conosce affatto il significato e tanto meno ha mai sperimentato una simile sensazione.
Forse, Vladimir Putin non è al corrente del fatto che in questo modo le sanzioni nei suoi confronti si inaspriranno sempre di più e che addirittura potrebbe non bastare il supporto politico di tutti quei paesi che hanno, fino a questo momento, supportato la campagna militare in Ucraina, fornendo alla Russia aiuti di ogni genere, specialmente a livello militare.
La convinzione è che il Cremlino, ora come ora, non abbia la minima intenzione di fermarsi davanti a nulla e che nel tentativo di tutelarsi, continua a “scivolare sulle bucce di banana”, commettendo errori madornali.