“Non ho avuto il privilegio di conoscere la signora Anita Ramelli, la madre di Sergio: se n’è andata alcuni anni fa, circondata dall’affetto di una comunità di uomini e donne, che lei amava profondamente. Aveva sublimato il dolore straziante per la perdita di un figlio nell’affetto per questa grande comunità, di cui Sergio aveva scelto di fare parte, pagando con la vita un desiderio di militanza, che non aveva temuto di manifestare”. Lo ha detto Enzo Amich, deputato di Fratelli d’Italia, a margine della commemorazione di Sergio Ramelli alla Camera. “Oggi alla Camera – ha aggiunto – abbiamo ricordato Sergio Ramelli, che esattamente cinquant’anni fa, mentre rincasava, fu aggredito in modo barbaro, a colpi di chiave inglese, da alcuni militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia operaia. Per la retorica del tempo, un figlio di una Milano proletaria massacrato da un manipolo di borghesi benestanti, che si piccavano di fare gli interessi del popolo. La sua “colpa”, se così possiamo chiamarla, fu quella di aver espresso liberamente le sue idee in un tema, che affisso pubblicamente da facinorosi, ne divenne la condanna a morte. Una condanna eseguita con soverchia violenza, nonostante l’evidente impossibilità del povero Sergio di difendersi in modo efficace. Oggi qualcuno crede di fare gli interessi di quel perimetro politico, sempre più opaco, che chiamiamo “sinistra”, infangando di tanto in tanto la memoria di questo giovane, che ha pagato solo l’amore per le sue idee. Il francobollo in suo ricordo lo offriamo idealmente alla signora Anita: lo avrebbe accolto con lo stesso affetto dedicato alla comunità politica e culturale, che ha promesso e mantenuto di non fare mai cadere nell’oblio il nome di suo figlio. Ringrazio il nostro capogruppo alla Camera, Galeazzo Bignami, che nel ricordare Sergio ha saputo ‘rappresentarci’ davvero tutti, con parole toccanti ed efficaci”, ha concluso Amich.