Ranucci & Co: Libertà di informazione o tribunale politico?

Parlano di pluralismo, ma vogliono il monologo. Sventolano la bandiera della libertà di stampa, ma guai a chi osa pensarla diversamente. Bruxelles, stavolta, non ha nemmeno fatto finta: ha trasformato una seduta della Commissione LIBE in una passerella militante per Sigfrido Ranucci, Francesco Cancellato e compagnia cantando. Una sceneggiatura già scritta, con tanto di colonna sonora vittimista e applausi a comando.

La “nazionale” anti-italiana, l’ha battezzata Francesco Giubilei su Il Giornale con un gioco di parole che calza a pennello.

In aula, l’Italia veniva dipinta come una distopia autoritaria: libertà di stampa sotto assedio, diritti civili calpestati, giustizia asservita. A dirlo? I soliti noti, da Ranucci a Zan, passando per presidenti arcobaleno e attivisti da salotto. Fuori dall’aula, invece, venivano lasciate le voci scomode. Escluse. Censurate. Come quella di Tommaso Cerno, giornalista e direttore de Il Tempo, reo di non indossare le divise dell’informazione allineata.

Già, perché quando a sinistra parlano di “pluralismo” intendono che devono parlare solo loro. Chi non si inginocchia al verbo progressista, fuori. Silenziato. Epurato. E se osi anche solo proporre una lettura diversa dei fatti, diventi all’istante complice del regime. Ma non quello che vogliono combattere: uno immaginario, costruito su narrazioni tossiche e slogan prefabbricati.

Ranucci — volto di punta della Rai – alla faccia del giornalismo d’inchiesta ha lanciato accuse degne di una spy story sovietica: dice di essere stato spiato dai servizi segreti italiani dopo un’inchiesta su parenti della premier Meloni. E lo dice a Bruxelles. In una sede istituzionale dell’UE. Senza mezza prova. Senza contraddittorio. Tanto ci pensano i media amici a trasformarlo in martire.

E mentre lui alza i toni, l’opposizione esulta, l’’establishment europeo applaude, e i “difensori della democrazia” si coprono gli occhi. Nessuno che si chieda: ma è questa la libertà? Questa la stampa libera? Questa l’Europa che vogliamo?

La verità è semplice: il solo pericolo per la democrazia è l’informazione a senso unico. L’ossessione per il frame ideologico. La volontà di delegittimare un governo democratico perché non piace ai salotti buoni. In Italia c’è pluralismo, eccome. Ma solo se lo si lascia respirare. Solo se si ha il coraggio di ascoltare anche chi non la pensa come la Gruber o Report (e tantissimi altri media conformisti).

La sinistra ha imparato a usare le istituzioni europee come arma politica, dunque, non parli più di libertà, se non è disposta a concederla anche a chi dissente. Non parli più di tolleranza, se pratica la censura. E non osi insegnare all’Italia la democrazia, chi la democrazia la usa come un manganello contro l’avversario politico.

Finché ci saranno italiani pronti a denunciare tutto questo, l’Italia sarà molto più libera di quanto certi euroburocrati vorrebbero.

Resta aggiornato

Invalid email address
Promettiamo di non inviarvi spam. È possibile annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.
Ulderico de Laurentiis
Ulderico de Laurentiishttp://www.uldericodelaurentiis.it
Direttore Responsabile de "La Voce del Patriota".

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.